Mafia a Catania, sequestro beni per 335mila euro a genero boss Mazzei

Sicilia

È intervenuta la guardia di finanza, che ha requisito 3 appartamenti, un bar e disponibilità finanziarie riconducibili all’uomo e a sua moglie, figlia del capoclan e sorella di un altro boss

Beni per un valore complessivo di 335mila euro e riconducibili a Giacchino Massimiliano Intravania, genero del capomafia Santo Mazzei (detto “U carcagnusu”), sono stati sequestrati dalla guardia di finanza del comando provinciale di Catania. Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale su richiesta della Procura distrettuale, riguarda tre appartamenti, un bar con tutti i relativi beni aziendali e disponibilità finanziarie riconducibili a Intravaia e a sua moglie, Concetta Simona Mazzei, figlia del capomafia e sorella del boss Sebastiano, detto “Nuccio”.

Chi è il genero del boss Mazzei

Intravaia, nel 2014, è stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere per la sua partecipazione, fino al 2012, all'associazione mafiosa dei “Carcagnusi” e per intestazione fittizia di beni. È stato condannato, con sentenza ancora non definitiva, a undici anni di reclusione. Nel 2015 è stato raggiunto da un'altra ordinanza di custodia cautelare in carcere per la sua affiliazione al clan di Santo Mazzei (delitto contestato per il periodo che va dall'aprile 2014 al gennaio 2015) e per intestazione fittizia di beni. Per questi reati, è stato rinviato a giudizio.

Le due ordinanze nei suoi confronti

Dalla lettura delle due ordinanze cautelari emerge che "il contributo associativo prestato al sodalizio dal proposto travalicava il mero rapporto di parentela con i reggenti del clan e si estrinsecava nell'affiancare Santo Mazzei nella gestione del gruppo mafioso". Intravia, come ricostruisce la Dda di Catania, "lo sostituiva durante i periodi di carcerazione occupandosi del traffico di stupefacenti agevolando il sistematico rifornimento delle piazze di spaccio, partecipava a riunioni riservate aventi ad oggetto questioni rilevanti per la sussistenza e il consolidamento della compagine criminosa (gestione della cassa del clan e 'punizione' degli affiliati resisi autori di mancanze) nonché dimostrava di saper interagire proficuamente con esponenti di altri sodalizi per la cura di 'affari' comuni". Gli elementi raccolti durate le attività investigative svolte dalla Guardia di Finanza di Catania hanno consentito di provare, secondo la tesi dell'accusa, sin dall'anno 2000, l'affiliazione mafiosa di lntravaia e la sua pericolosità “qualificata”.

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