Palermo, arrestato per corruzione il manager anti-tangenti e commissario Covid. 10 arresti

Sicilia
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Tra le persone finite in manette, c'è anche Antonio Candela, 55 anni, attuale Coordinatore della struttura regionale per l'emergenza Covid-19 in Sicilia

C'è anche Antonio Candela, 55 anni, attuale Coordinatore della struttura regionale per l'emergenza Covid-19 in Sicilia, tra i 10 arrestati (12 i provvedimenti cautelari) dell'operazione della guardia di finanza su alcuni appalti pubblici milionari della sanità. Candela, che è ai domiciliari, è stato Commissario Straordinario e Direttore generale dell'Asp 6 di Palermo. Proprio alcune gare indette dall'Asp di Palermo, secondo gli inquirenti, sarebbero al centro di un giro di mazzette.  Candela era stato protagonista di numerose iniziative per la trasparenza e la legalità. Tanto da ricevere i complimenti dell'allora presidente della Regione Rosario Crocetta e dell'assessore alla Sanità del tempo, Lucia Borsellino, per i risparmi ottenuti dalla sua gestione. In particolare Candela aveva revocato diverse gare d'appalto con risparmi per circa 54 milioni di euro: 10 per la base d'asta della fornitura di pannoloni, sei per la base d'asta dei sistemi informativi dell'azienda, 18 per l'appalto dei sistemi di vigilanza e circa 20 milioni il servizio di gestione e manutenzione degli impianti tecnologici. Inoltre, sarebbe indagato per turbativa d'asta il deputato regionale Carmelo Pullara, 48 anni, che è vicepresidente della commissione Sanità all'Ars e componente della commissione regionale Antimafia. "Leggo stamani che sarei 'indagato a piede libero per avere turbato un pubblico incanto'. Vorrei precisare che a ora non ho ricevuto nulla e qualora dovessi ricevere qualche comunicazione giudiziaria la mia fiducia nella istituzione magistratura mi consentirebbe di viverla serenamente, come già fatto in precedenza quando il pallone mediatico, anche oggi gonfiato, si è sgonfiato alla luce di fatti riscontri accertamenti e serenità di valutazione"., ha detto inuna nota il deputatore regionale.

La maxi operazione

Una maxi operazione delle Fiamme Gialle - denominata "Sorella Sanità" - ha, infatti, svelato un intreccio perverso su un sistema che avrebbe consentito di pilotare appalti milionari della Sanità in Sicilia. L'indagine, che coinvolge imprenditori e funzionari pubblici, ha portato all'arresto di 10 persone accusate, a vario titolo, di corruzione. Gli investigatori avrebbero accertato un giro di mazzette che ruotava intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall'ASP 6 di Palermo per un valore di quasi 600 milioni di euro. Con lo stesso provvedimento il gip ha disposto il sequestro preventivo di sette società, con sede in Sicilia e Lombardia, nonché di disponibilità finanziarie per 160mila euro, quale ammontare allo stato accertato delle tangenti già versate: le tangenti promesse ai pubblici ufficiali raggiungerebbe tuttavia una cifra pari ad almeno 1.8 milioni di euro, su gare per un importo complessivo di quasi 600milioni di euro appunto. 

Le indagini

In particolare, gli investigatori hanno analizzato quattro procedure a evidenza pubblica interessate da condotte di turbativa, aggiudicate a partire dal 2016. Nel mirino degli inquirenti sono finiti: la gestione e manutenzione apparecchiature elettromedicali - gara bandita dall'Asp 6 del valore di 17 milioni e 635mila euro; i servizi integrati manutenzione apparecchiature elettromedicali - bandita dalla CUC del valore di 202 milioni e 400mila euro; la fornitura vettori energetici, conduzione e manutenzione impianti tecnologici - bandita dal Asp 6 del valore di 126 milioni e 490mila euro. E infine i servizi di pulizia per gli enti del servizio sanitario regionale - bandita dalla CUC del valore di 227 milioni e 686mila euro.

Il manager arrestato

Tra le persone finite in manette,  c'è anche l'attuale direttore dell'Asp 9 di Trapani, Fabio Damiani, 55 anni. Il manager è finito in carcere insieme a un faccendiere che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il suo "referente" nel sistema delle tangenti, Salvatore Manganaro, 44 anni, originario di Agrigento.

Le intercettazioni

"Una volta che poi l'hai vinta non ci vediamo più e mi mandi a dire Roberto 'mi inizia a mandare i soldi così mi tappi la bocca mi compri con i soldi' facendomi vedere che rispetti gli impegni, Salvo fammi dire però che è scontato che è il cinque netti dei contratti". Parlavano così gli indagati intercettati dalla guardia di finanza che hanno ricostruito il tariffario da rispettare negli appalti della Sanità siciliana che sarebbero stati pilotati: il 5% del valore della commessa aggiudicata. Il quadro che emerge dalle intercettazioni dell'inchiesta è desolante. "All'assistenza tecnica mi busco io personalmente 15mila euro al mese, io per nove anni m'incasso 15mila euro senza fare un'emerita m...". E ancora: "Quando abbiamo cambiato la busta e loro fatto il ribasso lo sapevano". Secondo gli inquirenti le aziende che vincevano le gare, tra loro importanti società di livello nazionale, erano consapevoli che avrebbero dovuto pagare delle tangenti secondo uno schema collaudato. Grazie al pagamento delle "mazzette" le aziende potevano contare sull'attribuzione di punteggi discrezionali, che non riflettevano il merito del progetto presentato; la sostituzione delle buste contenenti le offerte economiche; il pagamento di stati avanzamenti lavoro anche in mancanza della documentazione giustificativa necessaria e la diffusione di informazioni riservate, coperte da segreto di ufficio. I pagamenti delle tangenti in alcuni casi avvenivano con la classica consegna di denaro contante, ma molto più spesso venivano invece mimetizzati attraverso complesse operazioni contabili instaurate tra le società aggiudicatarie dell'appalto e una galassia di altre imprese, intestate a prestanome, ma di fatto riconducibili ai faccendieri di riferimento per i pubblici ufficiali corrotti. Per rendere ancora più complessa l'individuazione del "sistema", gli indagati si erano spinti fino alla creazione di trust fraudolenti, con l'obiettivo di schermare la reale riconducibilità delle società utilizzate.

Il gip: "Dossier e ricatti per ottenere incarichi"

Nell'ordinanza del gip, Claudia Rosini, si parla chiaramente di spregiudicatezza e pressioni per ottenere incarichi. Nelle conversazioni intercettate tra gli indagati di legalità non ce n'è neppure il minimo accenno. "Particolare menzione - scrive il gip - merita la conversazione del 18 novembre del 2018 intercorsa a casa di un livoroso Candela, con il fidato Taibbi e un altro soggetto, nella quale il primo, ritrovatosi a sorpresa privo di incarichi per essere stata nominata al suo posto il proprio il 18 novembre Daniela Faraoni, parlava con disprezzo del Presidente della Regione Sicilia, dell'Assessore alla salute Ruggero Razza (il "bambino" come definito da Taibbi che il Presidente Musumeci avrebbe dovuto levare "dai c......i" per fare assessore appunto Candela), del "ladro" Vincenzo Barone "messo lì dentro", del Damiani che "c'ha duemila c...i che a sto punto vale la pena metterli nero su bianco", di Alessandro Caltagirone, di "questo" Lanza in quota di Stancanelli" (senatore della Repubblica), e dei veri e propri "dossier" ricattatori che il Taibbi diceva di avere confezionato o di essere pronto a confezionare con tanto di "foto satellitari" delle "porcate" fatte da ognuno per mettere alle strette lo stesso Musumeci e altri al fine di fare ottenere al Candela i prestigiosi incarichi cui, a loro avviso, doveva essere destinato. Candela è stato poi nominato Coordinatore della Struttura Sanitaria di Supporto della Regione Sicilia per l'emergenza Covid 19. "Candela parlando con Taibbi illustrava nello stesso dialogo, mirabilmente, il meccanismo delle nomine negli apparati della Sanità della Regione Sicilia, per cui prevale "la logica di fare affari e politica per loro", e quando qualcuno "cade in difficoltà si chiama lo scagnozzo e dice "guarda dimettiti", a qualcuno dei suoi, dice "dimettiti perché qua sta succedendo un problema e io non posso pagare la panella".

"Svelato un centro di potere"

"È stata disvelata l'esistenza di un quello che può essere definito un vero e proprio centro di potere, che conosce e determina i fabbisogni della pubblica amministrazione e gestisce le relative dinamiche di spesa. Centro di potere nel quale si muovono pubblici ufficiali infedeli, faccendieri e imprenditori senza scrupoli disposti a tutto per ottenere appalti milionari". Questo è quanto afferma il comandante del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria delle fiamme gialle palermitane, colonnello Gianluca Angelini.

Le dichiarazioni del sindaco di Palermo

"I siciliani si attendono la costituzione di parte civile della Regione Siciliana, insieme a ogni utile provvedimento per contrastare la "corruzione sistemica" che affligge la sanità pubblica della nostra regione. Ho già dato mandato agli uffici legali della città e della città metropolitana di Palermo di procedere alla costituzione di parte civile per i danni prodotti da questo gravissimo sistema di corruzione" Lo ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

Nello Musumeci: "Gare ai raggi X e noi parte civile"

"Avevamo visto giusto quando abbiamo approvato in giunta una delibera sulla Cuc e poi adottato misure per l'affiancamento di Consip. Chi ruba, se accertato, non merita di aver ricevuto la stima di tante persone perbene. La Regione sarà parte civile e ho dato disposizioni di passare al setaccio tutte le gare, perché anche procedure iniziate nel 2016, come quelle oggetto dell'indagine odierna, possono avere prodotto i loro effetti in epoca successiva. Deve essere chiaro a tutti che la sanità non è un business, ma serve a curare le persone". Lo dice il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.

Razza: “Inevitabile la revoca degli incarichi"

"E' inevitabile la revoca degli incarichi", ha detto l'assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ai cronisti che gli hanno chiesto se il governo Musumeci revocherà gli incarichi a Candela e a Damiani.

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