Catania, 30 tonnellate di agrumi senza etichetta sequestrati al Maas
SiciliaCosì Coldiretti Sicilia: "Il potenziamento dei controlli è positivo per evitare delle vere e proprie truffe a danni dei produttori agricoli che sulla qualità hanno investito e continuano a investire"
A Catania, al mercato ortofrutticolo (Maas), sono state sequestrate 30 tonnellate di agrumi senza etichettatura. Lo rende noto Coldiretti Sicilia sottolineando che "per tutelare i prodotti siciliani è necessario che tutti i passaggi della filiera siano controllati. Il potenziamento dei controlli è positivo per evitare delle vere e proprie truffe a danni dei produttori agricoli che sulla qualità hanno investito e continuano a investire". Inoltre, a tre commercianti sono state comminate sanzioni amministrative e tributarie in quanto gli sono state contestate violazioni in materia di tracciabilità del prodotto. Individuato anche un lavoratore in nero.
Multati anche nove ambulanti
I controlli, disposti dalla Prefettura di Catania, contro la distribuzione della merce di illecita provenienza si sono concentrati sul principale mercato di approvvigionamento all'ingrosso etneo, che è all'origine della filiera commerciale.
Per il contrasto all'illecita vendita al minuto, invece, la guardia di finanza e la polizia locale di Paternò, Acireale e Caltagirone hanno eseguito attività congiunte che hanno permesso di sottoporre a sequestro circa 1.200 chili di agrumi e constatare l'omessa installazione del misuratore fiscale a nove ambulanti, tre dei quali risultati anche indebiti percettori del reddito di cittadinanza.
Il plauso del Distretto Agrumi
"Un plauso alle forze dell'ordine e alla prefettura di Catania per l'operazione che portato al sequestro di oltre 30 tonnellate di agrumi non tracciati tra Maas e venditori ambulanti sulle strade del territorio etneo". Lo esprime la presidente del Distretto Agrumi di Sicilia Federica Argentati, che ritiene questa "la strada da seguire per affermare l'importanza della tracciabilità della filiera agrumicola ed evitare che finiscano in commercio dei prodotti la cui provenienza non sia certa. Quanto accaduto - conclude - evidenzia la necessità di maggiore rigore nei controlli in entrata e in uscita delle merci".