Cinque dei nove fermati percepivano il reddito di cittadinanza. "Questa indagine conferma che i mafiosi si appigliano a qualunque cosa, anche speculare sulle mutilazioni della povera gente, per fare profitto", ha sintetizzato il questore di Palermo, Renato Cortese
Nove fermi e sequestri (di beni mobili e beni immobili) sono stati eseguiti nella notte a Palermo nei confronti degli appartenenti a una banda di 'spaccaossa' del quartiere Brancaccio che truffava, secondo i magistrati della Dda, le assicurazioni con la partecipazione della mafia. Per cinque dei fermati è scattata anche una segnalazione all'Inps e alla procura perché beneficiari del reddito di cittadinanza.
Le accuse
Le persone coinvolte nell'inchiesta sono accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, autoriciclaggio, danneggiamento fraudolento di beni assicurati, aggravati dall'avere agevolato cosa nostra. Durante l'operazione uno degli indagati avrebbe buttato dalla finestra circa 8 mila euro in contanti, carte di credito e prepagate, tutto sequestrato dai poliziotti.
Le truffe assicurative
Accanto agli storici interessi per le rapine e lo spaccio di droga, è emerso anche l'interesse della mafia verso il lucroso mercato delle truffe assicurative, realizzate attraverso i cosiddetti "spaccaossa" e il "sacrificio" di vittime scelte in contesti sociali degradati. Si tratta di un fenomeno già scoperto dalla polizia nei mesi di agosto 2018 e aprile 2019, che portò all'arresto di decine di persone. A beneficiare delle laute liquidazioni del danno, conseguenti a finti incidenti, erano le casse di cosa nostra che introitavano grosse somme dedotte le "spese" di poche migliaia di euro da destinare agli altri protagonisti della truffa. "Per la prima volta un'indagine conferma l'interessamento diretto di cosa nostra in episodi di truffa. Questo avviene attraverso i due fratelli S. M. e M. M., a cui viene contestato il reato di associazione mafiosa", spiega il capo della Squadra mobile, Rodolfo Ruperti.
Cinque indagati percepivano il reddito di cittadinanza
Cinque su nove componenti della banda degli spaccaossa percepivano il reddito di cittadinanza. Uno di loro aveva anche una villa di lussoa Ficarazzi, alle porte di Palermo, con piscina, statue di leoni, luci a colori cangianti, idromassaggio.. I nuclei familiari percepivano rispettivamente 900 euro, 500 euro, 780 euro, 600 euro, e anche 1330 euro. In due casi beneficiarie del reddito risulterebbero le mogli, mentre sono ancora in corso le indagini sugli altri nuclei familiari. La squadra mobile ha fatto la segnalazione all'Inps.
"Speculavano sulle mutilazioni della povera gente"
"Uomini del disonore, difficile definirli in altro modo. Questa indagine conferma che i mafiosi si appigliano a qualunque cosa, anche speculare sulle mutilazioni della povera gente, per fare profitto", ha sintetizzato il questore di Palermo, Renato Cortese. "Questa indagine dimostra - ha proseguito il questore - ancora una volta che siamo di fronte a persone senza scrupoli, senza onore, uomini che senza alcun ritegno che speculano sui disagi della povera gente".
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