Facoltosi professionisti, con il vizio del gioco d'azzardo, venivano raggirati mediante l'uso di un tecnologico marchingegno in grado di predire il risultato delle mani di poker
Tre arresti tra le province di Agrigento e Caltanissetta da parte dei carabinieri di Gela nei confronti di tre persone componenti di un'organizzazione criminale dedita alle truffe di giocatori d'azzardo. Nel corso dell'indagine, denominata "Showdown", i militari hanno ricostruito come facoltosi professionisti, con il vizio del gioco d'azzardo, venissero raggirati mediante l'uso di un tecnologico marchingegno in grado di predire il risultato delle mani di poker. Il giro d'affari dell'organizzazione ammonterebbe a diverse centinaia di migliaia di euro.
La truffa
Lo chiamavano "Pina" il marchingegno elettronico inventato per leggere le carte da poker, truccate da impercettibili codici a barre. Il sistema Hi-Tech sempre presente tra i pokeristi al tavolo di gioco, disponeva di un software di elaborazione di dati forniti dal lettore a raggi infrarossi di codici a barre celato in un normale porta-fiches, che permetteva di individuare il giocatore vincente. V. L., secondo l'accusa, riceveva anzitempo l'informazione attraverso un auricolare bluetooth e un cellulare, quindi con un segno convenzionale, toccava le fiches di colore rosso per dare il via ai complici di pilotare il gioco nelle varie mani.
Gli indagati
Gli arrestati sono V. L., inteso "Massimo", di 47 anni, ritenuto il regista occulto della banda, C. L. P., detto "Carlo", di 33 anni, e R. E. R., di 37 anni, tutti gelesi. Con loro risultano indagati e denuncianti A. M., di 44 anni, A. C., di 45 anni, e V. C., di 47 anni, tutti di Enna, insieme a M. B., di 42 anni, di Gela. L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al gioco d'azzardo.