Caporalato nell'Agrigentino: 8 fermi, oltre 100 lavoratori sfruttati

Sicilia
Foto di Archivio (ANSA)

L'operazione "Ponos" è partita a maggio. I lavoratori venivano fatti arrivare dall'Est Europa con visti turistici e poi privati del passaporto. Una donna ha avuto un aborto durante il lavoro nei campi

I carabinieri hanno fermato ad Agrigento otto persone, ritenute componenti di un'organizzazione criminale che faceva arrivare in provincia lavoratori dell'Est con visto turistico per poi privarli del passaporto e sfruttarli nelle campagne per pochi euro all'ora. Oltre 100 i lavoratori sfruttati, costretti a lavorare in condizioni disagiate, sottopagati, senza il rispetto della normativa sulla sicurezza e sotto il costante controllo e la minaccia di sorveglianti. Tra loro anche una donna che, durante il lavoro nei campi, ha avuto un aborto. Le ipotesi di reato contestate sono associazione per delinquere, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. 

Le indagini

L'operazione "Ponos" è partita a maggio ed è stata svolta con intercettazioni, pedinamenti e attraverso le riprese di sofisticate telecamere montate all'insaputa degli indagati. L'inchiesta ha interessato i comuni di Agrigento, Campobello di Licata, Favara, Palma di Montechiaro, Canicattì, Riesi, Butera e Mazzarino nel Nisseno. 

Lo sfruttamento

Come testimoniano i filmati dei carabinieri, le vittime venivano stipate, anche in 40, all'interno di furgoni adibiti al trasporto, per poi essere costrette a lavorare nei campi, sotto il costante controllo dei caporali, anche per 10-12 ore senza sosta, sia sotto il caldo torrido sia con la pioggia battente.

Le parole del procuratore Luigi Patronaggio

"Vi era un meccanismo di permessi turistici sfruttati per fare arrivare questi lavoratori che venivano poi privati del passaporto, alloggiati in case procurate dalla stessa organizzazione - spiega il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, che ha coordinato l'inchiesta insieme al pm Gloria Andreoli -. L'orario di lavoro era in buona parte notturno: iniziavano alle 3 e proseguivano fino alle 17 ed oltre. Le paghe erano di circa 30 euro, ma i lavoratori pagavano anche i mezzi di trasporto e gli alloggi per dormire. Il lavoro avveniva sempre sotto il rigido controllo di guardiani e abbiamo avuto anche un caso di una donna che ha abortito durante le fatiche sui campi".

"Nuova normativa non dà risultati, il motivo? L'omertà"

"La nuova normativa sul caporalato non ha dato i risultati che il governo e il parlamento si aspettavano. I motivi? L'omertà in primo luogo, le organizzazioni criminali lucrano sul lavoro nero e chi gestisce questi giri ha la consapevolezza di non andare incontro a denunce ed esposti", ha aggiunto Patronaggio in conferenza. "Per sfruttare il lavoro nero - ha continuato Patronaggio - bisogna avere le spalle larghe, sapere che nessuno ti denuncerà. Il lavoro nero colpisce in prima battuta gli extracomunitari, ma non solo. Danneggia anche i siciliani che faticano a ritagliarsi uno spazio lavorativo dignitoso e, in generale, rappresenta un grave danno per l'economia".  

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