La donna, di 70 anni, dopo essere stata operata per la frattura di un femore si ritrovò con due protesi, una delle quali alla gamba sana. Il primario è accusato di falso perché avrebbe modificato la cartella clinica della paziente per nascondere l'errore
Mentre stava andando in bagno cadde rompendosi il femore destro, per questo fu sottoposta a un intervento nel reparto di ortopedia di Villa Sofia, a Palermo. Al risveglio, però, la donna, malata di tumore, si trovò con due protesi, una delle quali alla gamba sana. Questo è quanto accaduto a Mattea Giovanna Mancuso, 70 anni, deceduta un mese dopo l'operazione a causa del cancro. La Corte d' Appello, come scrive il Giornale di Sicilia, ha confermato la condanna a un anno (pena sospesa) per l'allora primario del reparto di Ortopedia, Claudio Castellano, accusato di falso.
Decisione dei giudici
Secondo i magistrati, infatti, per nascondere il fatto di essere intervenuto inizialmente sulla gamba sbagliata, avrebbe modificato la cartella clinica della paziente. I giudici, esattamente come era accaduto in primo grado, hanno anche confermato il diritto al risarcimento dell'azienda Villa Sofia-Cervello. La famiglia Mancuso, invece, è già stata risarcita per i danni dallo stesso ospedale.
La ricostruzione
La vicenda risale al 19 settembre 2012, quando Mattea Mancuso, già sofferente per il tumore e ricoverata al reparto di Medicina dell'ospedale Cervello (che con Villa Sofia fa parte di un'unica azienda) era caduta in bagno. I medici decisero di trasferirla all'Ortopedia di Villa Sofia per sottoporla a un intervento. Il 21 settembre, però, la paziente uscì dalla sala operatoria con due protesi, una alla gamba destra e l' altra a quella sinistra. Per la Procura, l'inchiesta, partita da una denuncia anonima, era stata coordinata dal sostituto Gianluca De Leo, i medici avrebbero operato la donna alla gamba sbagliata e poi avrebbero cercato di rimediare in corsa.