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Migranti, appello della Mare Jonio: "Fateci entrare, finita l’acqua"

Sicilia
Foto di archivio (ANSA)

Nella nota diffusa questa mattina da Mediterranea Saving Humans si leggeva che "a creare allarme è la mancanza di acqua destinata a uso igienico e alle altre necessità di bordo, mancanza che si protrae da ormai 40 ore". Nella notte sono sbarcate 64 persone 

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C'è rischio di "emergenza igienico-sanitaria" sulla nave Mare Jonio, che si trova a 13 miglia da Lampedusa, al confine delle acque territoriali italiane, con 34 persone a bordo e senz'acqua. A renderlo noto, sui social, è stata Mediterranea Saving Humans. Questa mattina, 30 agosto, la ong ha diffuso un comunicato per rendere noto che "il personale sanitario di bordo della Mare Jonio ha inviato alle autorità competenti una nuova richiesta urgente di entrata in porto della nave, a causa del rischio di emergenza igienico-sanitaria". "A creare allarme - si legge nella nota - è la mancanza di acqua destinata a uso igienico e alle altre necessità di bordo, mancanza che si protrae da ormai 40 ore e di cui le autorità sono informate già dalle prime ore di ieri mattina". Nel pomeriggio l'armatore Alessandro Metz, l'europarlamentare e medico di Lampedusa (AG) Pietro Bartolo e la portavoce di Mediterranea Alessandra Sciurba sono saliti sulla Mare Jonio per portare provviste e verificare le condizioni dei naufraghi, dell'equipaggio e della nave.

"Rischio di danni alla salute di naufraghi ed equipaggio"

"Sottolineiamo che questa emergenza - prosegue la nota della Ong - non può evidentemente essere risolta con il semplice invio di bottiglie di acqua. Allarmante inoltre la presenza a bordo di rifiuti derivanti dal salvataggio e dalla permanenza a bordo dei naufraghi, come i vestiti impregnati di benzina e di deiezioni. Il rischio di malattie comunitarie - conclude Mediterranea - è aggravato dalla mancanza d'acqua, con conseguenti possibili danni per la salute di naufraghi ed equipaggio".  

Sbarcati a Lampedusa 64 migranti

Nella notte sono giunti nel porto di Lampedusa i 64 migranti sbarcati dalla nave dopo il via libera del Viminale. Si tratta di donne, alcune delle quali incinte, bambini con i loro familiari e dei naufraghi più vulnerabili con esigenze sanitarie, trasbordati su una motovedetta della capitaneria di porto. I migranti sono stati fatti sbarcare sul molo Favaloro, zona militare dov’è inibita la presenza a civili e giornalisti. Sulla Mare Jonio ci sono ancora 34 naufraghi, in attesa di conoscere il loro destino e per i quali Mediterranea Saving Humans ha lanciato l’ultimo appello.
Nella giornata di ieri, la nave aveva richiesto il permesso di entrare in acque territoriali italiane anche per mettersi a riparo a ridosso dell’isola a causa delle pessime condizioni meteorologiche. Autorizzazione che le è stata negata.

Ong scrivono a Conte: "Faccia sbarcare la Mare Jonio"

"Sapere che il Viminale ha deciso di far scendere a terra donne, bambini e ammalati è una buona notizia ma ribadiamo la necessità e l'urgenza di fornire da parte dell'Italia l'accesso ad un porto alla Mare Jonio per procedere allo sbarco di tutte le persone a bordo in conformità con il nostro ordinamento giuridico". È quanto chiesto da una serie di associazioni (tra cui Acli, Arci, Asgi, Emergency, Amnesty, Msf ed altre) al premier Giuseppe Conte tramite una lettera. "Facciamo appello al presidente incaricato Giuseppe Conte e alla futura coalizione di governo - aggiungono le ong - affinché l'Italia promuova con urgenza un programma di ricerca e salvataggio a livello europeo, che preveda un meccanismo rapido e funzionale di sbarco e la conseguente eventuale ripartizione dei naufraghi salvati, nella direzione di soluzioni sostenibili e strutturate nella legislazione e nelle politiche europee, come anche recentemente dichiarato dallo stesso Presidente incaricato".

Garante detenuti: "Sgomento. Trovare una soluzione"

"Sgomento nel vedere le immagini dello sbarco di bambini in tenera età avvenuto nella notte" viene espresso dal Garante per i detenuti, Mauro Palma, in una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sollecitando una soluzione la nave Mare Jonio. "Dal 28 agosto - ricorda Palma - le 98 persone soccorse nel Mediterraneo centrale si sono trovate sotto la completa e diretta responsabilità dell'Italia, Stato di bandiera del vascello, e, quindi, sotto la giurisdizione del nostro Paese, titolare in via esclusiva della vicenda. Una situazione che non può e non deve ulteriormente protrarsi. Compito del Garante nazionale - aggiunge - è invocare la tutela dei diritti delle persone tratte in salvo, di fatto impedite nella loro libertà di movimento, anche perché la violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della Convenzione di Ginevra del 1951 potrebbe comportare in sede internazionale conseguenti profili di responsabilità a carico del nostro Paese".