Ragusa, truffa all'Inps tramite falsi braccianti: 293 indagati

Sicilia
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Scoperte dalla guardia di finanza due organizzazioni responsabili di favoreggiamento all'immigrazione clandestina e caporalato

Ammonta a oltre 65mila euro il valore dei beni sequestrati nei confronti degli indagati delle due operazioni della guardia di finanza di Ragusa che hanno portato alla scoperta di due organizzazioni accusate di truffa ai danni dell'Inps, favoreggiamento all'immigrazione clandestina e caporalato. I militari hanno inoltre bloccato pagamenti da parte dell'Inps per circa 470 mila euro. Nelle due operazioni figurano 293 indagati e oltre 250 lavoratori risultati fittiziamente assunti in aziende agricole. E' stato accertato l'indebito percepimento di indennità riconosciute ai fittizi lavoratori per oltre un milione di euro, la metà dei quali è stata bloccata prima che l'Inps pagasse.

Le misure cautelari

Le due operazioni sono state chiamate rispettivamente 'Ingaggio' e 'Mercurio'. Nella prima, in cui risultano indagate 180 persone, è stato messo agli arresti domiciliari un imprenditore agricolo di Comiso (Ragusa), di 32 anni, mentre è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altre tre persone: un ragazzo di 22 anni, fratello dell'imprenditore, e un uomo di 44 anni, imprenditore agricolo di Santa Croce Camerina (Ragusa). Nella seconda operazione, nella quale sono indagate 113 persone, i militari hanno eseguito un provvedimento che dispone l'obbligo di dimora nei confronti di tre persone: un imprenditore agricolo di Ispica (Ragusa) di 46 anni, e di due braccianti agricoli tunisini di 41 e 54 anni.

Le indagini

La prima delle due indagini è stata condotta dalla Compagnia di Ragusa ed è partita dall'analisi di una evidente sproporzione tra le giornate di lavoro che gli imprenditori segnalavano all'Inps ogni mese e quelle desunte dai dati statistici regionali sulla base dei terreni in uso agli indagati. Le investigazioni hanno permesso di accertare come l'imprenditore di Comiso, avvalendosi anche della complicità del consulente del lavoro, a fronte di circa 2.000 giornate necessarie per l'esecuzione delle colture dichiarate, avrebbe effettuato comunicazioni all'Istituto previdenziale per l'assunzione fittizia di circa 400 operai a tempo determinato per un totale di 16.852 giornate di lavoro dichiarate. Sono state anche riconosciute nei confronti dei titolari delle aziende agricole ipotesi di reato di sfruttamento dell'immigrazione clandestina.

Le accuse all'imprenditore di Ispica

Nella seconda operazione, i militari della Tenenza e della sezione operativa navale di Pozzallo sono riusciti a dimostrare come l'imprenditore di Ispica, titolare di una ditta individuale nel settore della vendita all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli, avesse messo in piedi una vera e propria associazione a delinquere finalizzata ai reati di truffa aggravata, falso, favoreggiamento aggravato all'immigrazione clandestina, emissione di fatture per operazioni inesistenti, lesioni aggravate ed omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Secondo quanto accertato l'uomo avrebbe ingaggiato fittiziamente centinaia di braccianti agricoli al fine di creare i presupposti per far conseguire loro, dietro compenso, l'indennità di disoccupazione, assegni familiari ed altre indennità e, in alcuni casi, un valido titolo per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno e accedere all'istituto del ricongiungimento familiare. L'uomo, sebbene non risultasse né proprietario né locatario di fondi agricoli, avrebbe creato un ramo d'azienda del tutto fittizio, assicurandosi i vantaggi contributivi per i produttori agricoli. L'organizzazione criminale è risultata in grado di fornire svariati servizi ai soggetti extra-comunitari per i quali veniva stilato un vero e proprio tariffario a seconda delle esigenze.

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