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Mafia, blitz tra Palermo e New York: svelato asse con clan Gambino

Sicilia
Foto di archivio

L'operazione 'New connection' ha svelato il forte legame tra Cosa Nostra palermitana e la criminalità organizzata statunitense, in particolare, con il potente 'Gambino Crime Family'  

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All'alba di mercoledì 17 luglio, tra Palermo e New York, è scattata l'operazione 'New connection' che ha portato all'arresto di presunti boss e gregari ritenuti legati al mandamento mafioso di Passo di Rigano. Il blitz ha messo in luce il forte legame tra Cosa Nostra palermitana e la criminalità organizzata statunitense, in particolare con il potente 'Gambino Crime Family' di New York. Ad effettuare gli arresti sono stati gli uomini della Squadra mobile di Palermo, del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e del Federal Bureau of Investigation (FBI) di New York.

Le accuse e l'organizzazione del clan

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso. L'inchiesta, coordinata dalla Dda guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, ha fatto emergere anche la forte capacità pervasiva, da parte della famiglia mafiosa di Passo di Rigano, sull'economia del quartiere. Ogni 'uomo d'onore', nel clan, aveva un ruolo e una mansione specifica nella gestione degli affari. Nel mandamento, inoltre, ogni attività economica - dalla fornitura alimentare, all'ingrosso, alla gestione dei giochi e delle scommesse online - era controllata dalla mafia che gestiva anche il racket delle estorsioni.

Il ritorno al potere degli Inzerillo

Nel quartiere di Passo di Rigano avevano ricostituito la loro roccaforte importanti esponenti della famiglia mafiosa degli Inzerillo, una storica cellula criminale palermitana decimata dal capomafia Totò Riina negli anni '80, durante la seconda guerra di mafia. Questo uno dei particolari emersi dall'inchiesta. Gli esponenti della famiglia Inzerillo, costretti a rifugiarsi negli Usa, sono rientrati in Italia nei primi anni 2000, ricostruendo il clan, anche grazie al ritrovato equilibrio con i vecchi nemici.

Gli arresti e i beni sequestrati

Tra i 19 arrestati ci sono Francesco e Tommaso Inzerillo, rispettivamente fratello e cugino di Totuccio Inzerillo, boss ammazzato dai Corleonesi di Totò Riina nella guerra di mafia degli anni '80. Fermato anche Salvatore Gambino, primo cittadino di Torretta, in provincia di Palermo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli uomini delle forze dell'ordine hanno sequestrato beni per oltre 3 milioni tra mobili, immobili e quote societarie. Si tratta delle società Bet&Game s.r.l., con sede a Palermo in via Franz Liszt, Miami Beach s.r.l., con sede a Palermo in via Corrado Lancia, Milbuc s.r.l., con sede a Palermo in via Emerico Amari, Sicily in food s.r.l. e F.A. s.r.l., entrambe con sede a Palermo in via Castellana, Edil Decor, di due imprese individuali con sede a Palermo in via Zaire che esercitano l'attività di internet point, e infine di una società di allevamento di bovini e bufale da latte. Sequestrato anche un immobile a Torretta.

Il rimpianto del boss

Parlando con un altro mafioso residente in America, Tommaso Inzerillo ricordava la fuga negli Usa che ha portato i membri del clan ad essere soprannominati gli 'scappati'. "Il divieto era da allora, come ti stavo dicendo, è una situazione di mio cugino, che alcuni se ne stanno andando in America... Altri, per dirti che qua c'è, siamo tutti bloccati, siamo grandi. Ora vediamo, ora con questa morte (si riferisce a quella di Totò Riina, ndr)... Lo vedi se Dio ce ne scampi fosse morto mio cugino e Stefano (Bontade, ndr) restava vivo". Il riferimento è alla possibile vendetta che Bontade, capomafia di Villagrazia trucidato da Riina, avrebbe messo in atto se fosse rimasto vivo. "Quello, vedi che li azzerava", risponde l'interlocutore. "Minchia... Mamà... Cento picciotti... Centoventi erano con lui", commenta Inzerillo.

Salvini: “Il miglior modo per onorare i Martiri di Stato”

"La giornata comincia splendidamente con un durissimo colpo alla mafia sull'asse Palermo-New York. Orgoglioso della nostra polizia di Stato e degli inquirenti italiani!", ha scritto su Twitter il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che ha poi scritto un secondo tweet: "A due giorni dall'anniversario della strage di via D'Amelio, in cui vennero assassinati Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, la lotta senza tregua al cancro mafioso è il modo migliore per onorare la memoria di tutti i Martiri dello Stato".

Il commento del procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi

Sul blitz è intervenuto anche il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi: "E' stato colpito un territorio particolarmente importante per Cosa nostra quale è Passo di Rigano che comprende le 'famiglie' mafiose di Torretta, Boccadifalco e Uditore. Abbiamo accertato che erano tornati a svolgere le attività criminali coloro che si erano dovuti allontanare dopo l'esilio imposto da Riina", le sue parole.
E ancora: "Gli Inzerillo - ha aggiunto - non hanno voluto partecipare alla riunione in cui si è deliberata la ricostituzione della Commissione di Cosa nostra. Al posto loro è andato Giovanni Buscemi, formale capo mandamento di Passo di Rigano. Gli Inzerillo, come emerge dalle intercettazioni, temevano che i nuovi componenti dell'organismo di vertice della mafia non avrebbero retto a eventuali arresti e si sarebbero pentiti".
Quanto agli affari illeciti scoperti, Lo Voi ha aggiunto: "Il clan svolgeva le sue attività classiche: estorsioni, intestazioni fittizie di beni, le scommesse e i giochi online".

Il questore: “Boss perdenti sconfitta dallo Stato”

"Con grande soddisfazione voglio sottolineare che questa volta i perdenti di Cosa nostra soccombono allo Stato e non ai nemici interni. Il blitz di oggi, che cade a due giorni dall'anniversario della strage di via D'Amelio, rende ancora una volta merito alle intuizioni di Falcone e Borsellino e degli investigatori come Boris Giuliano che degli Inzerillo si occuparono già quasi 40 anni fa", ha detto il questore di Palermo, Renato Cortese.