Mafia: 26 arresti a Misterbianco, anche per omicidio politico

Sicilia
Foto di Archivio (Agenzia Fotogramma)

Gli inquirenti hanno fatto luce su uno degli omicidi da ricondurre alla guerra di mafia tra i Tuppi e la cosca Pulvirenti negli anni '80 e '90: quello del consigliere comunale di Misterbianco, Paolo Arena, esponente della Dc, ucciso il 28 settembre 1991

Ventisei presunti appartenenti al clan dei Tuppi, legato ai Mazzei, storico gruppo di Cosa Nostra, sono stati arrestati dai carabinieri. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, omicidio, estorsione in concorso, furto, ricettazione, riciclaggio, porto di arma, trasferimento fraudolento di valori e corruzione. Sono stati sequestrati beni per 1,5 milioni di euro.

L'operazione dei militari

L'operazione, denominata "7 ore", ha fatto luce su uno degli omicidi da ricondurre alla guerra di mafia tra i Tuppi e la cosca Pulvirenti negli anni '80 e '90, alleata con la famiglia Santapaola. Si tratta di quello del consigliere comunale di Misterbianco, Paolo Arena, esponente di spicco della Dc, assassinato il 28 settembre del 1991. Nella faida mafiosa era coinvolto anche Orazio Pino, l'ex boss rivale del Mappassotu poi pentito, ucciso la settimana scorsa a Chiavari.

Chi era Paolo Arena

Paolo Arena, 54 anni, era dipendente del Comune di Catania ed esponente di spicco della Dc di Misterbianco, partito di cui era anche segretario locale, ed era legato alla corrente che faceva capo a Giulio Andreotti. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo emesso dal Gip anche responsabili del delitto. In quell'epoca, Arena era da poco tempo in pensione: era stato ucciso con colpi di fucile caricati a pallettoni davanti al Municipio di Misterbianco in pieno giorno. Arena stava posteggiando la sua Lancia Thema quando era stato ucciso.

Arrestato anche un carabiniere

C'è anche un carabiniere, Gianfranco Carpino, di 51 anni, tra gli arrestati. Il provvedimento cautelare, emesso nei suoi confronti dal Gip per corruzione e per rivelazione ed utilizzazione di segreto d'ufficio, è stato seguito dai suoi colleghi del Comando provinciale di Catania. Secondo l'accusa, l'indagato, in servizio nella stazione dei carabinieri di Motta Sant'Anastasia, dal gennaio all'aprile del 2017 in cambio di soldi avrebbe riferito a due affiliati al clan informazioni riservate, ovvero rivelato l'identità di confidenti e spiegato le modalità per sottrarsi alle attività di controllo. Il militare è stato sospeso dal servizio ed è rinchiuso nel carcere di Bicocca, a Catania.

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