Palermo, confermate le condanne per sei 'postini' di Messina Denaro

Sicilia
Immagine d'archivio

L’inchiesta, del 2015, aveva fatto luce sull'ultima rete di favoreggiatori al servizio del boss castelvetranese. Tra gli imputati, accusati a vario titolo di mafia e favoreggiamento, anche il capomafia Domenico Scimonelli 

La corte d'Appello di Palermo ha confermato, con lievi riduzioni di pena, le condanne stabilite in primo grado dal Gup a carico di sei favoreggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro nell’ambito di una inchiesta del 2015 che fece luce sull'ultima rete di "postini" al servizio del boss castelvetranese.

La rete di 'postini'

L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, ricostruì la rete delle conversazioni del boss Messina Denaro con gli uomini del suo clan. Attraverso i 'pizzini', i fedelissimi del ricercato fissavano date e incontri, occupandosi della trasmissione delle informazioni: un aspetto fondamentale della latitanza mafiosa. I bigliettini, ripiegati tanto da diventare minuscoli e avvolti nello scotch perché nessuno ne leggesse il contenuto, venivano nascosti dai favoreggiatori sotto i sassi e consegnati ad altri postini, in un giro tortuoso di cui non si conoscono ancora molti passaggi. Tra le figure principali spiccava quella di Vito Gondola, detto Coffa, 77 anni, capomafia storico di Mazara del Vallo deceduto nel corso del processo, condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Noti ai magistrati anche Michele Gucciardi, Pietro Giambalvo e Giovanni Scimonelli, imprenditore, proprietario di un supermercato.

I pizzini

"Ti prendi una fascella di ricotta, tu il graniglio quando me lo porti?", si dicevano i condannati parlando in aperta campagna, sperando così di evitare le microspie. Ma la polizia, che in questa indagine ha usato tecniche sofisticatissime, è riuscita a intercettarli lo stesso. Meno fortunato, però, è stato l'esito della caccia ai pizzini: in tre anni di indagine neppure un bigliettino scritto a mano dal fedelissimo del boss mai identificato è finito nelle mani degli investigatori.

Le condanne

Tra gli imputati, accusati a vario titolo di mafia e favoreggiamento, anche il capomafia Domenico Scimonelli, boss di Partanna, che secondo i PM avrebbe anche riciclato in Svizzera i soldi di Messina Denaro. A 14 anni e 4 mesi è stato condannato il capomafia di Salemi (Trapani) Michele Gucciardi e a 10 Pietro Giambalvo, uomo d'onore della famiglia di Santa Ninfa (Trapani). Rispettivamente 11 e 8 anni hanno avuto Vincenzo Giambalvo, altro presunto esponente del clan di Santa Ninfa, e il salemitano Michele Terranova. Per favoreggiamento alla mafia, 4 anni di carcere sono stati inflitti all'autotrasportatore Giovanni Loretta, di Mazara del Vallo. La riduzione di pena più rilevante è stata disposta per Michele Terranova, difeso dagli avvocati Mimmo La Blasca e Amalia Imbrociano, la cui condanna è stata ridotta di 4 anni.

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