Mafia, operazione Dia ad Agrigento: oltre 30 arresti, anche capo ultrà della Juventus

Sicilia
Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri mostra l'operazione Kerkent (ANSA)

Si tratta di Andrea Puntorno, uno dei leader del gruppo "Bravi ragazzi", che già in passato ha avuto problemi con la giustizia. Secondo gli investigatori e gli inquirenti, Puntorno era in rapporti con il boss di Agrigento

C'è anche un ex capo ultrà della Juventus tra gli arrestati nell'operazione della Dia ad Agrigento, in Sicilia. Secondo quanto si apprende, si tratta di Andrea Puntorno, ex leader del gruppo "Bravi ragazzi", che già in passato ha avuto problemi con la giustizia. Secondo gli investigatori e gli inquirenti, Puntorno era in rapporti con il presunto boss di Agrigento, Antonio Massimino, finito anche lui agli arresti.

I reati contestati

Gli inquirenti gli contestano il concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo le indagini, era una sorta di broker della droga e sarebbe stato lui a mettere in contatto il presunto boss di Agrigento con le 'ndrine calabresi alle quali l'organizzazione si rivolgeva per l'acquisto di droga. Puntorno era tornato da circa un anno ad Agrigento, dopo la condanna seguita all'arresto del 2014 per questioni di droga e bagarinaggio, e si trovava in regime di sorveglianza speciale.

L'ordinanza di custodia cautelare

Nella mattinata di lunedì 4 marzo, ad Agrigento e in altre province della penisola (Palermo, Trapani, Catania, Ragusa, Vibo Valentia e Parma), la Dia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dalla Dda di Palermo, nei confronti di 32 persone accusate, tra l'altro, di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato e danneggiamento. L'operazione Kerkent ha permesso di disarticolare un'associazione per delinquere con base operativa ad Agrigento e ramificazioni, in particolare, nel palermitano e in Calabria, dedita all'organizzazione sia degli aspetti operativi sia di quelli logistici di un'intensa attività di traffico di sostanze stupefacenti, attraverso uno strutturato gruppo criminale armato.

La violenza sessuale

Nell'ambito dello stesso provvedimento, i carabinieri di Agrigento hanno arrestato due persone accusate di concorso in sequestro di persona e violenza sessuale, aggravati dal metodo mafioso. Si tratta di Gabriele Miccichè, 28 anni, ritenuto dagli investigatori il braccio operativo del presunto boss, e Salvatore Ganci, 45 anni, commerciante di auto. Sarebbero due presunti fiancheggiatori di Antonio Massimino, considerato l'attuale reggente della famiglia mafiosa di Agrigento. Non solo. Perché i reati sarebbero stati commessi su ordine dello stesso capomafia, al quale, essendo già detenuto, l'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere. L'accusa di violenza sessuale nei suoi confronti nasce da una truffa ai danni di Ganci. L'acquirente di una macchina avrebbe pagato con un assegno scoperto. Per questo il giovane era stato attirato con un pretesto in un magazzino, quindi trattenuto, minacciato dai sequestratori armati e costretto a restituire l'auto. In quella occasione Massimino si sarebbe spinto a molestare la compagna dell'uomo. 

La figura di Antonio Massimino

Per imporre il proprio ruolo di boss di Agrigento, Massimino era pronto anche a fare uccidere bambini. Il suo obiettivo era quello di esercitare un "accurato controllo del territorio" anche attraverso forme di interferenza nelle attività economiche. Per questo Massimino sarebbe stato pronto ad "autorizzare la commissione di delitti" per affermare la sua "capacità di intimidazione che gli derivava dal ruolo apicale all'interno del sodalizio mafioso". Massimino era stato già indagato nel 2016 per tentativi di estorsione ai danni di un imprenditore edile agrigentino. La sua posizione è ancora al vaglio della magistratura mentre il suo presunto complice, Liborio Militello, è stato condannato in primo grado a quattro anni di reclusione. Negli atti dell'inchiesta viene messa a fuoco la "tracotanza criminale" di Massimino che si sarebbe spinto a minacciare di morte un altro affiliato allo stesso gruppo e a prospettare l'eventualità di "uccidere bambini pur di affermare la propria autorevolezza criminale".

Le dichiarazioni di Matteo Salvini

"Più di 30 arresti per mafia, armi, sequestro di persona, droga, perfino violenza sessuale: così è stata stroncata un'organizzazione criminale di Agrigento e con ramificazioni in altre regioni. Dopo le manette per un terrorista algerino dell'Isis e la cattura del superlatitante Di Lauro, le nostre Forze dell'Ordine e gli inquirenti ci regalano l'ennesima grande operazione per cui essere orgogliosi. Avanti così, senza fermarsi", sono le parole del ministro degli Interni, Matteo Salvini.

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