Catania, accessi illegali a Riscossione Sicilia: arresti

Sicilia
Foto di Archivio (ANSA)

Gli arrestati sono tutti accusati, a vario titolo, di concorso in corruzione continuata, accesso abusivo a un sistema informatico e rivelazione di segreti d'ufficio

Tre persone sono state poste agli arresti domiciliari a seguito delle indagini della guardia di finanza su professionisti e dipendenti infedeli di Riscossione Sicilia. Per altre tre persone sono state disposte misure interdittive. I 26 indagati sono accusati, a vario titolo, di concorso in corruzione continuata, accesso abusivo a un sistema informatico e rivelazione di segreti d'ufficio. Tra i destinatari delle misure cautelari figura l'ex direttore della Serit, Sergio Rizzo.

Le indagini

Le indagini dell'operazione 'Gancio' della guardia di finanza si sono basate su intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche, sull'acquisizione di documenti in sedi di Enti pubblici e su accertamenti bancari. L'inchiesta ha svelato "l'esistenza, all'interno dell'ufficio pubblico, di un consolidato circuito clientelare gestito dall'ex direttore della Serit, Sergio Rizzo, posto ai domiciliari, il quale sarebbe riuscito ad acquisire, attraverso 'canali preferenziali' alimentati dall'assoluta e costante disponibilità dei dipendenti di Riscossione Sicilia destinatari della misura cautelare, informazioni utili alla cura degli interessi della clientela dello studio del figlio, Settimo Daniele". Il tutto con tempi velocissimi rispetto ai 'canali tradizionali', grazie al pagamento, compreso tra i 15 e i 70 euro, per ogni informazione richiesta.

Le intercettazioni

"Sergio Rizzo - ricostruisce la Procura di Catania - poteva contare sul totale asservimento dei dipendenti di Riscossione, Rosario Malizia e Giovanni Musmeci, i quali hanno beneficiato di varie utilità in denaro, della fornitura di beni e di posti di lavoro a vantaggio di propri familiari". Ad esempio, Rosario Malizia avrebbe ricevuto televisori e climatizzatori, per un valore di 5mila euro, destinati a un B&b di un familiare. L'uomo, intercettato dalla Gdf, afferma di meritarsi il dono sostenendo che “è il minimo che potesse fare dopo una vita, anni di sacrifici di notte, di giorno, con l'acqua, con la neve”. Per la Procura dalle indagini del Pef della Gdf emerge come "alcuni funzionari di Riscossione Sicilia abbiano, nei fatti, operato alle dipendenze di uno studio legale privato non servendo più l'interesse pubblico".

Le parole del Gip

Tra gli indagati ci sono anche due dipendenti dell'Inps e un conservatore della Camera di commercio di Catania. I primi due, secondo l'accusa, si sarebbero attivati per "reperire una serie di informazioni sulla situazione fiscale e contributiva di clienti dello studio Rizzo". Il conservatore avrebbe invece dato "disposizioni affinché si effettuassero, senza alcuna richiesta formale e senza rispettare la procedura prevista, accessi al sistema informatico della Camera di commercio di Catania per reperire visure camerali ed effettuare una cancellazione del registro delle imprese per un cliente dello studio Rizzo". Nelle 60 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare il Gip Giovanni Cariolo parla di "ingiustificate e intollerabili situazioni di privilegio in favore di alcuni professionisti che hanno ottenuto vantaggi nella loro attività". Per il procuratore Carmelo Zuccaro dall'inchiesta emergono "episodi di asservimento a interessi privati che hanno determinato anche una inefficienza nella pubblica amministrazione".

I più letti