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Corleone, intimidazioni a sorelle Napoli: arrestate tre persone

Sicilia
Foto di Archivio (ANSA)

Gli arrestati sono Simone La Barbera, Antonino Tantillo e Liborio Tavolacci. Le donne, proprietarie di un terreno a Corleone, da oltre 10 anni denunciano intimidazioni e minacce per costringerle a cedere l'attività agricola

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Tre persone sono state arreste dai carabinieri per minacce e intimidazioni nei confronti delle sorelle Napoli, Irene Gioacchina e Marianna, e della madre Gina La Barbera a Mezzojuso, in provincia di Palermo. I militari hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Simone La Barbera detto "il lungo", Antonino Tantillo detto "Nenè" e Liborio Tavolacci. "Finalmente la verità comincia a venire a galla, dopo 15 anni in cui non siamo credute, veniamo derise e prese per visionarie e fuori di testa, e oggetto di insulti e lazzi in piazza. Ringraziamo i Carabinieri e la Procura di Termini che hanno creduto in noi", commentano le sorelle, che da tempo denunciano la situazione.

Le denunce

Le tre donne sono proprietarie di un terreno a Corleone, in provincia di Palermo, e da oltre 10 anni denunciano intimidazioni e minacce per costringerle a cedere l'attività agricola di produzione di foraggio e cereali. Le indagini erano iniziate tre anni fa. La recinzione attorno al podere era stata più volte tagliata per introdurre animali con lo scopo di danneggiare il raccolto. Non avendo raccolto elementi sufficienti, la procura veva chiesto l'archiviazione delle indagini, riaperte però in seguito alla denuncia per calunnia presentata da Simone La Barbera contro le sorelle Napoli. 

La riapertura dell'indagine

Secondo quanto accertato dalle indagini, nel dicembre del 1998 Antonino Tantillo avrebbe teso un agguato a Irene e Gioacchina Napoli bloccando l'automobile. Una volta scese dal mezzo, le due sorelle erano state colpite con delle pietre. All'aggressione avrebbe assistito Epifanio Mastropaolo, attuale sindaco a Godrano (Palermo), che aveva convinto le sorelle Napoli a non denunciare Tantillo, portandole dal boss Nicola La Barbera. L'uomo aveva ordinato la cessazione delle invasioni nei terreni delle donne. I danneggiamenti, secondo le indagini, sono ricominciate dopo la morte del boss.

Le dichiarazioni del sindaco di Mezzojuso

Sono arrivate anche le dichiarazioni di Salvatore Giardona, sindaco di Mezzojuso: 'Non c'è alcun dualismo tra le istituzioni e le sorelle Napoli, non c'è mai stato ed è documentabile l'attività svolta dall'amministrazione a sostegno delle vittime delle mafie, fatta eccezione per la iniziale prudenza per la vicenda che riguarda le sorelle Napoli, fino all'assemblea di domenica scorsa. Crediamo nella giustizia cui ci siamo rivolti anche per tutelare l'immagine e l'onorabilità dell'amministrazione e della comunità che ripudia la mafia e la violenza e che non ha mai vergogna o dubbi nel rivolgersi ai carabinieri''.