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L'infermiera picchiata a Castellammare a Sky TG24: "Distrutta, il sistema deve cambiare"

Campania

"Io sono stanca ma combatterò con tutte le mie forze perché questo non si ripeta mai più", spiega la 30enne dopo l'ennesima aggressione al personale medico infermieristico

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"Sono tre giorni che non dormo, sono distrutta. Non ho nemmeno la forza di parlare, di reagire, ma lo sto facendo perché voglio che il sistema cambi". Queste le parole di Anna Procida, l'infermiera aggredita mentre era sul lavoro al pronto soccorso dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia (Napoli), intervistata da Sky TG24. "Sono molto demoralizzata", ha aggiunto la donna, colpita con un pugno al viso dal familiare di un paziente.

L'aggressione

L'aggressione è avvenuta la sera del 3 gennaio alle ore 20.30 circa, nel pronto soccorso dell'ospedale stabiese. "La stanza in cui ci trovavamo ospitava  7 posti letto e quella sera c'erano circa trenta pazienti. Ho quindi invitato i familiari a uscire dalla stanza, ma si sono rifiutati", racconta l'infermiera Maria Rosaria Procida, sorella della vittima. "Gli animi si sono fatti sempre più concitati, sono stata aggredita verbalmente, poi trascinata per i capelli e sbattuta a terra da una donna dello stesso gruppo familiare", racconta Maria Rosaria. Di fronte all'aggressione alla sorella, Anna Procida si è avvicinata: "Un uomo ha appoggiato il braccio sulla mia spalla invitandomi a seguirlo. Io mi sono rifiutata e, poco dopo, lui mi ha colpita in faccia". Pesanti le conseguenze per la 30enne: la frattura dell'incisivo superiore destro mediale, l'infrazione delle ossa nasali, una ferita lacero contusa al labbro superiore, suturata con un punto riassorbibile, una vistosa tumefazione al lato destro del volto, una lombalgia post traumatica e un severo stato di agitazione psicomotoria. La prognosi è di 25 giorni salvo complicazioni. "Non ho abbastanza forza per poter reagire. Quello che mi spinge a ritornare è l’amore per il mio lavoro e per il reparto", ha detto la 30enne.

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L'appello

"Dobbiamo lavorare in condizioni di sicurezza, ci siamo stancati di andare a lavoro e di combattere con pazienti e familiari che vogliono aggredirci e che non capiscono che la colpa non è nostra, ma del sistema sanitario nazionale", ha aggiunto Anna Procida, sottolineando che "il sistema sanitario nazionale non ci mette nelle condizioni di poter lavorare bene: hanno chiuso tutti i pronto soccorso della zona e ne è rimasto solo uno, il nostro. In più manca il personale, siamo troppo pochi per gestire tutta l’utenza che arriva". L'appello delle due infermiere è quello di "garantire sicurezza nei luoghi di lavoro e dare gli strumenti per poter lavorare nel miglior modo possibile, cioè un numero adeguato di operatori, di infermieri e di medici. Tutti i giorni subiamo violenza verbale e ci passiamo sempre sopra, ma questo non ce lo aspettavamo”.

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