Sono stati disposti 90 giorni per fare verifiche sulla panchetta, l’attrezzo ginnico ritrovato all’interno dell’appartamento di Mugnano, al quale la vittima venne trovata impiccata
Si riapre il caso legato alla morte di Tiziana Cantone, la giovane morta suicida dopo la diffusione sul web di alcuni suoi video hot. Tre i punti del giudice che ha preso questa decisione, come riporta Il Messaggero, accogliendo la richiesta della difesa di Maria Teresa Giglio, madre della vittima: la panchetta ginnica, il foulard, la posizione della donna trovata morta. Sono stati disposti 90 giorni per fare verifiche sulla panchetta, l’attrezzo ginnico ritrovato all’interno dell’appartamento di Mugnano, al quale Tiziana venne trovata impiccata. Ma anche sul foulard usato come cappio.
Caso riaperto
Nominato un perito, a dimostrazione di come si voglia andare fino in fondo in questo caso, che "analizzando l’attrezzo ginnico, il foulard e la posizione in cui la Cantone è stata ritrovata, possa, mediante esperimento giudiziale, accertare la compatibilità dei reperti con un decesso per asfissia da impiccagione". Dunque, potrebbe esserci anche un "esperimento giudiziale", per verificare la capacità della panchetta di reggere al peso di un corpo in contrazione. Una decisione, quella adottata ieri dal Tribunale di Napoli nord destinata a riportare all’attenzione il caso di Tiziana, diventata simbolo della lotta al revenge porn.
La vicenda
Siamo nel 2016, quando Tiziana Cantone si accorge che alcuni video privati sono stati trasmessi sui social. Finisce al centro di una sorta di gogna mediatica. La sua vita è distrutta: non può più uscire di casa, prova (inutilmente) a cambiare città, cerca ogni strada possibile per liberarsi dall’incubo, fino a quando decide di sporgere denuncia. Però, l’esposto non sortisce alcun esito, dal momento che video e immagini private continuano a riprodursi sui siti, alimentando una montagna di fango diventata insostenibile. È il 13 settembre del 2016, quando Tiziana viene trovata morta all’interno della tavernetta di Mugnano. Da allora, vengono avviati vari filoni investigativi che non riescono, però, a indicare il nome del responsabile della diffusione dolosa di video privati.
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Le indagini
La prima svolta investigativa è avvenuta tre anni fa, quando era stato fatto riesumare il corpo di Tiziana. In questa vicenda, era stato lo stesso pm - anche di fronte all’impossibilità di fare verifiche a distanza di anni dalla morte - che aveva chiesto l’archiviazione. La madre della vittima si è sempre opposta. Tanti i dubbi: la mancanza dell’autopsia, nonostante una chiara indicazione da parte del medico legale, che avrebbe potuto fare chiarezza sulla natura del solco rinvenuto (e fotografato) all’altezza del collo di Tiziana. Fatto sta che dopo sette anni dalla morte della 31enne, si torna al punto di partenza. Con la speranza di scoprire la verità.