Dopo la proroga della cassa integrazione fino al 28 febbraio, decisa a fine gennaio, non è ancora stato convocato un tavolo con le istituzioni per tentare eventuali ricollocazioni
Il tempo passa e il giorno del licenziamento si avvicina sempre di più per i 190 lavoratori dello stabilimento di Marcianise della Jabil, società statunitense che opera nel settore della produzione di componenti elettronici. Prosegue quindi la mobilitazione, anche perché per ora non si ha notizia di tavoli con l'azienda o con le istituzioni.
Il rinvio dei licenziamenti deciso a gennaio
Il 30 gennaio i lavoratori avevano tirato un sospiro di sollievo dopo l'annuncio del ministero dell'Industria e del Made in Italy della sospensione "per un mese delle procedure di licenziamento dei 190 dipendenti Jabil", a 24 ore dalla scadenza della cassa integrazione. In extremis l'azienda aveva ceduto alle pressioni istituzionali e aveva acconsentito a un altro mese di cassa integrazione con scadenza 28 febbraio. Il ministero in una nota l'aveva definita "una boccata d'ossigeno" spiegando che "dopo una lunga trattativa tra i sindacati e l'azienda, a seguito dell'intervento del sottosegretario del Mimit, Fausta Bergamotto, delegata ai tavoli di crisi, sono stati ottenuti trenta giorni di tempo per tentare una ricollocazione dei lavoratori, che in questo mese avranno gli ammortizzatori della cassa integrazione".
La posizione dell'azienda
La 'finestra' di un mese lasciata aperta dall'azienda serviva a prolungare il confronto con la società alla ricerca di soluzioni alternative ai licenziamenti, non trovate durante gli incontri precedenti. Jabil in ogni caso non ha mai receduto dalla posizione di licenziare i 190 addetti sui 440 in organico a Marcianise mentre i sindacati non si sono mossi dalla precondizione di trattare solo in caso di ritiro o sospensione dei licenziamenti. Altra questione in gioco, le concrete garanzie chieste dai lavoratori sulle eventuali ricollocazioni in altre aziende in cui in passato altri colleghi sono stati messi in cassa integrazione o licenziati.
I sindacati: "Fiducia nelle istituzioni è sempre più debole"
L'11 febbraio, a poco più di due settimane dal licenziamento dei 190 lavoratori, i sindacati sono tornati a chiedere risposte, rimarcando la mancata comunicazione dell'incontro presso l'unità di crisi del MiMit, presieduta dalla Sottosegretaria Fausta Bergamotto, per capire quali progetti di ricollocazione occupazionale il Governo, la regione Campania e la stessa Jabil intendono attivare. In una nota congiunta dei segretari nazionali di Fim Cisl, Fiom Cigl e Uilm Uil hanno affermato che "i lavoratori e la popolazione sono esasperati. La fiducia nelle istituzioni è sempre più debole, tutte le promesse di lavoro sono fallite. Si vive di continui rimandi per la soluzione alle vertenze con una situazione reddituale di precarietà costante".