Napoli, genitori in disaccordo su farmaco per il figlio: infermiera aggredita al Santobono

Campania

“Io, infermiera di pronto soccorso pediatrico, ho dovuto abbandonare il posto di lavoro durante il turno notturno. Mi è stato impedito di svolgere il mio lavoro, sono stata nascosta dalle mie colleghe in uno stanzino, rinchiusa a chiave per difendermi”, ha spiegato la donna in un messaggio inviato al consigliere regionale della Campania, Francesco Emilio Borrelli

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A Napoli, nel pronto soccorso pediatrico dell'ospedale Santobono, i genitori di un piccolo paziente non essendo d'accordo sulla somministrazione di un farmaco hanno aggredito e minacciato un'infermiera. Lo ha reso noto il consigliere regionale della Campania di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, che ha ricevuto un messaggio dalla vittima dell'aggressione avvenuta ieri sera.

Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato Vomero che hanno identificato i due genitori, un 41enne ed una 43enne, napoletani con precedenti di polizia, e li hanno denunciati per interruzione di servizio. 

L'aggressione

I poliziotti hanno accertato che, poco prima, una madre si era lamentata dei tempi di attesa troppo lunghi ed aveva inveito contro un'infermiera la quale ha raccontato agli operatori che anche il marito l'aveva insultata. Gli agenti hanno raggiunto l'uomo presso il box Pediatria ma in quel momento - riferisce la Questura - la donna ha scavalcato la finestra della sala d'attesa ed ha dato in escandescenze minacciando il personale sanitario, anche tentando di afferrare un estintore per lanciarglielo contro. Alla fine è stata fermata da un addetto alle pulizie. Gli agenti, con il supporto delle pattuglie dell'ufficio Prevenzione generale, sono riusciti a riportare la situazione alla calma e a identificare i due.

Il racconto dell'infermiera

"Le scrivo - dice la donna - per raccontarle un episodio spiacevole, un atto di violenza che ha interrotto il servizio del pronto soccorso del Santobono per più di 2 ore, mettendo a rischio la salute mia e soprattutto quella dei piccoli pazienti che non hanno potuto ricevere degna assistenza in quei momenti. Io, infermiera di pronto soccorso pediatrico, ho dovuto abbandonare il posto di lavoro durante il turno notturno. Mi è stato impedito di svolgere il mio lavoro, sono stata nascosta dalle mie colleghe in uno stanzino, rinchiusa a chiave per difendermi. Sono stata bersaglio di gente che nemmeno voglio classificare. Ho dovuto tranquillizzare una mamma giunta in ospedale con una neonata che respirava male, perché sentendo inveire contro di me, mentre tra l'altro le spiegavo che sua figlia sarebbe stata la prossima bambina a essere visitata visto la difficoltà respiratoria, perché aveva paura che quella gente si arrabbiasse con lei per la precedenza acquisita". "Sono stata oggetto - continua l'infermiera - di minacce e violenza per più di 2 ore (mi è stata quasi lanciata una bombola di ossigeno e un estintore) per aver somministrato, chiedendo al genitore presente, del Nurofen a un ragazzo di 12 anni con un dolore toracico, dolore valutato ben 2 volte secondo i protocolli in uso. Ma la madre non presente alla valutazione non era d'accordo sulla somministrazione del farmaco visto che il paziente era a suo dire asmatico (ma non ho avuto modo di farle capire che le due cose non sarebbero mai state correlate!). Sono stanca di svolgere il mio lavoro così, non ho più voglia di combattere la violenza e la mancanza di rispetto per noi operatori sanitari. Non so se mai ci potrà essere soluzione... Ringrazierò sempre le mie colleghe che hanno fatto di tutto per tutelarmi e i poliziotti che hanno provato a sedare la rissa che definirei unilaterale. Ci mettiamo il cuore ... inutilmente". Nel filmato che riprende alcuni momenti dell'aggressione, diffuso da Borrelli, si sente dire da un uomo che si rivolge all'infermiera: "Lo giuro sui miei figli, ti uccido. Se mio figlio si sente male, ti uccido”.

Infermiera aggredita al Santobono di Napoli
Un'immagine dell'aggressione - Facebook, Francesco Emilio Borrelli

Borrelli: “Situazione fuori controllo”

"Assurdo. Abbiamo chiesto di identificare questi individui che dovranno essere denunciati - ha commentato Borrelli - Ormai la situazione è fuori controllo e non si può più tollerare che certi soggetti portino terrore e violenza negli ospedali tra i presenti ed impedendo al personale medico di svolgere le proprie mansioni. Servono presidi militari nei pronto soccorso e pene severe per violenti. Ad oggi nessun soggetto che ha sfasciato o realizzato aggressioni in un ospedale ha subito una condanna e intanto è sempre meno il personale medico disposto a lavorare nei pronto soccorso per paura di essere sottoposto a violenza".

Medici e infermieri: “Intollerabile”

"Non è più tollerabile che un intero reparto di pronto soccorso pediatrico, indispensabile per la città, si blocchi e viva una notte di paura, di terrore e di aggressioni d'ogni genere a causa di incivili e barbare manifestazione di violenza. Contro un dilagante e non più sopportabile fenomeno che mette a rischio ogni volta l'incolumità fisica e psicologica di infermieri, medici, Oss, e tanti altri professionisti e rende inservibili strutture e attrezzature sanitarie indispensabili a salvare vite umane, gli ordini professionali dei medici e degli infermieri di Napoli fanno oggi fronte comune e annunciano prossime iniziative comuni per arginare il fenomeno e salvaguardare l'incolumità e la dignità professionale dei propri iscritti", hanno invece commentato Teresa Rea e Bruno Zuccarelli, rispettivamente presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche e presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, in un comunicato congiunto. " Infermieri e medici ritengono non più procrastinabile il ritorno di presidi permanenti di forze dell'ordine nei luoghi di cura sensibili, un adeguato rafforzamento della polizia privata - aggiungono - il riconoscimento legislativo di pubblico ufficiale per medici e infermieri, campagne mirate di informazione. Ogni ritardo su questi essenziali presidi sarà giudicato irresponsabile."

Il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli. ANSA/CESARE ABBATE

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