In una stanza è stato riaperto un armadio rimasto chiuso per duemila anni, con ancora tutto il suo corredo di stoviglie all'interno: piattini di vetro, ciotole di ceramica, vasi
A Pompei si scava nel retro del "giardino incantato", lo stupefacente spazio dipinto con il grande larario che fu riportato alla luce nel 2018. E a sorpresa, là dove ci si aspettava una casa importante e lussuosa vista la raffinatezza delle decorazioni, sono emersi invece ambienti modesti ma pieni di dignità, che raccontano la vita del ceto medio-basso della città, spiega il direttore del parco Gabriel Zuchtriegel, "persone che tante volte vivevano in affitto e comunque ai margini delle classi più benestanti". Una casa del ceto medio, cinque piccole stanze più bagno e cucina affacciate però su uno splendido giardino.
I ritrovamenti
In una stanza è stato riaperto un armadio rimasto chiuso per duemila anni, con ancora tutto il suo corredo di stoviglie all'interno: piattini di vetro, ciotole di ceramica, vasi. In un'altra stanza c'era un tavolino ancora apparecchiato con le sue suppellettili, un letto, una cassapanca. In casa è tornato alla luce persino un fascio di documenti che il calco in gesso ha fatto incredibilmente riapparire. Un pacco di 7 tavolette, forse contratti, tenuto insieme dallo spago e sigillato con la ceralacca, come si faceva all'epoca con i documenti. "Per Pompei questo calco è un unicum", fa notare il direttore. Tantissimi gli oggetti ritrovati qua e là nelle varie stanze: un rarissimo bruciaprofumi dipinto, una brocca di bronzo con una piccola raffinata testina di sfinge, un grande bacile, pure lui in bronzo, rimasto sul tavolo di uno degli ambienti. Oggetti che si uniscono alle decine e decine di reperti più minuti, come le serrature in metallo della porta, le cerniere dell'armadio fatte con ossa di animali, le piccole macine per il pane ad uso casalingo, la legna addossata al muro nello sgabuzzino. E poi un baule per le cose preziose svuotato in tutta fretta, seppure non del tutto, visto che sul suo fondo si intravedono ancora una lucerna, un piattino, un lembo di tessuto. E poi ancora, il cuscino rimasto sul letto, le travi collassate sui mobili.
La vita del ceto medio
Si tratta, sottolinea Zuchtriegel, di "Una realtà che riguardava una gran parte della popolazione, eppure fino ad oggi poco documentata e raccontata". A fronte della meraviglia dell'esterno, con i grandi e sinuosi serpenti e le bestie feroci del raffinato larario, le pareti di queste stanze che l'ANSA ha potuto visitare in anteprima sono intonacate ma nude, senza traccia di pittura. Come nudo è il pavimento, in semplice terra battuta. Non mancano i servizi però, una cucina e una latrina, quasi come quelle che si trovano nelle abitazioni più importanti. "Si riuscì a far adornare il cortile con il larario e con la vasca per la cisterna con pitture eccezionali, ma evidentemente i mezzi non bastavano per decorare le cinque stanze della casa, una delle quali usata come deposito", commenta il direttore. Siamo nella Regio V, in quel cuneo di terreno nel quale sono stati fatti negli anni passati gli scavi del Grande Progetto, resi necessari dalla messa in sicurezza del sito patrimonio dell'Umanità. A un passo da qui, sulla stessa strada, c'è il palazzo di Marco Lucrezio Frontone, con le sue pareti affrescate in uno straordinario terzo stile, l'atrio con i marmi e l'impluvium, il grande giardino col magnifico peristilio. "Non conosciamo gli abitanti di questa casa, ma certo la cultura dell'ozio a cui si ispira questa meravigliosa decorazione per loro era più un futuro sognato che una realtà vissuta", conclude il direttore.
Gli scavi
"Il ritrovamento di queste stanze è stato una sorpresa, ma è proprio questa la ragione per cui è importante scavare ancora", ragiona il direttore generale musei Massimo Osanna, che nel 2018 era alla guida del parco e responsabile del progetto di scavi. "Le indagini che si stanno facendo sono preziose perché ci aiutano a fare luce sulla storia". L'idea, intanto, anticipa Zuchtriegel, è di lavorare a un progetto per la messa in sicurezza degli ambienti in modo da poterli aprire alle visite, con un percorso che dallo splendore della casa di Lucrezio Frontone porti alle pareti nude di questa abitazione, che forse un tempo - prima del terremoto del 62 a.C. - era stata la residenza di un notabile, poi smembrata e occupata da una famiglia meno abbiente.