Napoli, dissequestrata dopo dieci anni la biblioteca dei Girolamini

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La storica biblioteca è aperta dal 1586 e custodisce 160mila volumi, in particolare di Teologia cristiana e Filosofia. I sigilli vennero apposti nel 2012 nell’ambito di un’indagine relativa al furto di circa duemila volumi, che ha portato alla condanna dell’allora direttore Marino Massimo De Caro

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Dopo dieci anni è stata dissequestrata la storica biblioteca napoletana dei Girolamini, finita al centro di un’indagine in seguito alla spoliazione di migliaia di volumi antichi. Un risultato atteso da molto tempo che domani sarà illustrato in una conferenza stampa a Napoli dal ministro della Cultura, Dario Franceschini, e dal nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, uno degli inquirenti che più si è occupato del caso.

L’inchiesta per furto

Frequentata anche da Giambattista Vico, la biblioteca, che si trova nel complesso monumentale dei Girolamini, in via Duomo, nel centro del capoluogo campano, è aperta dal 1586 e custodisce circa 160mila volumi, tra i quali migliaia di edizioni risalenti al 1500. Si tratta di una delle biblioteche più specializzate in testi di Teologia cristiana e Filosofia, che venne sequestrata nel 2012 nell’ambito di un’inchiesta della procura di Napoli relativa al furto di migliaia di volumi antichi, denunciato dal direttore dell'epoca Marino Massimo De Caro, poi condannato per essere stato uno dei responsabili. In totale sono sei le persone accusate di aver rubato, nascosto e rivenduto circa duemila libri, dei quali solo una parte è stata ritrovata. I furti sarebbero stati commessi tra il giugno 2011 e l'aprile 2012 e hanno riguardato anche pezzi di assoluta rarità, successivamente individuati all'interno di case d'asta internazionali e librerie antiquarie in Germania e nel Regno Unito.

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Coinvolto nell’inchiesta anche l’ex senatore Dell’Utri

Secondo la Corte dei Conti, che ha affrontato la questione dal punto di vista del danno erariale, quello attuato fu "un massacro totale", "la distruzione di un patrimonio da 20 milioni di euro". Durante l'inchiesta, De Caro fece anche il nome dell'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, suo vecchio amico e appassionato bibliofilo, che venne accusato di peculato per l'appropriazione indebita di 13 volumi. L'ex parlamentare fu però assolto dall'accusa, il 19 gennaio del 2021. L'ex direttore De Caro è stato invece condannato a sette anni di reclusione. Fu lui ad impossessarsi illecitamente di quei libri preziosissimi e a mettere a segno colpi analoghi anche altrove (all'abbazia di Montecassino, all'Osservatorio Ximeniano di Firenze, alla biblioteca del ministero dell'Agricoltura). Per il procuratore regionale della Corte dei conti dell'epoca, Tommaso Cottone,  il danno fu "incalcolabile" e lo paragonò a "un incendio che non ha risparmiato nulla, distruggendo gli archivi". 

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La rivelazione sulle postille di Galileo Galilei

Nel corso di una delle udienze, De Caro disse inoltre ai giudici di essere stato in procinto di acquistare un prezioso volume con delle postille autografe di Galileo Galilei. "Un libraio di Firenze - disse alla Corte - mi offrì un libro postillato a mano da Galileo Galilei, per un milione di euro, non potevo comprarlo... fu venduto ad un acquirente privato statunitense per due milioni di euro e adesso si trova lì, fui io a portarcelo". 

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