Morte Seid Visin, il padre: "Mio figlio non si è ammazzato perché vittima di razzismo"

Campania

Sulla lettera scritta due anni fa dal giovane, il genitore ha detto: "Fu uno sfogo, era esasperato dal clima che si respirava in Italia. Ma nessun legame con il suo suicidio, basta speculazioni". Seid era nato in Etiopia ed era stato adottato da piccolo, a Nocera Inferiore, aveva giocato nelle giovanili del Milan, con Donnarumma, e indossato la maglia del Benevento

"Mio figlio non si è ammazzato perché vittima di razzismo. È sempre stato amato e benvoluto, stamane la chiesa per i suoi funerali era gremita di giovani e famiglie". Lo dice all'Ansa Walter Visin, padre adottivo dell'ex calciatore Seid Visin, 20 anni, che ieri si è tolto la vita. A proposito della lettera scritta due anni dal giovane e inviata ad alcuni amici, il genitore ha detto: "Fu uno sfogo, era esasperato dal clima che si respirava in Italia. Ma nessun legame con il suo suicidio, basta speculazioni". Quanto alle cause dell'accaduto, "non voglio parlare delle questioni personali di mio figlio. Dico solo che era un uomo meraviglioso".
Il giovane era nato in Etiopia ed era stato adottato in Italia, da piccolo, a Nocera Inferiore. Aveva giovato nelle giovanili del Milan insieme a Donnarumma e indossato la maglia del Benevento, si era anche impegnato per l'Atletico Vitalica, una squadra di calcio a cinque. Tanti i messaggi di cordoglio rivolti all'ex giocatore da parte di calciatori e politici.

La lettera di Said Visin agli amici

Il giovane, si legge sul Corriere della Sera, aveva scritto parole drammatiche in un testo inviato ad alcuni amici. "Ovunque vada - si legge - sento sulle spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati, impauriti delle persone". La lettera prosegue: "Non sono un immigrato, sono stato adottato da piccolo.. ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani non trovano lavoro...Dentro di me è cambiato qualcosa, come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone che che non mi conoscevano che ero come loro, che ero italiano, bianco. Facevo battute di pessimo gusto su neri e immigrati...come a sottolineare che non ero uno di loro. Ma era paura. La paura per l'odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati. Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo sono una goccia d'acqua in confronto all'oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un'esistenza nella miseria e nell'inferno. Quelle persone che rischiano la vita, tanti l'hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare, il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente 'vita'".

Il testo letto questa mattina durante i funerali 

"Adesso, ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone". L'atto d'accusa contro il razzismo scritto due anni fa da Seid Visin è stato letto integralmente stamane nella chiesa di San Giovanni Battista, accolto da un lungo applauso, nel corso dei funerali. "Buon viaggio campione", uno dei messaggi affissi all'esterno della chiesa dagli amici che hanno indossato anche magliette con la scritta "Arrivederci fratello. Ciao talento".

L'ultimo allenatore: "Talento enorme dal cuore fragile"

Così come il padre di Seid, esclude il razzismo come causa del suicidio anche Antonio Francese, l'allenatore dell'Atletico Vitalica, la squadra di calcio a cinque dell'Agro Nocerino Sarnese in cui ultimamente il giovane militava a livello amatoriale. Seid Visin era "un talento enorme dal cuore fragile, che rifiutava la logica del calcio-business e considerava l'agonismo alla De Coubertin, come fonte di passione e di amicizia". "Non rimpiangeva quel mondo - dice Francese parlando della parentesi nelle giovanili del Milan e del Benevento - perché aveva capito di essere refrattario alla logica del calcio miliardario. Coltivava le sue passioni con felicità: il calcio a cinque, il teatro e il ballo, oltre ovviamente allo studio". Francese, che è anche uno psicologo, non vedeva Seid da un anno e mezzo causa Covid, ma esclude che in passato fosse stato vittima di episodi di razzismo a Nocera Inferiore. "Era perfettamente integrato, ho parlato stamattina con i familiari che giustamente hanno escluso il razzismo come causa scatenante del suicidio. Lo ricordo, almeno fino a prima della pandemia, come un giovane sorridente e solidale, molto impegnato nel sociale".

Napoli: I più letti