Evaso a Napoli, catturato nella notte dalla polizia

Campania
L'evaso Robert Lisowski (ANSA)

Gli investigatori ritenevano che l'uomo non fosse andato molto lontano dal carcere e per questo avevano setacciato tutta la zona circostante, in particolare quella della Stazione ferroviaria centrale

A Napoli nella notte è stato catturato Robert Lisowski, il polacco di 32 anni evaso ieri, domenica 25 agosto, dal carcere napoletano di Poggioreale dove'era recluso con l'accusa di omicidio. Dopo una giornata di ricerche, l'uomo è stato individuato in Corso Garibaldi. Era riuscito a evadere usando delle lenzuola per scavalcare il muro di cinta della casa circondariale mentre si stava recando a messa nella chiesetta dell'istituto penitenziario, con un centinaio di carcerati tenuti sotto controllo da alcuni agenti. Gli investigatori ritenevano che l'uomo non fosse andato molto lontano dal carcere e per questo avevano setacciato tutta la zona circostante, in particolare quella della Stazione ferroviaria centrale.

L'omicidio

Il polacco era in carcere dal 2018 per l'omicidio di un ucraino. La vittima, che aveva conseguito in Ucraina la laurea in Storia, giunta in Italia aveva trovato lavoro come muratore. I suoi genitori, entrambi insegnanti, lavorano invece come badanti. Il 36enne venne ucciso in via Mario Pagano, a ridosso di piazza Cavour a Napoli, ricorda l'avvocato della famiglia ucraina, Enrico Ricciuti, per difendere un giovane italiano. Un gesto di generosità pagato con la vita, riconosciuto da tutti, tanto che, prosegue l'avvocato Ricciuti, il Comune di Napoli si è fatto carico delle spese dei funerali. Il processo, iniziato lo scorso mese di giugno, si sta svolgendo con il rito abbreviato dinanzi al Gip del tribunale di Napoli. La famiglia del giovane si è costituita parte civile. 

Il cappellano: "Perché stupirsi?"

"Scappato un detenuto da Poggioreale, embé?". Lo scrive su Facebook don Franco Esposito, cappellano del carcere. "Perché stupirsi davanti a una evasione dal carcere? Questa è la cosa più naturale che possa accadere. Quello che è innaturale è tenere rinchiuse delle persone in una situazione disumana e degradante". E ancora: "Con questo non sto assolutamente giustificando l'evasione di un pericoloso criminale (questo almeno secondo gli organi di informazione) ma vorrei spostare l'attenzione sul fatto che carceri come quello di Poggioreale non hanno certamente i requisiti per essere rieducativi e non servono certo al reinserimento della persona detenuta nel tessuto sociale". "Allora mi domando se il carcere non è questo, qual è il suo compito a cosa serve? - prosegue -. Eppure il compito che la Costituzione dà a questa istituzione è quello di far sì che attraverso la pena il detenuto raggiunga una sua maturità sociale prendendo coscienza del male compiuto e iniziando una vita legale nel rispetto delle regole. Quindi se un carcere non riesce a fare quello che la Costituzione gli affida diventa una struttura anticostituzionale e quindi fuorilegge". "Ora tutti si meravigliano che da Poggioreale sia scappato un detenuto. Tutti sono pronti a cercare un colpevole, o meglio a scaricare la colpa su un capro espiatorio - aggiunge -. Io 'mi meraviglio' non per uno che scappa, ma per l'80% che dopo aver finito la pena in carcere ritorna a commettere reati e quindi vi rientra".

"Carcere non risponde a domanda di sicurezza chiesta da cittadini"

"Il carcere ha fallito, il carcere non risponde alla giusta domanda di sicurezza che i cittadini vogliono dalle istituzioni - sottolinea il sacerdote -. Fino a quando i nostri politici non prenderanno atto di questa elementare verità fino a quando le pene saranno "pagate" solo col carcere, credo che non ci sia niente da meravigliarsi , nemmeno di un evasione rocambolesca (alla Vidoc) come quella di Poggioreale". "Quello che invece mi rammarica e mi indigna profondamente, sono delle dichiarazioni di qualche sindacalista della polizia penitenziaria - spiega -. Mi riferisco all'affermazione che scarica la colpa dell'evasione al fatto che pur essendoci pochi agenti della polizia non sono state sospese le attività trattamentali". "L'unica cosa che dà una parvenza di legalità a una istituzione deficitaria come quella di Poggioreale - prosegue -, doveva essere sospesa per sacrificare anche quel poco di buono che con sacrificio si riesce a realizzare sull'altare della sicurezza". "Infine vorrei ricordare che la celebrazione della Santa Messa non rientra nelle attività trattamentali che il carcere offre ai detenuti, ma è un diritto inalienabile della persona quello di professare la propria fede anche attraverso celebrazioni liturgiche - conclude il cappellano -. Spero che nessuno pensi di risolvere problemi di sicurezza limitando ancora di più quel poco di rispetto dei diritti che ancora sopravvive nelle nostre carceri".

Spp: "Fuga studiata a lungo"

"Deve aver studiato a lungo, a tavolino, gli orari di servizio, i turni e ha approfittato degli spazi e della mancanza di controllo per calarsi con la fune di lenzuola che aveva realizzato". Così Aldo Di Giacomo, segretario nazionale del Sindacato Polizia Penitenziaria (Spp), ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa tenutasi all’esterno della struttura penitenziaria. Secondo DI Giacomo, deve esserci stata "una mega falla" nel sistema di controllo, "che non si verifica solo qui, ma in molte carceri perché l'assenza di sentinelle e sistemi elettronici di controllo che non funzionano sono un problema generale". Il segretario ha sottolineato di non asserire "che nel carcere di Poggioreale non funzionino le telecamere di sorveglianza", ma se "il detenuto è evaso e l'allarme non è suonato" quando è salito sul muro di cinta "devo presupporre che almeno in quel momento non stesse funzionando. È da escludere - ha aggiunto - che ci fossero complici interni, il detenuto ha studiato gli orari, quanti agenti ci sono, i loro turni". La corda, infine, realizzata con le lenzuola, "deve averla preparata altrove e lasciata in un posto diverso" perché "era talmente grande che era impossibile nasconderla".

"Fallito il sistema rieducativo"

"Il sistema rieducativo carcerario - ha spiegato ancora Di Giacomo - non funziona, basti pensare che dalle carceri si riesce a comandare fuori. È una storia di anni e non è possibile che i delinquenti pensino al carcere come il posto più sicuro dove stare e da dove impartiscono comunque ordini". Il segretario ha poi fatto sapere di aver chiesto, come sindacato, l'introduzione del reato penale per chi introduce telefonini in carcere. "Oggi è un illecito amministrativo - ha argomentato - ma se viene riconosciuto come reato che prevede anche la reclusione credo che nessuno lo farebbe più". Parlando del carcere di Poggioreale, Di Giacomo ha evidenziato che "il sistema rieducativo qui è fallito". E torna a chiedere "provocatoriamente" che l'istituto di pena di Napoli "venga abbattuto".
Infine, contro la carenza di organico e "le condizioni disumane in cui anche la polizia penitenziaria è costretta a lavorare", il sindacato fa sapere che oggi pomeriggio, da dodici diverse città italiane, partiranno le tessere elettorali di 50 poliziotti penitenziari, indirizzate al Presidente della Repubblica. "È la nostra protesta - ha detto il segretario - contro i vertici del Dap e contro la politica che si sono completamente disinteressati".

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