Uccide la moglie a Melito, l’avvocato: "Nessun riferimento a Di Lauro"

Campania
Carabinieri sul luogo del delitto (ANSA)

Davanti al PM, l’uomo ha raccontato di essersi recato dalla donna, che viveva nell’abitazione dei genitori, per chiederle perdono e per uccidersi. In seguito avrebbe sparato per spaventarla 

Salvatore Tamburrino, l’uomo che ieri, sabato 2 marzo, ha ucciso la moglie Norina Matuozzo, 33 anni, a Melito di Napoli, non ha fatto nessun riferimento alla cattura del superlatitante Marco Di Lauro, arrestato ieri nella periferia napoletana, a Chiaiano, durante la deposizione in questura. Lo rende noto l’avvocato di Tamburrino, Domenico Smarrazzo. Tamburrino, ex sorvegliato speciale, è ritenuto essere legato al clan fondato dal padre di Di Lauro, e dopo il suo arresto era circolata la voce che fosse stato proprio lui a rivelare il nascondiglio del latitante. Ma ieri in questura Tamburrino, sottolinea il suo legale, "ha rilasciato solo una lunga confessione ma circoscritta esclusivamente all'omicidio della moglie".

Il racconto del femminicidio

Dinanzi al PM, l’uomo ha raccontato di essersi recato dalla moglie, che viveva nell’abitazione dei genitori, per chiederle perdono e per uccidersi. I due si erano lasciati perché lei aveva saputo di una relazione del marito con un'altra donna. Tamburrino ha spiegato di aver fatto testamento e di aver comprato una pistola quella mattina, con cui aveva poi raggiunto Norina Matuozzo. Arrivato in casa, avrebbe chiesto alla donna di seguirlo in un'altra stanza, perché non voleva uccidersi davanti ai suoceri. Lei avrebbe rifiutato e a quel punto Tamburrino l'avrebbe ammazzata. Agli inquirenti ha detto di avere chiuso gli occhi e poi sparato, tre volte, per spaventarla. I colpi però hanno ucciso la 33enne. A questo punto l’uomo sarebbe scappato verso lo studio dell'avvocato Smarrazzo. Qui Tamburrino avrebbe minacciato nuovamente di uccidersi, ma l'avvocato sarebbe riuscito a convincerlo a riporre l'arma e a consegnarsi alla giustizia.

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