Cosa pensa di fare l'Ue per tutelare gli oceani?

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Ludovica Rossi

Ludovica Rossi

Gli oceani occupano più del 70% della superficie terrestre e racchiudono al loro interno l’80% della biodiversità globale. Investire nella loro salvaguardia non significa soltanto proteggere l’ambiente dal cambiamento climatico, ma anche sviluppare l’economia e il commercio, promuovere la ricerca e sostenere il mercato del lavoro. Infatti, oltre a produrre la metà dell’ossigeno presente sul nostro pianeta e ad assorbire anidride carbonica, attraverso gli oceani si concretizza circa il 74% del commercio europeo esterno e da essi dipendono 5 milioni di posti di lavoro nell’Ue. È per questo che Bruxelles ha intrapreso diverse iniziative che mirano a ripristinare il 20% degli ecosistemi marini europei entro il 2030. Un obiettivo che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato nel corso della terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani, che si è svolta a Nizza nel mese di giugno 2025.

Gli oceani occupano più del 70% della superficie terrestre e racchiudono al loro interno l’80% della biodiversità globale. Investire nella loro salvaguardia non significa soltanto proteggere l’ambiente dal cambiamento climatico, ma anche sviluppare l’economia e il commercio, promuovere la ricerca e sostenere il mercato del lavoro. Infatti, oltre a produrre la metà dell’ossigeno presente sul nostro pianeta e ad assorbire anidride carbonica, attraverso gli oceani si concretizza circa il 74% del commercio europeo esterno e da essi dipendono 5 milioni di posti di lavoro nell’Ue.

È per questo che Bruxelles ha intrapreso diverse iniziative che mirano a ripristinare il 20% degli ecosistemi marini europei entro il 2030. Un obiettivo che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato nel corso della terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani, che si è svolta a Nizza nel mese di giugno 2025.

Il Trattato sull’alto mare

Uno dei passi che l’Unione europea ha compiuto in questa direzione è stata la ratifica del Trattato sull’alto mare, a cui contribuirà con lo stanziamento di 40 milioni di euro. Si tratta di un accordo internazionale, adottato dalle Nazioni Unite nel 2023, dopo quasi vent’anni di negoziati, per regolamentare le attività svolte nelle acque situate al di fuori della giurisdizione nazionale. Queste ultime sono aree che non appartengono a nessuno Stato e che coprono circa la metà della superficie terrestre. Affinché entri ufficialmente in vigore serve che almeno sessanta Paesi ratifichino il Trattato: al momento lo hanno siglato 51 parti, tra cui non figura ancora l’Italia.

Il Patto europeo sugli oceani

Il vertice di Nizza ha rappresentato anche l’occasione per annunciare la creazione del primo Patto europeo sugli oceani: “Se le foreste pluviali sono i nostri polmoni verdi, gli oceani sono le nostre vene e arterie. Non possiamo vivere senza di loro. E tutto ciò che scorre nelle nostre vene e arterie, cioè l’acqua, è essenziale per sopravvivere: il Patto proteggerà la vita dentro e intorno al mare”, ha dichiarato von der Leyen.

Questo strumento coinvolge sei aree prioritarie di interesse che spaziano dalla salvaguardia degli oceani, al rafforzamento della competitività e della sostenibilità dell’economia blu, al sostegno delle comunità costiere e delle regioni ultraperiferiche, alla sicurezza marittima e allo sviluppo della ricerca, oltre che al consolidamento della diplomazia oceanica.

Tutto questo si tradurrà, nella pratica, nella creazione di aree protette e riserve di carbonio blu e nell’adozione di strategie industriali a sostegno dei porti e del turismo sostenibile. Significativo sarà l’impegno nella lotta alla pesca illegale: a partire da gennaio 2026 sarà obbligatoria l’attuazione di IT CATCH, il sistema di certificazione delle catture non dichiarate e non regolamentate (INN).

Verranno poi rimossi gli ordigni inesplosi ancora presenti nelle acque europee, a partire dal Mar Baltico e dal Mare del Nord e verranno effettuati degli investimenti per la costruzione di una flotta europea di droni all’avanguardia.

Infine, per agevolare il raggiungimento di tutti questi obiettivi e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di questa risorsa, l’Ue mira ad approfondire sempre più la conoscenza degli oceani, anche grazie al coinvolgimento dei giovani. Uno degli strumenti più all’avanguardia impiegati a tal fine sarà il cosiddetto “Digital Twin Ocean”, cioè una sorta di “gemello digitale degli oceani”. Si tratta di una loro replica virtuale e multidimensionale, realizzata grazie ai dati forniti dai sensori sparsi nelle acque globali e all’intelligenza artificiale, attraverso cui sarà possibile approfondire lo studio dei meccanismi oceanici e anche prevedere eventuali scenari futuri.