Spentosi nella Capitale il 21 dicembre del 1950, fu anche scrittore e giornalista, nonostante debba la sua fama soprattutto alle composizioni in dialetto romanesco
Il 21 dicembre del 1950 si spegneva a Roma Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa, il celebre poeta, scrittore e giornalista, noto soprattutto per le sue composizioni in dialetto romanesco. In occasione dei 70 anni dalla scomparsa, andiamo a ripercorrerne vita e opere, dal suo esordio alla fine dell'Ottocento alla nomina a senatore a vita per meriti artistico-letterari.
Dal primo sonetto alle collaborazioni giornalistiche
Carlo Alberto Salustri nasce a Roma il 26 ottobre del 1871. Rimane solo con la madre e cresce nel palazzo del suo padrino, il marchese Ermenegildo Del Cinque, tra via del Babuino e Piazza di Pietra. I risultati a scuola non sono brillanti, ma probabilmente la sua testa è già altrove, a quella che è la sua vera passione: la scrittura. Nel 1887, ad appena 16 anni, pubblica infatti il suo primo sonetto dal titolo "L'invenzione della stampa" sul Rugantino, il giornale scritto in dialetto romanesco e diretto da Giggi Zanazzo. In questa occasione utilizza per la prima volta lo pseudonimo Trilussa, nato dall'anagramma del suo cognome. Inizia così anche la sua collaborazione con il periodico che porterà alla pubblicazione del primo volume del poeta: "Stelle de Roma. Versi romaneschi", del 1889. Trilussa estende le sue collaborazioni anche ad altri giornali della capitale, tra i quali il Don Chisciotte, di cui diventa redattore nel 1893. Lavora come corrispondente e cronista, ma si cimenta in questi anni anche nelle favole, genere che lo consacrerà a principale poeta satirico della Capitale. Nel 1901 pubblicherà la raccolta di sonetti "Favole romanesche". Tra le sue collaborazioni, all'alba del nuovo secolo, Trilussa vanta anche quella con Il Messaggero.
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L'impegno letterario e non solo
L'impegno letterario non si limita alla poesia. Grande appassionato di teatro, Trilussa collabora con diversi attori comici del tempo, scrive nel 1917 "La vispa Teresa", continuazione dell'omonima poesia di Luigi Sailer e produce testi per il teatro dei burattini. Nel frattempo si trasferisce dalla casa di Trastevere allo studio di via Maria Adelaide, in seguito alla morte della madre nel 1912. Trilussa è un assiduo frequentatore dei luoghi della vita mondana capitolina. Partecipa a tantissimi eventi e cerimonie, durante le quali incontra altri grandi protagonisti della letteratura dell'epoca come D'Annunzio, ma anche il Re e diversi personaggi politici. Questi incontri gli consentono di vivere direttamente la mondanità della Capitale, frequentata in particolare dalla piccola borghesia e di riprodurla nelle sue opere, mostrandone contraddizioni e ipocrisie, insieme alla complessa convivenza con il potere papale, in un clima di tensione irrisolto dai tempi della Breccia di Porta Pia. Anche la vita politica è, quindi, inevitabilmente, oggetto della scrittura di Trilussa , descritta nei suoi luoghi e attraverso i suoi personaggi di spicco.
Il pacifismo e la nomina a senatore a vita
Nonostante lo stretto legame con la politica, certificato dal suo lavoro, Trilussa non si iscriverà mai ad alcun partito. Il poeta romano è un convinto pacifista e lo dimostra ancora una volta attraverso le opere che danno voce alla sua sensibilità. In questo senso è piuttosto indicativa la raccolta dal titolo "Lupi e agnelli" pubblicata nel 1919. Anche sotto il fascismo non interrompe la propria produzione, nonostante venga sottoposta costantemente al vaglio della censura. A chi lo indicherà come un antifascista, risponderà di essere stato, in realtà, un non fascista. Il 1° dicembre del 1950, l'allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi lo nomina senatore a vita "per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo letterario e artistico". Il titolo acquisisce ancora più valore se si pensa che sono pochissimi gli scrittori nominati senatori a vita per i soli meriti artistici e letterari. Prima di Trilussa, per il Senato del Regno, solo Alessandro Manzoni e Giovanni Verga; dopo il poeta romano, per il Senato reppubblicano, Eugenio Montale (1967), Eduardo De Filippo (1981) e Mario Luzi (2004). Trilussa si spegnerà appena venti giorni dopo quella nomina, il 21 dicembre del 1950, quando verrà commemorato a Palazzo Madama per l'universalità e l'indipendenza della sua arte.