Scrittore e aviatore di nobili origini, ma soprattutto viaggiatore e sognatore. Alle proprietà e ai castelli preferiva le nuvole. Nel 1943 scrisse "Il piccolo principe", capolavoro tradotto in più di 250 lingue e ancora oggi tra i libri più letti
“Tutti gli adulti sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”, scriveva Antoine de Saint-Exupéry, autore, giornalista, ma soprattutto aviatore e viaggiatore. Una frase che ripeterà più volte e che meglio identifica l’ideatore di uno dei libri, ancora oggi, tra i più letti al mondo: “Il piccolo principe”. Lo scrittore francese è morto 75 anni fa, in circostanze rimaste per anni misteriose, il 31 luglio 1944. Carattere solitario e malinconico, una volta affermò: “C'è una cosa che mi rattristerà sempre, ed è di essere diventato grande”. Personaggio poliedrico e desideroso di conoscenza, allo spirito temerario univa una sensibilità poetica che lo ha portato a scrivere un testo per bambini, ma anche per adulti, in cui l’amore e l’amicizia sono spiegati nel modo più semplice e toccante: “Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Gli anni della giovinezza e la passione per il volo
Nato a Lione il 29 giugno 1900 da una famiglia di nobili origini, Antoine Jean Baptiste Marie Roger è il terzogenito di cinque figli del visconte Jean de Saint-Exupéry e dell’artista pittrice Marie Boyer de Fonscolombe. Rimasto orfano del padre all’età di 4 anni, lo scrittore cresce con la madre e i fratelli a Le Mans, nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens. Alle proprietà terriere preferisce le nuvole, la sua passione sono gli aerei e il suo sogno di volare viene coronato nel 1912, quando sale per la prima volta su un velivolo all'aeroporto di Ambérieu. Il brevetto da pilota civile e militare arriva nel 1921 quando si arruola nel II reggimento di aviazione di Strasburgo. Ma l’amore per gli aerei è pari a un’altra grande passione che lo accompagnerà per tutta la vita, facendolo entrare nei cuori dei lettori di tutto il mondo: la scrittura. Il primo racconto viene pubblicato qualche anno dopo essersi arruolato. Nel 1926, sulla rivista Le Navire d'Argent, compare “L’aviatore”; un anno dopo è la volta del primo romanzo “Courrier Sud” a cui fa seguito “Vol de nuit” e nel 1939 “Terre des Hommes”. “È incerto se Saint-Exupéry, volasse per scrivere o scrivesse per volare”, diceva di lui il filosofo e autore Umberto Eco.
Inventore e autore pluripremiato
A segnare una svolta nella vita dello scrittore-aviatore è l’anno 1930, quando diventa direttore dell’aereo postale Argentina-Francia e si trasferisce a Buenos Aires. Qui, nel 1931, incontra Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de Gómez, donna salvadoregna che diventerà sua moglie e sua musa ispiratrice. Tornato in Francia, dal 1933 si dedica alla scrittura e al giornalismo e in questi anni brevetta la sua prima invenzione: un dispositivo per l'atterraggio di aerei. A questa faranno poi seguito ulteriori creazioni, sempre riguardanti dettagli tecnici dei velivoli. Ma il successo, che lo ha consacrato tra i più grandi autori al mondo, si lega a un testo enigmatico corredato da disegni ad acquerello, realizzati dello scrittore stesso, e pubblicato per la prima volta a New York nel 1943: “Il piccolo principe”. Un best seller da 150 milioni di copie e tradotto in più di 250 lingue, tra le quali anche in Toba, un idioma amerindo del Nord dell’Argentina, in cui l'unico altro testo tradotto è la Bibbia. Come scrittore Antoine de Saint Exupéry vinse numerosi premi in Francia e all’estero, come il riconoscimento dell’Académie française per “Terre des Hommes”. Ma è stato il romanzo pubblicato nel 1943 a consacrarlo tra i personaggi più letti della letteratura.
La dedica all’amico
“È triste dimenticare un amico. E io potrei diventare come gli adulti che non si interessano più ad altro che ai numeri”. Il “Piccolo principe” è un romanzo autobiografico che racconta l’amicizia tra un pilota, rimasto solo nel deserto, e un bambino, principe di un pianeta piccolissimo, che attraverso la conoscenza di vari “adulti” e animali fa esperienza di cosa sia realmente importante nella sua vita: la rosa che ha lasciato nel suo mondo. Un episodio simile a quello dell’inizio del romanzo accadde realmente ad Antoine de Saint-Exupéry quando, durante il raid Parigi-Saigon, il suo aereo finì nel deserto libico dove l’autore venne aiutato da un beduino e poi salvato dalla Regia Aeronautica con base a Derna. Nel libro c’è un’attenta riflessione sull’amicizia. Il testo è infatti dedicato a un amico, Léon Werth, uno scrittore ebreo francese perseguitato dai nazisti. L’autore, chiedendo scusa ai bambini perché la dedica è rivolta a una persona grande, spiega che il testo è per “il miglior amico che ho al mondo”, un adulto che “capisce tutto, anche i libri per bambini” e soprattutto un uomo che “patisce la fame e il freddo e ha molto bisogno di essere consolato”.
Antoine e il mondo degli adulti
Antoine de Saint-Exupéry si è sentito solo per gran parte della sua vita, anche se era venerato per il suo talento, in ambito letterario e non, in molti Paesi. Solitudine che probabilmente derivava dal conflitto tra l’essere adulto e non sentirsi tale, concetto che viene ripetuto più di una volta nei suoi testi, con un sentimento quasi di pena nei confronti dei “grandi”, attenti ai numeri e alle cose superficiali, senza riuscire a vedere la vera essenza delle cose. “Ho vissuto a lungo tra gli adulti. Li ho osservati da vicino. La mia opinione non è migliorata poi tanto”, scriveva l’autore. “Quando incontravo un adulto che mi sembrava un po’ più sveglio, ripetevo su di lui l’esperimento del disegno 1 - spiegava - ma ogni volta mi rispondeva: ‘È un cappello’. Allora non gli parlavo di serpenti boa, delle foreste vergini, delle stelle. Mi mettevo alla sua altezza. Gli parlavo di bridge, golf, di politica e di cravatte. E l’adulto era ben felice di conoscere qualcuno così ragionevole…”.
L’amore per la sua rosa
Dal lato sentimentale la vita di Saint-Exupéry non fu sempre lineare. Ebbe svariate relazioni e visse un amore travagliato con Consuelo, chiamata “rosa”, proprio a causa delle lunghe assenze e dei legami extraconiugali dell’autore con altre donne. Nel “Piccolo principe”, il bambino dai capelli color del grano, nel suo pianeta ha lasciato proprio una rosa, che riteneva unica fino a quando non finisce in un giardino pieno di altre piante identiche alla sua e rimane deluso. “Mi credevo ricco di un fiore unico - pensava - e invece non possiedo che una normale rosa”. Sarà l’incontro con una volpe a fargli capire perché per lui quella pianta è così importante, grazie al significato della parola addomesticare. “Ora tu per me non sei che un ragazzino - dice l’animale - identico a centomila altri. Non ho bisogno di te. Nemmeno tu hai bisogno di me. Ma, se mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu per me sarai l’unico al mondo e io lo sarò per te”.
L’amicizia e l’amore del piccolo principe
Per Antoine de Saint-Exupéry anche l’amicizia è una forma di addomesticamento e fa soffrire quando si è costretti a doversi separare dal proprio amico. Ma, nonostante la distanza, il legame resta intatto nei ricordi e la conoscenza di un’altra persona donerà per sempre dei regali. Un concetto complesso che il “piccolo principe” spiega con una frase semplice al pilota prima di andare via: “Poiché abiterò su una stella e lassù riderò, quando guarderai il cielo la notte, per te sarà come se tutte le stelle ridessero. Avrai, tu, delle stelle capaci di ridere!”.
La morte "misteriosa"
“Sarò morto, e non sarà vero”. È un’altra frase del romanzo di Antoine de Saint-Exupéry che per molto tempo è stata considerata profetica. L’autore è morto il 31 luglio 1944, durante una missione di ricognizione aerea. Il suo corpo non sarà mai ritrovato. Il relitto del velivolo, che venne abbattuto da un caccia tedesco, è stato individuato a 60 metri di profondità al largo di Marsiglia nel 2004. La scomparsa “misteriosa” del poeta-aviatore contribuì a far crescere il mito sulla figura dello scrittore: “Di notte, guarderai le stelle. La mia stella per te sarà una delle stelle. Allora amerai guardarle tutte. Saranno tutte amiche tue”.