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Chi era Pawel Adamowicz, il sindaco dell’accoglienza ucciso a Danzica

Mondo
(Getty Images)

Il primo cittadino della città sul Baltico era uno dei politici più popolari della Polonia ed era noto soprattutto per le sue posizioni solidali e aperte nei confronti degli altri. Ucciso da un 27enne, Adamowicz era stato oggetto di una campagna di calunnie in patria

Cattolico, pragmatico, europeista e contro il mainstream nazionalista. Pawel Adamowicz era uno dei politici più popolari della Polonia e il sindaco di Danzica, prima di essere colpito a morte da un 27enne armato di coltello a una festa di beneficenza. Ed era un simbolo dell’accoglienza: quando Varsavia chiudeva le porte ai profughi dicendo “no” alle quote, la sua città, Danzica, apriva le sue. L’uomo che lo ha ucciso gli ha rinfacciato il carcere subìto negli anni di Piattaforma civica, partito di cui un tempo il sindaco faceva parte (LE COMMEMORAZIONI).

La carriera e la trasformazione di Danzica

Adamowicz aveva 54 anni, una moglie e due figlie di 9 e 15 anni. A Danzica aveva studiato Legge e militato negli anni '80 nell'opposizione democratica. Fra il 1990 e il 1993 era stato prorettore dell’Università cittadina, fra il 1994 e il 1998 aveva presieduto il consiglio comunale, fino a diventare sindaco, oltre 20 anni fa. Pochi istanti prima di morire, ha definito Danzica come "città della solidarietà e la più bella del mondo". Sotto la sua guida, la città sul Baltico ha effettivamente cambiato la sua immagine, caratterizzata ora dalla presenza del nuovo Centro europeo della Solidarietà, costruito sul terreno degli ex cantieri navali. Proprio lì, nell'agosto 1980, con lo sciopero degli operai, iniziò il cammino verso la trasformazione democratica della Polonia e di tutto l'ex blocco sovietico dell'Europa dell'Est. L'altra importante istituzione aperta a Danzica pochi anni fa è il Museo della Seconda Guerra mondiale, che ricorda gli orrori del conflitto bellico iniziato il primo settembre 1939 proprio a Danzica, con gli spari contro la base militare polacca, sulla vicina penisola di Westerplatte.

Le calunnie e le intimidazioni

Era conosciuto in patria e all’estero come un uomo politico aperto alle novità e al dialogo con le altre culture. "La Polonia è stata per secoli multietnica e multiculturale, ospitale con i cittadini di altre nazionalità", diceva Adamowicz. Nella sua città ha preparato la base, coinvolgendo anche altri sindaci, per accogliere l'arrivo dei migranti sotto il governo di Piattaforma civica. Partito che aveva co-fondato e che lasciò nel 2015 per uno scandalo fiscale che lo coinvolse. Adamowicz partecipava anche ai Gay Pride, sostenendo che un diverso orientamento sessuale "non sia certo una malattia". Negli scorsi anni un’intensa campagna di calunnie si è abbattuta contro di lui e ciò che rappresentava. Anche la chiesa locale fu coinvolta nel tentativo di screditarlo, mentre i giovani nazionalisti di Mlodziez Wszechpolska, nel 2017, pubblicarono un suo presunto "certificato di morte" a nome della nazione polacca: denunciato come chiara intimidazione, il caso fu ignorato, come altri, dalla Procura.

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