Perché la Germania pensa al ritorno del servizio militare obbligatorio

La questione è complessa. La Germania ha deciso di introdurre un nuovo sistema che, a seconda del punto di vista, somiglia sia a un ritorno del servizio militare obbligatorio sia a un semplice potenziamento del reclutamento volontario. Il risultato è un compromesso articolato, frutto di mesi di discussione nella coalizione di governo, su come affrontare un tema necessario ma politicamente delicato. Il punto di partenza è lo stato della Bundeswehr. Nonostante la Germania sia il Paese economicamente più forte d’Europa, il suo esercito appare sottodimensionato e poco equipaggiato rispetto agli standard richiesti dall’attuale scenario di sicurezza. Le cause sono molteplici: il peso della storia tedesca, l’eredità pacifista della Repubblica federale e un lungo periodo in cui i governi successivi alla riunificazione hanno investito poco nella difesa. La guerra in Ucraina ha però cambiato radicalmente le condizioni. L’ipotesi, discussa apertamente da vertici militari e analisti, che la Russia possa nei prossimi anni esercitare pressioni militari su Paesi europei come le Repubbliche Baltiche, la Finlandia o la Polonia, ha accelerato un ripensamento strategico. A questo si è aggiunta la richiesta dell’amministrazione Trump agli alleati NATO di aumentare la spesa militare fino al 5% del PIL entro il 2035. La Germania si trova così a essere una grande potenza economica con un esercito non considerato all’altezza delle nuove minacce. Il governo ha avviato un ampio programma di investimenti che ha portato il budget per la difesa oltre il 2% del PIL e sbloccato nuovi margini di indebitamento, ma resta il problema del personale. Senza un numero adeguato di soldati, l’aumento della spesa rischia di non produrre gli effetti necessari. Da mesi il dibattito politico è concentrato proprio su come incrementare il numero delle reclute. Secondo Deutsche Welle, la Bundeswehr conta oggi circa 182.000 soldati, ma per soddisfare i requisiti NATO al 2035 ne servirebbero almeno 260.000. L’Unione Cristiano-Democratica e la sua formazione gemella bavarese, la CSU, hanno sostenuto la necessità di reintrodurre la leva obbligatoria, o almeno un meccanismo che permetta di ripristinarla automaticamente nel caso in cui i volontari non fossero sufficienti. I socialdemocratici, invece, si sono opposti con fermezza a qualsiasi ritorno alla coscrizione tradizionale. Da qui è nato il compromesso. Il governo ha deciso di introdurre un questionario obbligatorio e una visita di idoneità per tutti i diciottenni, così da ottenere una fotografia aggiornata del potenziale di reclutamento. Sulla base delle risposte, sarà possibile arruolarsi su base volontaria. Al momento non esiste alcun obbligo di servizio. Rimane però un elemento di ambiguità: se il numero dei volontari non dovesse bastare, il Bundestag potrebbe essere chiamato a introdurre una sorta di “servizio militare obbligatorio su richiesta”, limitato cioè al numero di giovani necessari. Come riporta DW, in questo caso il Parlamento dovrebbe valutare se la situazione della sicurezza giustifichi il passaggio a una forma più vincolante. Il problema politico è stato quindi trovare un modo per prevedere un’eventuale obbligatorietà senza reinserire esplicitamente la leva. Una prima proposta — una selezione tramite sorteggio — è stata accantonata. L’ipotesi che ha preso piede, descritta anche da Politico, è quella di un “obbligo di servizio basato sulle necessità”: una formula che permetterebbe alla Bundeswehr di chiamare solo le reclute indispensabili, ricorrendo alla lotteria solo come extrema ratio. Per ora, dunque, il sistema si ferma al questionario. Il Parlamento deciderà in futuro, e soltanto in condizioni di emergenza, se attivare una forma più stringente. Fino ad allora, la Germania mantiene una soluzione di mezzo che riflette le tensioni — storiche, politiche e strategiche — che rendono il tema della leva uno dei più sensibili nel dibattito tedesco contemporaneo.

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Luciana Grosso