Bbc sotto attacco tra accuse di parzialità e minacce legali di Trump

Il terremoto che ha colpito la BBC rischia di avere conseguenze molto pesanti su una delle istituzioni più prestigiose del Regno Unito. E a perderci non sarebbero solo i britannici. Forse il primo errore è stato dimenticarsi che la British Broadcasting corporation, fondata nel 1922, è fatta di persone. Circa 22mila – di cui oltre 5 mila giornalisti - che, in quanto umane, sono fallibili. Proprio per questo anche la BBC può essere colta in fallo, e prova ne è il pandemonio creato nell’ultima settimana da un report interno finito nelle mani del quotidiano conservatore The Telegraph, che ne ha pubblicato ampi stralci. Lo scrutinio, commissionato dalla stessa emittente, ha evidenziato che in più di un’occasione la televisione di stato britannica si è dimostrata non all’altezza dei criteri di oggettività, rigore, imparzialità che si era data e che l’hanno resa, negli anni, una delle testate più affidabili al mondo. Ironia della sorte, il caso più eclatante di “errore di giudizio”, come lo ha definito il presidente della BBC Samir Shah che si è per questo scusato in una lunga lettera ai parlamentari britannico, è legato al nome di una delle trasmissioni di inchiesta più prestigiose e più longeve: Panorama. In un documentario su Trump, mandato in onda nell’ottobre del 2024 , due frasi distanziate di una quarantina di minuti l’una dall’altra del lungo discorso che il tycoon aveva tenuto davanti al Campidoglio il 6 gennaio del 2021 erano state montate insieme, accrescendo così l’impressione che Trump stesse incitando i suoi sostenitori alla violenza. Ma nel report erano citate violazioni della proverbiale imparzialità anche in casi riguardanti la guerra a Gaza e le questioni di genere. Negli ultimissimi anni gli attacchi e le critiche alla BBC sono andati intensificandosi: E, di nuovo, il momento di accelerazione si lega nuovamente a Panorama. Nel 2021 emerse, grazie a un altro report interno, che la celeberrima intervista fatta da Martin Bashir a Diana era stata estorta dal giornalista. A oltre 25 anni dai fatti, la BBC si scusò pubblicamente e promise che l’intervista non sarebbe più stata ritrasmessa e Bashir lasciò l’emittente. Nel marzo del 2023, l’ex giocatore Gary Lineker trasformatosi negli anni nel commentatore di punta Match, pubblicò un tweet critico verso il governo britannico e la politica sull’immigrazione. La sua sospensione per presunta violazione delle linee guida sull’imparzialità portò allo scoppio di una protesta interna: colleghi, commentatori e telecronisti si rifiutano di andare in onda. La BBC fu quindi costretta a fare marcia indietro; Lineker venne reintegrato e l’azienda annunciò una revisione delle sue regole social. Nel maggio di quest’anno, su poi il conduttore stesso ad annunciare l’addio, dopo essersi attirato nuove critiche per un suo post su Instagram legato al conflitto Israele-Gaza. L’episodio riaprì il dibattito su quanto i presentatori della BBC possano esprimere opinioni personali su temi politici sensibili, visto il peso della loro influenza. Al di là dei presentatori che, come nel caso di Lineker, non è detto siano giornalisti, anche tra coloro di questi che hanno deciso di lasciare l’emittente c’è spesso la necessità di poter esprimere le proprie opinioni, di prendere posizione. Su questo tema, è forse esemplare quanto accaduto alla conduttrice Martine Croxall recentemente, che, leggendo al telegiornale una notizia sulla maternità, alzò gli occhi al cielo quando lesse persone incinte e corresse in un secondo momento con donne incinte. Fu accusata di essere poco rispettosa di un linguaggio inclusivo. Il confitto a Gaza ha ulteriormente esacerbato gli animi. Due gli episodi più importanti. Il primo riguarda la messa in onda, sempre quest’anno, del documentario Gaza: How to Survive a Warzone. Venne ritirato perché la voce narrante era quella di un ragazzino che si è rivelato essere il figlio di un funzionario di Hamas senza che questo fosse stato detto al pubblico. La BBC riconobbe “errori editoriali significativi”. Ofcom – l’authority di controllo - stabilì che il pubblico era stato ingannato. Durante la diretta del festival musicale di Glastonbury, il duo Bob Vylan pronunciò frasi considerate altamente controverse e la BBC fu accusata di trasmettere contenuti potenzialmente antisemitici. Tutto questo sono avvenuti in un clima politico sempre più polarizzato nel Paese. Personaggi come l’ex premier Boris Johnson o l’attuale leader di Reform Uk, Nigel Farage hanno accusato la BBC di avere “pregiudizi di sinistra”. In parallelo, si discute del ruolo di Robbie Gibb , accusato di guidare le pressioni interne per cambiare la linea editoriale. Sarebbe stato lui, secondo alcuni, la “manina” che avrebbe passato l’ultimo dossier al Telegraph. “Non tutti gli inglesi sono consapevoli del tesoro che abbiamo”, l’amaro commento che mi ha fatto un esponente della camera dei lord che non vuole essere citato. “Io stesso forse non ne sono stato così tanto consapevole fino a che non ho cominciato a viaggiare nel mondo”. Il lord poi conferma: “tutto questo è il frutto di una maggiore polarizzazione del paese e la responsabilità è di gente che vuole strumentalizzare la situazione, specie quando si parla di immigrazione”. È questo il terreno “fertile”, che ha fatto stabilire al presidente Trump che, a distanza di oltre un anno dalla messa in onda del documentario, rimasto disponibile a lungo sulla piattaforma I Player, era giunto il momento di agire, minacciando una causa da un miliardo di dollari. Le dimissioni del direttore generale Tim Davie, e della ceo delle News Deborah Turness non hanno fatto alcuna differenza. Davie, nel dare l’addio all’emittente, pur riconoscendo gli errori commessi, ha detto chiaramente che la libertà di stampa è sotto attacco e ha esplicitamente parlato di “nemici” della BBC. A seguito delle consultazioni avute con il proprio team legale, l’emittente ha deciso di inviare le proprie scuse al presidente, evidenziando però al tempo stesso che non ci sono gli estremi per una causa di diffamazione. La questione BBC rappresenta un problema, quanto significativo lo si capirà col passare delle settimane, nelle relazioni tra Washinton e Londra. Ma non è l’unico elemento a mettere alla prova la cosiddetta relazione speciale. Sky News ha rivelato per prima che il Regno Unito ha sospeso la condivisione di “alcune informazioni di intelligence” con gli Stati Uniti su imbarcazioni sospettate di traffico di droga nei Caraibi. I funzionari britannici sarebbero preoccupati che tali informazioni possano essere impiegate dagli Stati Uniti per attacchi letali, possibilmente violando il diritto internazionale. L’intelligence coinvolta è soprattutto quella marittima, legata al monitoraggio delle cosiddette “drug boats” provenienti o passanti nei territori caraibici controllati dal Regno Unito.

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Tiziana Prezzo