Green Deal, dal nuovo accordo Ue sul clima alle terre rare cinesi
MondoI ministri europei dell’ambiente riuniti a Bruxelles, dopo 24 ore di negoziati, hanno raggiunto un accordo sul clima: è stato confermato l’obiettivo di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040, prevedendo però alcune flessibilità per semplificare l’iter
L’accordo Ue sul clima
L’accordo approvato a Bruxelles dal Consiglio Ambiente conferma l’obiettivo di ridurre le emissioni nocive del 90% rispetto al 1990 entro il 2040. Per farlo sono previste alcune flessibilità, come la possibilità di contabilizzare nel bilancio delle emissioni fino al 5% di crediti internazionali di carbonio extra Ue, mentre un ulteriore 5% di crediti esteri potrà essere acquistato dai Paesi per coprire gli sforzi nazionali.
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica italiano Gilberto Pichetto Fratin ha accolto l’iniziativa con entusiasmo, definendo l’accordo un “buon compromesso” e ricordando come esso preveda anche il rinvio di un anno, dal 2027 al 2028, dell’ETS2.
L’intesa, raggiunta a maggioranza qualificata e non all’unanimità, sembra comunque rappresentare un primo passo verso un’unica direzione. “Siamo soddisfatti, perché per la prima volta siamo riusciti ad instaurare un po’ di sano pragmatismo negli obiettivi ideologici del Green Deal – annuncia l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Francesco Torselli, ospite a Generazione Europa –. L’obiettivo del 2040 rimane ambizioso, ma grazie alla possibilità di inserire i crediti extra diventa più facile da declinare nella vita quotidiana”.
Traguardo che anticipa quello finale, che prevedrebbe di eliminare completamente le emissioni entro il 2050.
Concorde sul fatto che sia un “buon risultato” è anche Benedetta Scuderi dei Verdi, che evidenzia tuttavia le criticità legate alla possibilità di comprare crediti extra Ue: “Questo 5% mi sembra paradossale, perché costituisce una spesa che peserà sui governi e sulle imprese senza guardare a un miglioramento interno. Il limite del 90% era un target che a sua volta era già stato ridotto rispetto a quello iniziale del 95% entro il 2040, considerato sufficiente dagli scienziati per restare all’interno degli Accordi di Parigi. Avevamo già giocato al ribasso sul 90% e ora ci siamo ritrovati all’85%”. In vista della COP30 che si terrà in Brasile dal 10 al 21 novembre, una legge europea sul clima varata con più anticipo e con un target più consistente “avrebbe permesso all’Ue di esercitare un ruolo più trainante, mentre adesso non sono convinta che riusciremo a farlo”, conclude Scuderi.
Salvo l’export di terre rare cinesi in Ue
A pesare sul bilancio complessivo delle emissioni globali emesse sono soprattutto gli Stati Uniti e la Cina, i cui leader, Trump e Xi Jinping, si sono incontrati a fine ottobre in Corea del Sud giungendo ad un accordo sulle terre rare: Pechino, che è il principale produttore mondiale di REE – Rare Earth Elements –, continuerà ad esportarle verso Usa e Ue per i prossimi 12 mesi. Dal punto di vista scientifico si tratta di 17 elementi della tavola periodica, da quello geopolitico di una delle merci di scambio più contese perché indispensabili per diversi settori oggi strategici, come quello elettronico, della difesa e della transizione verde.
Lo ricorda Torselli: “È innegabile che le terre rare e in generale le materie prime critiche siano fondamentali per la nostra economia e che l’Europa debba attrezzarsi. Il governo italiano è consapevole che per risolvere il problema dell’autonomia è necessaria una transizione: per questo abbiamo fatto dei decreti legge per aprire le miniere che danno all’Italia la possibilità di estrarre le materie che abbiamo, come il litio”.
Per Scuderi, invece, “servirebbe una risposta più sistemica rispetto all’apertura delle miniere: un’attività di estrazione deve essere presente anche all’interno dei territori europei, ma dovrebbe essere l’ultimo scoglio. Prima dobbiamo mirare ad altre due cose importantissime: all’efficienza, cioè a ridurre le risorse che utilizziamo, sia personali che sistemiche, e alla circolarità. Ad oggi noi perdiamo nelle discariche una grande quantità di terre rare, che invece potremmo riutilizzare. Se dai fossili siamo necessariamente dipendenti perché non sono riciclabili e li dobbiamo estrarre, le terre rare possono invece essere riciclate e questo ci permetterà, nel lungo termine, di avere un’autonomia”.