In Francia oltre un universitario su due è costretto a saltare i pasti

Per il terzo anno consecutivo, l’associazione francese Cop1 – che ha come scopo di fornire assistenza agli studenti in difficoltà economica attraverso la distribuzione gratuita di generi alimentari, prodotti per l'igiene e vestiti – ha presentato con l’Institut Francais d’Opinion Publique il barometro annuale della situazione degli studenti universitari nel Paese. Due anni dopo il picco inflazionistico del 2022-2023, il sondaggio punta a valutare l'evoluzione della precarietà studentesca nelle sue molteplici dimensioni, come insicurezza alimentare, difficoltà abitative e salute mentale. Nonostante alcuni indicatori siano in leggero miglioramento rispetto ai due anni precedenti, l’associazione allarma sul processo di “normalizzazione” della precarietà studentesca. Gli universitari francesi non soddisfano la propria fame “Il sondaggio mostra che i numeri sono costanti”, spiega Charles Cuvillier, direttore dell’advocacy di Cop1. “Secondo la nostra analisi, la precarietà ha avuto un picco in questi ultimi anni a causa delle crisi che abbiamo vissuto, dal Covid-19 all’inflazione. Si pensava che questi effetti si sarebbero attenuati con il tempo. Chiaramente non è così”. Cuvillier spiega che l'associazione, nata cinque anni fa per rispondere alle difficoltà di quel momento storico, ha riscontrato che la situazione critica degli studenti universitari francesi non era legata a una semplice “crisi temporanea, ma è una condizione permanente per la maggior parte dei giovani che studiano in condizioni finanziarie precarie”, spiega ancora Cuvillier. Il sondaggio analizza soprattutto la precarietà alimentare, che, anche se accenna a migliorare di qualche punto percentuale, resta radicata. Il 34% degli universitari salta regolarmente i pasti per mancanza di denaro . I beneficiari di Cop1 rimangono particolarmente colpiti, con il 62% degli interessati, a testimonianza di situazioni di grande vulnerabilità. Davanti a queste difficoltà, “ci sono molti studenti che cambiano le loro abitudini alimentari”, spiega Cuvillier, “smettono di mangiare carne e cercano prodotti di qualità inferiore, che costano meno. Ma ci sono anche ragazzi che purtroppo devono saltare i pasti perché non hanno i mezzi per mangiare quando hanno fame. Questo è il caso peggiore della povertà studentesca”. Salute mentale e mestruale: quando il benessere dipende dagli aiuti “L’alloggio rappresenta la prima voce di spesa per gli studenti”, illustra il direttore dell’advocacy di Cop1. L’affitto diventa così un fattore da prendere in considerazione nella scelta dell’università, motivo per cui alcune persone scelgono di studiare vicino a casa, per continuare a vivere con i propri genitori. Altra soluzione è la borsa di studio, a cui gli studenti possono fare domanda. Il problema è che il corrispettivo economico garantito spesso non è sufficiente per pagare un affitto, o non ci sono abbastanza borse di studio. “La grande maggioranza degli studenti non riceve borse di studio perché non rientra nei criteri, che non includono ad esempio gli stranieri”, denuncia Cuvillier. “Oggi il sistema delle borse è completamente sconnesso dalla realtà. Ci sono molti studenti che dovrebbero riceverne una per vivere e studiare in buone condizioni e che non possono averla, perché la borsa si calcola sul reddito dei genitori e non sulla situazione reale dello studente”. Chi non riesce a vincere le borse di studio e non può beneficiare di un supporto familiare spesso si trova costretto a dover sacrificare anche qualche aspetto della propria salute. Ad esempio, il sondaggio di Ifop accende una luce sulla precarietà delle studentesse e sulle loro difficoltà legate alle mestruazioni. La precarietà mestruale, intesa come l'impossibilità economica ad accedere ad assorbenti e medicinali adeguati, colpisce infatti il 23% di loro, un dato coerente con quello del 2024 ma superiore alla media nazionale . Tra le beneficiarie di Cop1, questa percentuale raggiunge il 40%. A causa delle difficoltà economiche, anche la salute mentale di molti universitari francesi ne risente. Due terzi degli intervistati riferiscono di provare principalmente emozioni negative, quali stanchezza, senso di sopraffazione e solitudine, contro il 34% di emozioni positive. Inoltre, emerge la fatica a prendersi cura della propria salute mentale. Un accompagnamento psicologico resta troppo costoso e i servizi offerti agli studenti sono ancora poco conosciuti. Quali soluzioni possibili? Secondo Charles Cuvillier questa situazione “è inaccettabile per un Paese come la Francia”. Il direttore dell’advocacy spiega che l’associazione lotta innanzitutto per le situazioni emergenziali. All’inizio del 2025, per esempio, il Parlamento ha votato una proposta di legge per rendere accessibile a tutti gli studenti il “pasto a 1 euro”. Nonostante l’approvazione in prima lettura, la misura non è ancora stata applicata, a causa dell’instabilità politica. “Accanto alle politiche di emergenza, serve però anche un pensiero strutturale più ampio sulla precarietà dei giovani in Francia”, continua il direttore dell’advocacy. “Vediamo che non c’è oggi una vera volontà politica, né sulla precarietà studentesca, né sulla salute dei giovani. C’è davvero molto lavoro da fare a livello politico”.

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In Francia oltre un universitario su due è costretto a saltare i pasti

Veronica Gennari