Mancano zucchero e insulina: a Gaza anche il diabete può uccidere

Nella Striscia di Gaza non si muore solo sotto i bombardamenti israeliani. A uccidere ci sono anche le farmacie vuote, i frigoriferi spenti, gli ospedali distrutti, il blocco degli alimenti. Le persone con patologie croniche e oncologiche rischiano quotidianamente la vita. Sono le morti indirette di chi non ha più accesso alle terapie o ai farmaci salvavita. Come i malati di diabete di tipo 1. Chi ne soffre deve monitorare quotidianamente i valori di glicemia nel sangue e somministrarsi l’insulina più volte al giorno. In caso di iperglicemie severe, solo l’insulina può riportare la glicemia a livelli base, evitando il coma iperglicemico. Mentre in caso di ipoglicemie gravi lo zucchero diventa un salvavita. Ma a Gaza, a causa dei blocchi degli aiuti imposti da Israele, i prezzi degli alimenti hanno raggiunto prezzi esorbitanti: un chilo di zucchero costa quasi 100 dollari . Nella Striscia, secondo il ministero della Salute locale, ci sono oltre 70 mila persone con diabete, di cui qualche migliaia con diabete di tipo 1 , bambini compresi. Senza insulina e strumenti di autocontrollo, il diabete di tipo 1 è una condizione letale nel giro di pochi giorni. E a Gaza molti malati hanno accesso a una sola puntura di insulina alla settimana, anziché le quattro al giorno necessarie. “Si deve sapere che a Gaza tutte le strutture che forniscono farmaci o presidi per le malattie croniche come il diabete di tipo 1 non funzionano più o non esistono più”, racconta a SkyTG24 Insider Sonam Dreyer Cornut, responsabile medica di Medici Senza Frontiere che ci parla da Gaza. “Per i pazienti con diabete di tipo 1 la gestione della malattia è molto difficile: non si riesce più a trovare l’insulina, soprattutto al Nord della Striscia è introvabile”. E a Gaza City - dove l’assistenza sanitaria è paralizzata - da settimane non ci sono più strutture che possano servire pazienti con patologie croniche. I bombardamenti israeliani hanno distrutto diversi centri medici, tra cui la sede centrale della Palestinian Medical Relief Society nei quartieri di al-Rimal e Tel al-Hawa. Questo attacco ha distrutto ingenti scorte di medicinali essenziali. Anche Medici Senza Frontiere ha dovuto sospendere le sue attività ed evacuato il personale dopo l'invasione israeliana della città. Il risultato è stato catastrofico per i malati cronici. “I pochi pazienti che ne hanno la possibilità provano a spostarsi verso il centro della Striscia", spiega, "dove c'è ancora qualche ospedale funzionante, ma non esiste comunque più la possibilità di avere la fornitura di insulina per un mese. Al massimo si possono ottenere le dosi che bastano per tre giorni o una settimana. Non di più”, racconta la responsabile medica di MSF. “Immaginate cosa significhi questo per i pazienti che hanno bisogno di insulina ogni giorno e notte, oltre a necessitare degli strumenti per monitorare la glicemia: è una sfida davvero estrema”. Le alternative sono poche: cercare di sopravvivere ogni giorno in queste condizioni o arrendersi alla malattia. I rischi imminenti per la salute sono gravi ipoglicemie e iperglicemie che in entrambi i casi possono portare al coma glicemico. E un altro grave problema è la conservazione dell’insulina, strettamente correlata alla sua temperatura. Perché il farmaco sia efficace deve essere conservato in frigorifero ma oggi, a causa della mancanza di energia elettrica, la maggior parte della popolazione non ne ha la possibilità. “Come si può avere un frigorifero a casa, se non esiste più la casa? Nelle tende tenere i farmaci al sicuro è impossibile”. Il blocco degli aiuti e un chilo di zucchero a 100 dollari L’altra sfida estrema per le persone con diabete è la malnutrizione, causata dal blocco degli alimenti imposto da Israele e la mancanza di cibo. “Non è difficile immaginare cosa può accadere a un paziente con diabete di tipo 1 che non può nutrirsi”, dice Dreye Cornut: “Chi soffre di questa patologia ha necessità di gestire l’alimentazione trovando un equilibrio tra i carboidrati complessi e carboidrati semplici . Ma come, se gli alimenti non entrano nella Striscia? “Ogni tanto si trova un po’ di riso, ma non è sufficiente per mantenere la glicemia stabile durante un’intera giornata”. E un altro ostacolo è la mancanza di zucchero, salvavita in caso di ipoglicemie: a Gaza non si trova più nei supermercati, e quando si trova è inaccessibile: il prezzo per un chilo sfiora i 100 dollari. “Abbiamo avuto molti pazienti con gravi ipoglicemie senza la possibilità di assumere zucchero, così come pazienti con in chetoacidosi perché non avevano l'insulina da somministrarsi”. Zucchero e insulina sono due facce della stessa medaglia: entrambi salvano la vita alle persone con diabete di tipo 1. Ma l’accesso a entrambi deve essere assicurato e quotidiano. “È come aggiungere sempre più e più difficoltà su questi pazienti. Senza insulina, cibo e acqua potabile per loro sopravvivere è diventato davvero difficile”, spiega MSF. “L’unico modo per salvare le persone con diabete a Gaza è far entrare l’insulina da fuori. Serve che cessi urgentemente il blocco degli aiuti”. Il racconto di un medico palestinese con diabete di tipo 1 Waseem Alzaanin è un giovane medico palestinese di 26 anni e convive con il diabete di tipo 1. Originario Beit Hanun, città di circa 35 mila abitanti nella parte settentrionale di Gaza, ha lasciato la Striscia qualche mese fa e al momento si trova in Irlanda, a Dublino, per un master. "Dall'ottobre 2023 ho dovuto affrontare enormi difficoltà nel reperire insulina e forniture per il diabete. Il peso di trovare un accesso affidabile a questi beni essenziali è stato schiacciante. Ho dovuto passare dalle penne per insulina alle fiale, un cambiamento di terapia che si è rivelato inefficace per la gestione del mio diabete”, racconta a SkyTG24 Insider. “Per fortuna, ho avuto contatti con alcune ONG che sono state in grado di aiutarmi a ricevere quantità limitate di insulina attraverso missioni umanitarie dall'estero”. Per questo Waseem si considera “una delle persone più fortunate che ha vissuto con il diabete a Gaza, ma so che molti non sono così fortunati”. Il 26enne ha lavorato per alcuni mesi come medico di base in una clinica a Deir Albalah, dove, racconta, “ho assistito alle strazianti difficoltà dei genitori che cercavano insulina per i loro figli affetti da diabete di tipo 1. Molte famiglie hanno dovuto affrontare settimane o addirittura mesi senza questo farmaco salvavita, con conseguenti gravi complicazioni”. C’è un volto che ancora oggi, anche se è lontano da Gaza, lo tormenta: “Quello di una bambina di otto anni che si è presentata in clinica in chetoacidosi diabetica, una situazione disperata causata dall'impossibilità di farsi l'insulina. Ma a causa della mancanza di spazio in reparto, è stata curata in regime ambulatoriale anziché in terapia intensiva”. Il medico ha sottolineato anche il problema della conservazione dell’insulina: deve essere tenuta in frigo, ma questo molto spesso non è possibile – soprattutto per chi vive nelle tendopoli – compromettendone l’efficacia: una penna di insulina deteriorata non agisce correttamente sui livelli di glicemia. E molti pazienti palestinesi hanno raccontato di immergere le fiale in bacinelle di acqua fredda per cercare di mantenerla alla giusta temperatura in assenza di corrente elettrica. Quando si trovava a Gaza, Waseem aveva un frigorifero funzionante solo per tre ore al giorno, “che non era assolutamente sufficiente per garantirne l'efficacia”. Riconosce però di essere stato fortunato a poterne usufruire, “soprattutto considerando che altri malati, vivendo all’interno di tende, sopportano condizioni più dure e rischiose”. Il medico chiede che si alzi la voce per fare pressione sull’IDF e sulla comunità internazionale, in particolare su organizzazioni come le Nazioni Unite e le ONG: “Non possiamo abbandonare le persone con diabete di tipo 1: per loro l’accesso alle forniture è vitale quanto quello al cibo e all'acqua pulita”. Negare l’ingresso di questi beni può portare a conseguenze devastanti, come la fame, il coma e la morte. Il medico 26enne ha potuto lasciare Gaza per continuare i suoi studi in Irlanda dove sta finalmente ricevendo una adeguata terapia insulinica. “Ma anche se ora sono al sicuro provo profonda preoccupazione per chi è Gaza, soprattutto per i bambini che faticano a ricevere anche le cure mediche minime per il diabete. A Gaza i diabetici di tipo 1 soffrono in silenzio, oscurati da crisi più gravi, e mi addolora che i loro bisogni vitali passino inosservati". Ad agosto 2025 Akihiro Seita, Direttore Salute presso l'UNRWA dal 2010, ha scritto un articolo denunciando le condizioni delle persone con diabete a Gaza e riportando la testimonianza di una collega delle Nazioni Unite che vive nella Striscia con il figlio piccolo, malato di diabete di tipo 1. "In questo momento abbiamo insulina a disposizione, ma lo zucchero è introvabile. Lo zucchero per mio figlio è necessario quanto l’insulina. E io devo proteggerlo”. A Gaza, ha raccontato, "la vita per i malati è davvero dura. Arrivare alla fine di ogni giorno è diventata una lotta".

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Mancano zucchero e insulina: a Gaza anche il diabete può uccidere

Giulia Mengolini