Quello che Pete Hegseth non dice

In uno dei momenti più delicati e complessi della storia recente, ieri, nella base americana di Quantico, si è tenuta una riunione diversa dalle altre. Non solo perché ha riunito tutti i vertici delle forze armate statunitensi ma perché nessuno ne conosceva la ragione. La riunione infatti era stata convocata la scorsa settimana dal Ministro della Guerra Pete Hegseth senza specificarne l’ordine del giorno. In molti, data la congiuntura storica, avevano pensato al peggio e al fatto che fosse possibile che uno dei tanti fronti di guerra ‘in potenza’ degli Stati Uniti si trasformasse in un fronte di guerra ‘in atto’, magari con Russia o con Cina. Invece, non era niente di tutto questo. Tra discorso motivazionale e ramanzina Quando Pete Hegseth ha iniziato a parlare, di fronte a un platea militare, quindi per definizione impassibile , l’agenda della riunione è parsa più chiara. Hegseth ha tenuto un discorso a metà strada tra un intervento motivazionale e una ramanzina, nel quale diceva che l’esercito americano deve cambiare e smettere di essere ‘woke’: “Per troppo tempo abbiamo promosso leader per le ragioni sbagliate: in base alla loro razza, alle quote di genere, ai cosiddetti primati storici. Ora stiamo ponendo fine alla guerra contro i guerrieri. Basta con i mesi dell'identità, gli uffici DEI, i tizi in abito da sera. Basta con l'adorazione del cambiamento climatico, basta con le divisioni, le distrazioni o le illusioni di genere, basta con i detriti”. Insomma basta con un esercito che Hegseth definisce ‘troppo sensibile’ e via libera a un esercito fatto “non di soldati, ma di guerrieri”. Barba, capelli e addominali Prima di tutto, secondo il Segretario alla Difesa – ed ex anchor di Fox News – i militari Usa dovrebbero farsi la barba. “Ci taglieremo i capelli, ci raderemo la barba e rispetteremo gli standard", ha ammonito, sottolineando che “ovviamente dovranno avere un fisico scolpito. “Se posso farlo io che sono un Segretario, potete farlo anche voi”, ha detto Hegseth i cui canali social sono nutriti di video dei suoi allenamenti in palestra, trionfo di addominali e flessioni. Ma soprattutto, un vero soldato, anzi ‘guerriero’ americano, non dovrà nutrire alcun interesse per questioni come la tutela delle minoranze e il cambiamento climatico. Anche le sensibilità individuali e il rispetto delle persone possono andare in soffitta, retaggio di un approccio dannoso e inadeguato. “Oggi - ha detto Hegseth - sotto la mia direzione, stiamo intraprendendo una revisione completa delle definizioni del dipartimento di cosiddetta leadership tossica, bullismo e nonnismo, per consentire ai leader di far rispettare gli standard senza timore di ritorsioni o di essere messi in discussione”. Donne e standard fisici Un quadro a cui, ha tenuto a specificare, le donne dovranno adeguarsi: “Apprezziamo molto le truppe femminili - ha detto il ministro- i nostri ufficiali e sottufficiali sono in assoluto i migliori al mondo. Ma quando si tratta di qualsiasi lavoro che richieda potenza fisica per essere eseguito in combattimento, questi standard fisici devono essere elevati e neutri rispetto al genere. Se le donne possono farcela, ottimo. Altrimenti, tant'è. Se questo significa che nessuna donna è qualificata per alcuni lavori di combattimento, così sia. Non è questo l'intento, ma potrebbe essere il risultato, così sia... Non stiamo scherzando. Questo è il combattimento. È una questione di vita o di morte”. Un discorso difficile da valutare almeno nell’immediato, almeno fino a quando non se ne vedranno la capacità di tradursi in realtà e sopratutto gli effetti sull’addestramento e sull’atteggiamento dei militari americani. Un esercito per combattere altri americani Eppure, nonostante l’enormità delle parole di Hegseth, non è su di esse che bisogna concentrarsi. Anzi, è possibile che fossero un’arma di distrazione per nascondere il vero senso di quella riunione, racchiuso, invece, nelle parole del Presidente Donald Trump. Nel suo intervento, il presidente dopo aver parlato di quanto fosse incapace Joe Biden, di quanto magnificente sia la sua presidenza e di quanto ingiusto sia il fatto che non gli abbiano ancora dato il Nobel per la Pace , al minuto 44 ha detto: “Basta occuparci sempre di Kenya o Somalia, c’è un nemico più insidioso fra di noi e ho firmato il mese scorso un decreto per l’istituzione di una forza di intervento rapido per sedare disordini civili: c’è un nemico fra noi e dobbiamo occuparcene prima che sia fuori controllo e ho proposto a Pete di usare le città americane come terreno di addestramento per l’esercito”. Questo forse è il punto vero, della giornata e forse dei prossimi mesi di storia americana. Non le barbe, non il machismo, non il via libera al nonnismo. Ma il fatto che il governo di Washington voglia sì un esercito forte e spietato, fatto di guerrieri invece che di soldati, ma che lo voglia per combattere contro altri americani.

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Luciana Grosso