Trump e Khan: storia di una relazione… “speciale”

In principio fu il primo, famigerato travel ban: correva l’anno 2017; Donald Trump si era appena insediato alla Casa Bianca e Sadiq Khan era da pochi mesi diventato il sindaco di una delle città più multiculturali e multietniche al mondo. Il titolo ufficiale di quell’ordine esecutivo aveva già in sé qualcosa di programmatico: “Proteggere la nazione dall’ingresso di terroristi stranieri negli Stati Uniti”. Il provvedimento bloccava per 90 giorni l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen. Khan non usò mezzi termini per condannare il provvedimento: lo definì “vergognoso e crudele”. Disse che il divieto andava “contro i valori di libertà e tolleranza su cui è fondata l’America” e sottolineò che molti cittadini britannici con doppia cittadinanza sarebbero stati colpiti dalla misura, inclusi i londinesi nati in quei Paesi oggetto del divieto. Il rapporto tra il magnate e l’ex avvocato dei diritti umani e di origini pakistane si irrigidì immediatamente e diventò una delle più vivide dimostrazioni di come la politica identitaria, i media e la retorica pubblica possano intrecciarsi fino a generare una relazione di aperto scontro. Il 2017 fu anche un anno di attentati a Londra, incluso quello vicino a London Bridge. The Donald insinuò che la capitale britannica era diventata troppo “radicalizzata”. Khan replicò che il Presidente era “male informato”. E ancora: Khan definì le politiche di Trump “divisive e bigotte”, Trump considerò un attacco personale la sua nasty attitude, il suo atteggiamento ostile. Altre scintille costellano la prima visita di stato dell’inquilino della Casa Bianca nel 2019. Khan, dopo essere stato attaccato con tweet feroci, dichiara che Trump non è “alla stessa altezza” di predecessori come Barack Obama o George W. Bush, che in passato avevano ricevuto onori istituzionali simili. Nel fiume di cinquettii, si becca dello stone cold loser e viene rimproverato per non fare abbastanza contro la criminalità a Londra. Trump critica pure Scotland Yard, che è alle dipendenze del sindaco. I botta e risposta tra i due si prendono una pausa negli anni in cui alla Casa Bianca c’è Biden. Quando è ormai chiaro il ritorno di The Donald, il sindaco prova resettare il rapporto. Dichiara di sperare che il Trump “di adesso” sia diverso rispetto a quello della sua prima presidenza. Pur avendo avuto tanti scontri, dice, è disposto a lavorare insieme– nei limiti del suo mandato – in quanto sindaco di una delle città più globali del mondo. Niente da fare, va possibilmente peggio di prima. In più occasioni, Khan ha denunciato un aumento degli abusi razzisti online dopo le affermazioni di Trump, specie quando queste riguardano l’immigrazione o la religione. Il primo cittadino di Londra diventa l’oggetto di migliaia di messaggi offensivi, razzisti o radicalizzati. La verità è che i due si disprezzano: si trovano a lottare sulle medesime cose che l’altro sostiene. Una lunga lista di temi li divide: l’ambiente, il multiculturalismo, l’immigrazione, la religione, la sicurezza. Trump ha spesso usato uno stile e una retorica che pongono enfasi su “barriere”, sicurezza, minaccia esterna. Khan, da parte sua, ha fatto dell’inclusione, della lotta alla discriminazione e del multiculturalismo elementi centrali della sua missione pubblica. Ogni volta che Londra è stata colpita da attacchi o da proteste , sono scattate le reazioni pubbliche da parte di Trump. Le uniche manifestazioni che non sono state oggetto di critica sua sono state quelle dell’estrema destra. Dal canto suo Khan usa lo scontro con Trump anche come segnale verso la sua base progressista, verso le minoranze, per definirsi come un leader che resiste alle politiche populiste e nazionaliste. Anche per l’elettorato britannico la questione non è solo “il sindaco contro il presidente”, ma quello che rappresentano: due visioni del mondo opposte. Durante la seconda visita di stato a Londra, avvenuta a metà settembre di quest’anno, Trump non ha voluto che Khan fosse presente al banchetto di Stato a Windsor, chiedendo esplicitamente che fosse escluso. Khan da parte sua ha scritto un editoriale sul The Guardian, in cui ha affermato che “qualcosa nel nostro paese è cambiato”, specie dopo la grande manifestazione dell’estrema destra, avvenuta solo pochi giorni prima, che aveva visto filare oltre 110 mila persone per le strade di Londra . Dalle colonne del quotidiano progressista ha accusato l’inquilino della Casa Bianca di “alimentare la fiamma della politica di estrema destra divisa nel mondo”. L’apice di questo scontro di visioni si è visto durante l’assemblea generale dell’Onu. Davanti ai leader di tutto il mondo, il presidente ha dedicato un passaggio dei 56 minuti del suo discorso a Londra e al suo sindaco: “I look at London, where you have a terrible mayor, terrible, terrible mayor, and it’s been changed, it’s been so changed. Now they want to go to sharia law. But you are in a different country, you can’t do that.” In altri termini, Trump ha accusato Khan di essere un “terribile sindaco” di Londra, affermando che sotto la sua guida la città vorrebbe andare verso la legge islamica , ma che ciò non sarebbe possibile perché Londra è in “un Paese diverso”. Khan è sembrato inizialmente non voler degnare il presidente di una replica, limitandosi a definire il commento sulla sharia “apalling and bigoted” . Il giorno dopo, però, ha incontrato la stampa nazionale. E in quell’occasione, non si è risparmiato. “Credo che il presidente Trump abbia dimostrato di essere razzista, sessista, misogino e islamofobo”, il primo affondo, seguito da una sottile, “perfida” considerazione: “io sono semplicemente grato che abbiamo numeri record di americani che vengono a Londra. Se sempre più americani vengono a Londra, ci sarà un motivo”.

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Tiziana Prezzo