La morte di Navalny e i segreti del Cremlino: il J'accuse della vedova Yulia

“Affermo che Vladimir Putin è colpevole dell'omicidio di mio marito, Alexej Navalny”, con queste parole, affidate a un video pubblicato su YouTube, Yulia Navalnaya, vedova di Alexej Navalny, ha detto di avere le prove che suo marito, leader tra i più noti dell’opposizione al regime di Vladimir Putin, è stato ucciso e che la sua morte non sarebbe arrivata per cause naturali. In realtà, le circostanze della morte ‘naturale’ di Navalny non sono mai state del tutto chiarite e, anzi, sono da sempre circondate da grandi dubbi. Infatti Navalny era stato tra i più alacri e incisivi oppositori di Putin, e proprio per questo, era divenuto uno dei principali obiettivi della repressione putiniana. Già nel 2017, durante la campagna elettorale presidenziale era stato aggredito da uno sconosciuto con il cosiddetto ‘verde’ ossia un disinfettante che, a contatto con la pelle, la macchia per ore di verde. Alcuni mesi dopo, nel 2020, era stato avvelenato con il gas nervino e solo per un caso fortuito era riuscito a farsi curare in Germania e a sopravvivere. Rimessosi dalla degenza, dopo cinque mesi trascorsi in Germania, Navalny aveva deciso di fare ritorno in Russia, nonostante fosse praticamente certo di essere arrestato. E infatti così è stato: al suo arrivo all’aeroporto di Mosca, Navalny era stato arrestato per ‘frode’. Dopo alcuni mesi di detenzione, a questa accusa si era aggiunta quella di ‘estremismo’ cosa che aveva fatto lievitare la sua condanna da due a 19 anni e ne aveva giustificato il trasferimento in una delle più dure colonie penali in Siberia. Nel corso degli anni, sia quelli trascorsi da attivista che quelli trascorsi da prigioniero, Navalny non aveva mai dato tregua al regime, riuscendo anzi a impensierirlo tanto da farne ordinare l’arresto e la detenzione. E forse, è sospetto comune, anche l’uccisione. Così ora le parole della sua vedova, Yulia, arrivano più come conferma di quel che si sospettava da tempo che come una grande rivelazione. La novità, semmai, sta nel fatto che Navalnaya dice di avere le prove dell’omicidio. Nel video, infatti, la vedova dice di essere riuscita a ottenere alcuni campioni biologici del corpo del marito e di averli fatti analizzare da due laboratori indipendenti, l’uno non a conoscenza del lavoro dell’altro. E dalle analisi sarebbe emerso che Navalny è stato avvelenato. Navalnaya non ha fornito dettagli sulla sostanza che sarebbe stata usata, sfidando invece i laboratori stessi a rilasciare una documentazione completa invece di non farlo per paura delle ritorsioni del regime di Putin . Non solo, oltre a questo Navalnaya ha anche riferito di avere raccolto testimonianze dei dipendenti della colonia penale in cui era detenuto il marito e che questi avrebbero riferito che Navalny avrebbe iniziato a stare male ore prima della sua morte, prima lamentando dolori in tutto il corpo e poi avendo vertigini fino a vomitare nella sua cella . Nonostante l’agonia di Navalny sia durata per ore, nessun soccorso medico sembra sia stato richiesto, se non nell’ultimissima fase prima della morte. Una testimonianza che corrobora la convinzione che, in molti, in occidente, hanno circa il fatto che la morte di Navalny abbia avuto poco di naturale, ma che si sia trattato di un omicidio. Questo, anche in considerazione del fatto che è probabile che il suo nome fosse tra quelli previsti nello scambio di prigionieri che, proprio in quei mesi, l’amministrazione Biden stava trattando. Così, nell’attesa che i laboratori citati da Navalnaya rendano note le prove di quel che la vedova afferma , quel che resta per terra sono i fatti: e i fatti dicono che un uomo di 47 anni, noto per essere il più efficace oppositore di Vladimir Putin, è morto mentre era in carcere in Siberia. E che da allora, l’opposizione a Vladimir Putin non ha più trovato una voce, un’organizzazione, un leader.

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Luciana Grosso