Nikolina, il volto delle proteste contro Vučić

È stata l’estate delle barricate stile moti del ‘48, del Ferragosto di scontri con i lacrimogeni al posto dei fuochi di artificio, delle manifestazioni in tutto il Paese per chiedere elezioni anticipate, di quella che sembra a tutti gli effetti una rottura definitiva tra autorità e Djokovic, il tennista eroe nazionale diventato da un giorno all’altro “traditore”, reo di sostenere gli studenti in lotta. Dal crollo della pensilina della stazione di Novi Sad, la seconda città del Paese, in cui sono rimaste uccise 16 persone il primo novembre 2024, il dissenso è esploso grazie a una solida leadership studentesca che ha saputo canalizzare il malconten contro quello che viene percepito come un sistema di corruzione diffusa, dai vertici in giù. Ad agosto le tensioni hanno fatto un salto di livello: i video degli scontri sono rimbalzati sui social come schegge impazzite, rilanciati dalle testate di opposizione e dai profili degli universitari e diffusi con l’obiettivo di accendere un faro sulla repressione delle forze dell’ordine. Operazioni di sicurezza indirizzate non solo contro i facinorosi di piazza, ma contro pacifici dimostranti, spesso estranei alle proteste, come vi abbiamo raccontato su queste pagine. Nikolina, simbolo delle violenze perpetrate dalle forze di polizia Se questa fase ha un volto, è certamente quello di Nikolina Sinđelić, ventiduenne che la notte del 14 agosto è stata arrestata mentre tornava a casa “senza aver commesso alcun atto violento, per il semplice fatto di manifestare” racconta a Sky TG24. La ragazza ha scelto di denunciare le percosse e le minacce di stupro subite dal comandante dell’unità speciale JZO. Poche ore dopo alcune sue immagini intime sono state diffuse online senza consenso.“Una vendetta per non essere stata zitta” ci dice, quando la incontriamo a Belgrado a pochi passi dal Parlamento. Mentre parla mostra il suo cellulare distrutto quella notte: “Sono stati spaccati i telefoni di tutti gli arrestati per paura che uscissero delle foto degli abusi”. All’indomani dei fatti del 14 agosto, ha preso il via una campagna di solidarietà a sostegno della giovane, che è diventata così il simbolo della repressione “subdola” delle autorità, con raduni dal Nord al Sud del Paese. Una grande protesta si è svolta persino a Obrenovac, la cittadina nell’hinterland di Belgrado, dove Nikolina è nata e cresciuta: “La gran parte degli agenti di polizia e membri della gendarmeria si stanno rivelando dei picchiatori. Ma il problema più grande qui non sono le percosse: siamo arrivati a una situazione in cui subiamo violenza anche psicologica fino a minacce di violenza sessuale come quelle che ho ricevuto io”. Nikolina ritiene sia una strategia per disinnescare le proteste: “Aleksandar Vučić con il suo apparato coercitivo sta cercando in ogni modo di intimidire i ragazzi che si oppongono e sappiamo che i giovani sono il cuore pulsante di questa stagione di proteste”. Quando le chiediamo se ha paura, risponde con un secco “Sì”, ma che è preoccupata soprattutto per la sua famiglia: “… per mia madre, mio padre e anche per mio fratello che vive all’estero. Sto lottando perché un giorno possa tornare nel Paese da cui è scappato”. Nikolina ha sempre fatto politica, milita da alcuni anni in un partito di opposizione in area centro-destra. Oggi più che mai sente il fuoco ardere e con esso il desiderio di fare qualcosa per il suo Paese. Sottolinea con orgoglio che è in piazza da molto prima di quel maledetto primo novembre: “Ho iniziato a partecipare nel 2023 dopo le stragi avvenute in una scuola di Belgrado e in altri due comuni non lontani dalla capitale: denunciavamo la diffusione di un pensiero violento in tutta la società serba. Sono stata attiva contro i progetti di estrazione del litio e contro il coinvolgimento della multinazionale straniera Rio Tinto, così come ho alzato la voce per molte battaglie femministe. Ora siamo tutti concentrati su un cambio di leadership e su nuove elezioni. Obiettivi che perseguiamo pacificamente”, conclude. Il politologo: “Perché queste proteste sono differenti” La storia di Nikolina ci ricorda come il crollo della pensilina di Novi Sad sia stato una tragica miccia. Nei tredici anni di potere di Vučić c’è chi ha opposto resistenza in nome dell’ecologia, contro la devastazione urbanistica, il sessismo. Parliamo di battaglie intersezionali, per utilizzare una parola in voga e in questo caso estremamente pregnante. “Se ho calcolato correttamente, non c’è stato più di un anno e mezzo senza proteste in questi 13 anni”, spiega il politologo e consulente di un importante istituto di sondaggi, Viktor Stamenković, che incontriamo in un parco di Zemun, una delle municipalità di Belgrado. “La risposta ora è cambiata. Il partito del presidente, l’SNS, ha risolto sempre nello stesso modo. Lasciavano che la gente si sfogasse per strada, così che dopo qualche mese tutto fosse finito. Finora ha sempre funzionato ma adesso non è più sufficiente. I serbi non sono mai stati tanto arrabbiati e da 10 mesi stanno lanciando un messaggio chiaro: ‘continueremo finché Vučić non cadrà’”. L’analisi di Stamenković è netta: “Ritengo che attualmente ci troviamo nell'ultima fase di governo dell’Sns. Nessuno sa quanto durerà, ma la loro legittimità è così debole che non saranno in grado di sostenere una situazione simile per un lungo periodo”. Cosa accadrebbe se dai vertici arrivasse un colpo di mano per mettere a tacere tutti i dissidenti e si arrivasse a uno scenario bielorusso? “In questo momento ritengo che chi è al potere non abbia le forze di farlo”, commenta l’analista. Certo è che dopo mesi di silenzio e di appello dei manifestanti, l’Unione europea sembra aver tentato un cambio di atteggiamento nei confronti della questione serba. Per prima Marta Kos, commissaria europea per l’allargamento, ha affermato che “a Belgrado abbiamo un problema”, con un’espressione sui cui molti hanno ironizzato per via del richiamo allo sfortunato Apollo 13, una missione che come sappiamo sarebbe finita drammaticamente. Sì è tornati a parlare di Serbia, Paese candidato all’ingresso, anche con una sessione del Parlamento di Strasburgo e ancora tra le file del Partito Popolare europeo di cui l’Sns è un alleato esterno. Il leader dello schieramento dei moderati Ue, Manfred Weber, ha annunciato che l’ingresso potenziale del partito di Vučić sarà oggetto di dibattito e non ha mancato di esprimere perplessità sull’operato del governo serbo nei confronti dei manifestanti. In una lettera a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, Vučić ha puntato il dito contro il movimento protestatario che blocca il Paese e che ha accusato a sua volta di “violenza organizzata”. Mentre Ana Brnabić, presidente dell’Assemblea e ex ministra, fedelissima del presidente, è a Bruxelles, studenti e cittadini si preparano domenica sera a una nuova protesta a Novi Sad, che il 5 settembre è stata teatro di “una brutale e ingiustificata repressione” denunciata da chi ha manifestato. “L’Unione europea continuerà a chiudere gli occhi sulla politica interna di Vučić? Fino ad adesso ha finto di non vedere per avere una pedina stabile e per portare avanti i propri interessi: frenare le rivendicazioni di Belgrado sul Kosovo e accaparrarsi il litio. Tutte le richieste europee sono state esaudite da Vučić o sono sulla buona strada per esserlo. E dei diritti umani poco importa”, chiosa Stamenković.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Nikolina, il volto delle proteste contro Vučić

Ludovica Passeri