In Palestina la soluzione a due Stati non esiste più: ora cosa succede

Sembrano essersi messe su un piano inclinato le cose tra Israele e Palestina. E a mano a mano che i giorni passano e che ci si rende conto che il piano inclinato è arrivato alla sua parte più ripida, quella nella quale la pallina corre più veloce, diventa sempre più evidente come il 7 ottobre, oltre a dare il via a una sanguinosissima guerra, abbia anche messo l’Occidente di fronte alle sue nequizie. Come uno specchio. Uno specchio che ci restituisce l’immagine di un Occidente che dal 1948 in poi ha completamente ignorato un problema di evidente gravità, confidando nel pensiero magico per cui, ignorandolo, questo non si sarebbe mai presentato. E invece, dopo decenni di false partenze, di guerre locali e più o meno lampo, di scaramucce, guerriglie, attentati e rappresaglie, a un certo punto, il problema della Palestina contesa, dopo il 7 ottobre, si è presentato in tutta la sua gravità. E lo ha fatto, come spesso fanno i problemi gravi, esigendo verità. E la verità che si sta palesando nella Palestina contesa tra arabi e israeliani è quella nella quale, ogni ora che passa, appare sempre più evidente il fatto che la soluzione a due Stati non esiste più. O forse, visto che è l’ora delle verità, forse non è mai esistita davvero. Forse era una bugia che l’Occidente si andava ripetendo come un mantra, illudendosi che se lo avesse ripetuto abbastanza volte, prima o poi, si sarebbe avverata, come per magia. Come se per diventare vera per davvero, la soluzione a due Stati non richiedesse impegno e lavoro, diplomatico e politico, quotidiano, ma solo auspici e pacche sulle spalle. Il 7 ottobre, e i due anni di guerra che ne sono seguiti, invece, hanno smascherato l’inconsistenza del pigro pensiero magico dell’Occidente, la sua nequizia nel ripetere che quella palestinese era una questione complessa che si sarebbe risolta solo con una soluzione a due Stati, che, prima o poi, chissà come, chissà quando, si sarebbe presentata come punto di caduta risolutore di un conflitto che si trascinava da 80 anni. E invece no. Non solo la soluzione a due Stati non è mai stata davvero, e sinceramente, sul tavolo. Ma soprattutto, oggi, ha smesso di esistere anche come ipotesi di scuola. Oggi nessuno, alle condizioni attuali, può parlare di soluzione a due Stati senza distogliere lo sguardo, come i bugiardi da mezza tacca. Perché a rendere non realistica, oggi più che mai, l’ipotesi che nella striscia di terra che un tempo era la Palestina possano coesistere due stati, uno palestinese e uno israeliano, ci sono troppi dati di fatto. Ci sono i dati di fatto dell’orrore empio del 7 ottobre; ci sono i dati di fatto di una guerra che si trascina da due anni e che è andata molto oltre le sue cause e ragioni, mettendo a segno un bilancio di vittime e umanitario difficilmente dimenticabile da una firma su un accordo di pace. Ci sono le recenti decisioni del governo israeliano, che pare sempre più palesemente disinteressato a una soluzione di qualunque tipo. In particolare le ultime due: quella di dieci giorni fa, entrata in queste ore nella fase operativa, di occupare Gaza City, ossia l’ultimo avamposto di Striscia che l’esercito di Tel Aviv ancora non controlla e quella di ieri, di avviare una nuova serie di insediamenti di coloni in Cisgiordania, collocati in modo tale da tagliare in due la parte di territorio che, in teoria, dovrebbe essere sotto il controllo dell’Autorità Palestinese. Il piano approvato dal governo israeliano prevede la costruzione di 3400 nuove case, in una collocazione che, collegando la colonia esistente di Maale Adumim con Gerusalemme Est, taglierà in senso orizzontale la Cisgiordania, separando le sue tre città principali: Ramallah, a nord, da Gerusalemme Est e Betlemme, a sud. In questo modo, quello che avrebbe dovuto essere territorio palestinese si trasformerà in una specie di spezzatino, debole e accerchiato. E in questo modo, come ha detto il ministro delle Finanze di Israele, l’estremista religioso Bezalel Smotrich, ‘l’idea di uno Stato palestinese sarà seppellita per sempre’. Può non piacere, ma se non altro c’è qualcuno che ha il coraggio di dire la verità.

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Luciana Grosso