Le 1000 incognite del vertice di Washington tra Zelensky, Trump e l’Ue

Non sappiamo ancora cosa si diranno, nel corso dell’incontro che si svolgerà tra poche ore, il presidente statunitense Donald Trump, quello ucraino Volodymyr Zelensky e la delegazione di leader europei arrivati a Washington per fargli da scorta politica ed evitare che si arrivi, come lo scorso febbraio, a una baruffa nello Studio ovale. Eppure, anche se non sappiamo cosa si diranno, né quali saranno le conclusioni di questo insolito vertice, sappiamo però qual è lo scenario sullo sfondo di questo incontro e dei dibattiti degli ultimi giorni. Uno sfondo alla cui base c’è l’estrema diffidenza europea e ucraina nei confronti tanto del loro peggior nemico quanto del loro più solido e indispensabile alleato . La questione infatti è questa: le ragioni per cui l’Ue e l’Ucraina non si fidano di Vladimir Putin sono decisamente chiare e non serve scriverle, visto che a scriverle ci hanno già pensato tre anni di bombe. Le ragioni per cui, invece, l’Ue e l’Ucraina non si fidano di Trump sono più complesse. Questo perché, anche se Trump, nei fatti, non è mai venuto meno ai suoi impegni militari con l’Ucraina è nelle parole che non sostiene questa guerra né i governi ucraino ed europeo che considera sostanzialmente ostili alla sua visione politica e del mondo. Allo stesso tempo, invece, Trump guarda con grande simpatia a Putin, l’uomo che ha fatto carta straccia del diritto internazionale, e lo considera un interlocutore affidabile tanto da tirarlo fuori dall’isolamento internazionale ricevendolo con tutti gli onori ad Anchorage, dove si è prestato a un inconcludente passerella in favor di telecamera, il cui unico messaggio era: Putin is Back. Però, nonostante l’estrema diffidenza che nutrono verso Trump, al momento né l’Europa né l’Ucraina possono fare a meno dell’alleanza militare e strategica con gli Stati Uniti. Non può farne a meno l’Europa perché più di cinquant’anni di Alleanza atlantica e di sostanziale pace ne hanno svuotato gli arsenali e indebolito gli eserciti, facendo in modo che, ad oggi, i Paesi europei non siano per niente all’altezza di una qualsiasi sfida militare, rispetto alla quale sarebbero del tutto sguarniti, sia dal punto di vista logico che tecnologico. Non può farne a meno l’Ucraina, perché, appunto, la sola alleanza con l’Europa, senza gli Stati Uniti, sarebbe insufficiente e gli Usa, al momento, sono il suo principale fornitore di armi, logistica e soprattutto informazioni. Così, ora, i leader europei a Washington hanno in mente, chiaro, il quadro di quello che vogliono e di quello che non vogliono, ma hanno le idee molto confuse su cosa aspettarsi: Trump perorerà la causa di Putin? Appoggerà le richieste di Ucraina e Unione europea? Trump avvertirà gli alleati del fatto che il suo impegno non sarà sine die ma avrà una scadenza, entro la quale faranno bene e a essere pronti o a firmare un accordo con la benedizione degli Usa o a doversi arrangiare da soli. Quest’ultimo aspetto rimane il più delicato: perché al momento le richieste di Putin paiono più che ragionevoli a Trump e del tutto irricevibili da Ucraina e Unione europea. In particolare, lo Zar avrebbe chiesto non solo che il dossier Crimea venga considerato definitivamente chiuso, ma anche che gli sia riconosciuto il controllo sull’intero Donbass, il che significa sia sulle aree che è riuscito a conquistare militarmente, sia su quelle che non è riuscito ad espugnare e che sono ancora sotto il controllo ucraino. In cambio di questa cessione territoriale , all’insegnamento del russo nelle scuole ucraine, della cancellazione del mandato di cattura dell’Aia, e della fine delle sanzioni, Putin sarebbe ‘graziosamente’ disposto a fare una sola concessione. Una concessione che, tra l’altro, sfida buona parte della logica delle cose: quella di concedere che le truppe di altri Paesi vigilino sull’integrità territoriale ex-post dell’Ucraina. In pratica Putin si prende una fetta fondamentale di Ucraina, e in cambio concede all’Ucraina di poter continuare a difendere il resto del suo territorio. Non sappiamo, né lo sanno i leader a Washington, se questa soluzione, proposta da Putin, sarà perorata da Trump. Ma sappiamo che non è quella che Ucraina e Europa potranno considerare accettabile. E la pace, che Trump lo voglia o no, si fa in due. Altrimenti si chiama conquista.

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Luciana Grosso