I primi risultati del tetto agli affitti in Catalogna

A un anno dall’introduzione del tetto agli affitti previsto dalla nuova legge spagnola sulla casa, la Catalogna registra i primi effetti concreti: gli affitti sono scesi del 4,67% su base annua. A Barcellona, città simbolo della crisi abitativa, il calo è stato ancora più marcato: -8,9% rispetto al primo trimestre del 2024. Il governo catalano ora punta a regolamentare anche il mercato degli affitti stagionali, in forte crescita , che rappresentano ormai il 10% dei contratti totali, mentre anche altre regioni spagnole si muovono per imporre un tetto agli affitti nei loro territori. Come funziona il tetto massimo agli affitti Secondo uno studio di Exceltur, un’associazione composta dalle principali aziende nel settore turistico in Spagna, nelle 25 città più grandi del Paese il numero di appartamenti affittati ai turisti sarebbero circa 345 mila, in aumento del 17,5% rispetto al 2024. Per limitare l’impatto degli affitti brevi per fini turistici, negli ultimi dieci anni la Spagna ha sperimentato varie soluzioni, prima a livello locale e, dal 2023, anche a livello nazionale. Due anni fa, infatti, il governo del primo ministro socialista Pedro Sánchez ha approvato la “Ley de Vivienda” , la prima legge nazionale completa che include misure per aumentare l'offerta di appartamenti a prezzi accessibili, limitare la tensione nel mercato degli affitti e sostenere i giovani e i gruppi vulnerabili nell'accesso alla casa. Inoltre, offre alle regioni e ai comuni diversi strumenti per aumentare il numero di alloggi pubblici e contenere o ridurre il prezzo degli affitti. Tra questi, un indice che regola i canoni di affitto nelle zone definite “ad alta tensione”, dove esiste un intervallo di prezzi entro i quali le abitazioni per uso residenziale possono essere affittate. L’applicazione di questa norma, tuttavia, non è obbligatoria e quindi dipende dalla volontà dei governi regionali. Al momento, hanno aderito Catalogna, Paesi Baschi, Navarra e Asturie, mentre tutte le altre regioni, governate dal centrodestra, oppongono resistenza. I risultati del primo anno In Catalogna, nello specifico, il governo ha applicato il tetto massimo agli affitti in 140 comuni, soprattutto in corrispondenza dei grandi centri urbani e del litorale: in totale, in queste zone si concentra l’80,6% della popolazione della regione. Nella regione di Navarra e nelle Asturie, la misura si applica in poche decine di comuni; nei Paesi Baschi, il numero scende a cinque. Se non visualizzi il grafico, clicca qui In Catalogna, nel primo anno di applicazione della normativa, nelle zone in cui la misura è stata applicata, il prezzo degli affitti è sceso del 4,68% , mentre nel resto della regione l'abbassamento è stato dello 0,6%. A Barcellona, città simbolo della crisi abitativa, il calo è stato ancora più marcato: -8,9% rispetto al primo trimestre del 2024. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Allo stesso tempo, il numero di contratti di affitto è diminuito del 17,2%, suggerendo che per evitare la legge alcuni proprietari potrebbero aver iniziato ad affittare senza contratto o con alquileres de temporada . Secondo l'assessora alla casa della regione, Sílvia Paneque, questa modalità di affitto è aumentata del 52% in un anno e rappresenta già un contratto di locazione su dieci. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Per ovviare anche a questo problema, a inizio aprile il parlamento catalano ha raggiunto un accordo per imporre nuove regole su questo tipo di contratti. Il Sindicat de Llogateres , la principale organizzazione per il diritto all’abitare della regione, ha commentato che la misura è arrivata “in ritardo di due anni”, dato che avrebbe dovuto essere approvata insieme alla “Ley de Vivienda”. “Se oggi le autorità sono state costrette a muoversi, è grazie alle mobilitazioni di massa nelle due grandi manifestazioni e allo sgombero di Casa Orsola”, ha aggiunto il Sindicat in riferimento al movimento di resistenza per evitare lo sgombero di un edificio acquistato dal fondo di investimenti Lioness Inversiones SL nel centro di Barcellona . “Non ha senso che il manager di una multinazionale o lo scienziato che viene in Catalogna per qualche mese debba pagare un affitto limitato”, ha commentato invece Núria Garrido, presidente di Som Habitatge, l’associazione dei proprietari della regione, rispetto ai nuovi provvedimenti promossi dalla regione sugli affitti stagionali. Un altro punto di attrito tra il governo della regione e i proprietari è il tasso di creazione dei contratti. “Nella città di Barcellona, il saldo tra le registrazioni e le cancellazioni dei contratti nel primo trimestre del 2024 è superiore a quello degli ultimi quattro trimestri messi insieme”, ha segnalato Òscar Gorgues, direttore della Camera della proprietà urbana di Barcellona. Sia il governo regionale che i gruppi in difesa dell'accesso alla casa sostengono che si tratti di un cambiamento positivo, dovuto al fatto che i contratti esistenti durano di più e quindi garantiscono più stabilità alle persone che vivono in affitto.

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