Le sanzioni a Ben Gvir e Smotrich sono più simboliche che concrete

Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich sono stati sanzionati dal governo britannico e da quelli di quattro Paesi alleati per la loro condotta nel contesto del conflitto israelo-palestinese e per aver incentivato la violenza dei coloni nella Cisgiordania occupata da Tel Aviv. Ben Gvir, 49 anni, ministro della Sicurezza Nazionale del governo di Benjamin Netanyahu, e Smotrich, 45 anni, titolare delle Finanze nel medesimo esecutivo sono divenuti i primi membri in carica di un gabinetto di governo dello Stato Ebraico a essere sanzionati. Le sanzioni ai ministri di Israele Assieme a Londra, promotrice dell’iniziativa col premier Keir Starmer e il ministro degli Esteri David Lammy, si sono schierati tutti i partner dell’alleanza del mondo anglofono, i Five Eyes, tranne gli Usa: Australia, Canada e Nuova Zelanda. Il quinto Stato che ha deciso di sanzionare i leader di Potere Ebraico e Sionismo Religioso , i partner di governo più intransigentemente di destra del Likud conservatore di Netanyahu, è la Norvegia, che un anno fa ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina. L’iniziativa avviata da Londra è la più importante conseguenza promossa contro membri del governo israeliano da quando, quasi un mese fa, Starmer si è unito al primo ministro canadese Justin Trudeau e al presidente francese Emmanuel Macron nel firmare una dichiarazione congiunta che minacciava ritorsioni concrete contro Israele qualora non fossero cessate le violenze a Gaza. Le sanzioni ai ministri impediranno loro di viaggiare nei Paesi che hanno deciso di metterli nella loro lista nera, di assumere incarichi in aziende dei cinque Stati e di gestire beni al loro interno, con gli asset a loro riconducibili che saranno congelati. Ma difficilmente possiamo parlare di una mossa potenzialmente risolutiva nel contesto delle pressioni occidentali a Israele. I limiti delle sanzioni In primo luogo, gli Stati non compiono un vero strappo contro Tel Aviv ma si limitano, nei fatti, a applicare il diritto internazionale. Come nota The Conversation, “lo scorso luglio, la Corte internazionale di giustizia ha dichiarato illegale l'occupazione della Cisgiordania da parte di Israele, compresa l'imposizione di un regime di segregazione razziale” e, “in tale parere consultivo, la Corte ha anche chiarito gli obblighi giuridici di tutti gli Stati in relazione all'occupazione israeliana della Palestina”, aprendo all’introduzione di sanzioni contro coloro che la incentivano attivamente. Non c’è stato però alcun salto in avanti, alcuno strappo connesso esplicitamente alla presente situazione a Gaza, anche se in una dichiarazione congiunta i cinque Paesi dichiarano che “le misure odierne si concentrano sulla Cisgiordania, ma ovviamente non possono essere considerate separatamente dalla catastrofe della Striscia”. In secondo luogo, Ben Gvir e Smotrich sono raggiunti da sanzioni puramente simboliche, che difficilmente cambieranno la concreta prospettiva politica di due leader la cui carriera e le cui attività si sono svolte pressoché sempre nello Stato Ebraico e che non sono certamente titolari di fondi all’estero paragonabili a quelli degli oligarchi russi su cui la leva del congelamento dei fondi è efficace come strumento di pressione. Non c’è alcuna dichiarazione contraria, ad esempio, al primo ministro Netanyahu, peraltro ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra, o agli altri ministri di punta del governo guidato dal Likud. Infine, concentrandosi su singole figure e non sul Paese le sanzioni non condizionano la capacità di Tel Aviv di continuare a condurre la controversa offensiva in Palestina.Daniel Levy, ex negoziatore di pace israeliano che ora dirige l'US/Middle East Project è stato molto scettico: l'imposizione di queste sanzioni "non ha alcun impatto sui crimini di guerra e sulle violazioni generali del diritto internazionale commesse a Gaza e in Cisgiordania", ha affermato al New York Times. Al contempo, hanno palesato le criticità dei rapporti interni all’Occidente sulla questione israeliana: la netta opposizione statunitense alle sanzioni imposte dai cinque Paesi ai due ministri, definite “un grande errore” dal segretario di Stato Usa Marco Rubio, ha finito per far sentire ancora più stretto l’abbraccio americano al governo Netanyahu. "Gli Stati Uniti sollecitano la revoca delle sanzioni e si schierano fianco a fianco con Israele", ha detto l’ex senatore della Florida ieri, aggiungendo: “ricordiamo ai nostri partner di non dimenticare chi è il vero nemico", ovvero Hamas. Una presa di posizione che forse, in fin dei conti, avrà finito per far sentire Israele meno isolata. E mostra quanto ormai l’Occidente vada in ordine sparso quando si tratta di rispondere all’escalation bellica di Netanyahu.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Le sanzioni a Ben Gvir e Smotrich sono più simboliche che concrete