La figlia di Gisèle Pelicot: l’incesto occultato al processo di Mazan

Chi pensava che con le condanne dello scorso dicembre si fosse chiusa la parentesi di riflessione aperta dal processo di Mazan in Francia dovrà ricredersi. Per Caroline Darian c'è ancora molto da fare, e quello che manca è forse ancora più difficile da accettare rispetto al resto. Era marzo di quest’anno quando ha deciso di ufficialmente sporgere denuncia nei confronti del padre, Dominique Pelicot, per stupro e tentativo di stupro. Il processo per le decine di stupri subiti da sua madre, Gisèle Pelicot, per anni drogata e offerta a uomini contattati online dal marito – oggi ex – ha sconvolto il mondo e aperto una parentesi di riflessione sul consenso e sulla sottomissione chimica. Tanto che Gisèle Pelicot è diventata un personaggio pubblico, eletta a personalità dell’anno dal Time Magazine, persino salita nei sondaggi tra i possibili nomi per le presidenziali 2027 . Mentre Gisèle Pelicot diventava una protagonista del dibattito sul femminismo e otteneva una solidarietà transpartisan, la figlia Caroline Darian rimaneva defilata nei racconti delle cronache. Eppure a chi ha seguito il processo non è sfuggito un elemento doloroso. Tra le migliaia di immagini ritrovate sul computer di Dominique Pelicot, alcune ritraggono proprio Caroline addormentata, con indosso una lingerie che non le appartiene. La denuncia al padre per stupro e tentativo di stupro Diversi dettagli, oltre alla comprovata attitudine perversa del padre, hanno portato Darian a convincersi di essere stata a sua volta vittima di stupro da parte del padre, drogata per essere poi offerta alla rete di uomini che Pelicot contattava online. La parola giusta da utilizzare in questo caso è incesto. Di essere stata vittima di incesto Caroline Darian è convinta, tanto che – come dicevamo – ha sporto ufficialmente denuncia nei confronti del padre. In questa sua battaglia, però, si sente sola, abbandonata non soltanto dalla società francese ma – questo è quello che le fa più male – dalla sua stessa madre, che lei ha sostenuto sempre negli anni e nei mesi del processo. “E ho smesso di chiamarti papà”, il primo libro tradotto in italiano Al Salone del Libro di Torino si trova di passaggio per presentare la prima edizione italiana del suo primo libro, intitolata “E ho smesso di chiamarti papà” e pubblicata da Utet. In autunno arriverà in italiano anche il suo secondo libro, “Pour que l’on se souvienne” uscito ad aprile in Francia. La incontriamo nello spazio riservato agli autori, lo sguardo concentrato che le abbiamo visto durante i mesi del processo al tribunale di Avignone. Arrivava ogni giorno in aula insieme ai fratelli e alla madre, accolta dalle decine di giornalisti, presente e solida. Le chiediamo se abbia l’impressione che la presa di coscienza collettiva seguita al processo Pelicot non si applichi anche a lei, che si definisce appunto “una vittima invisibile”. “Se questa presa di coscienza c’è stata, non si applica alla nozione di incesto, sicuramente”, dice, “l’aspetto dell’incesto nel processo di Mazan è stato totalmente occultato”. Occulté, dice, il ché implica una volontà. “Il tema dell’incesto occultato nel processo di Mazan” “Questo mi ha sorpresa perché in tribunale si è passato molto tempo a sottolineare come in passato molti degli autori degli stupri fossero stati a loro volta vittime di abusi, da bambini, all’interno delle proprie famiglie. Ma allo stesso tempo non si è voluto indagare il tema dell’incesto guardando ai restanti membri della famiglia Pelicot, a me e ai miei fratelli. Ecco perché dico che l’incesto è stato il grande tema dimenticato in questo processo e mi domando ancora perché”. Le chiediamo se abbia avuto l’impressione che persino intorno a lei, nella sua famiglia, fosse troppo doloroso accettare l’idea di un crimine ancora più grave, come l’incesto. Alla parola “grave”, Darian fa cenno con la testa di condividere la scelta di quella parola. “Avete ragione”, dice. “Mia mamma non è stata in grado di rispondere a queste domande durante l’interrogatorio al processo. Ciò dimostra che è un tema troppo difficile da prendere in considerazione”. E’ una delle poche occasioni, nel corso dell’intervista, in cui Darian si riferisce a lei come “mia madre” e non come “Gisèle”. Una questione di chiarezza davanti alla stampa forse, chissà. Fatto sta che - dice - la società francese non è ancora pronta ad ascoltare “tutte le vittime”. Tema di cui vuole occuparsi in prima persona con l’associazione che ha fondato “M’endors pas”, dedicata alla sensibilizzazione sul tema della sottomissione chimica , spesso collegata al tema dell’incesto. I dati sull’incesto in Francia “Ricevo tantissime testimonianze di persone che, quando erano bambini, sono stati sedati per essere abusati da membri della propria famiglia. Una piaga di cui facciamo difficoltà a renderci conto”, dice Darian. Secondo le stime della Commissione indipendente sull’incesto e le violenze sessuali fatte ai bambini , in Francia in media tre bambini per classe ne sono stati vittime. Il report è stato pubblicato a novembre 2024 con il supporto del ministero della Solidarietà, proprio mentre il processo di Mazan era in corso e contiene dati terrificanti. Il 10% della popolazione francese dice di essere stata vittima di incesto , uno su tre sostiene di conoscere una vittima. L’educazione dei bambini al consenso Un futuro migliore è da costruire attraverso il dialogo, nella società e nelle famiglie. Di questo Caroline Darian è convinta, mentre ci spiega che - pur rifiutando le estremizzazioni dei movimenti femministi che in Francia sfilano con cartelli dalla scritta “Tutti gli uomini” - sia necessario riconoscere che la maggior parte degli aggressori nei casi di violenza sono uomini e ripartire dall’educazione. “Mio figlio ha 11 anni e sa cosa voglia dire “consenso”. Penso sia importante parlare di questo tema ai bambini, il prima possibile. Fa parte delle nostre responsabilità di genitori”. La nozione di consenso Intanto, a inizio aprile i deputati dell’Assemblea nazionale francese hanno approvato alla maggioranza la modifica del codice penale francese per includere la nozione di consenso nella definizione di “stupro”. Un primo risultato, secondo Darian e secondo il ministero dell’Uguaglianza tra uomo e donna in Francia, che si augurano possa mandare un messaggio alla società e rendere più semplice in futuro denunciare le violenze subite. Mentre chi si oppone teme che il risultato possa essere concentrare il processo sui comportamenti della vittima, a rischio di screditarla. Il testo dovrebbe essere studiato a giugno dal Senato francese.

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