La pericolosa escalation tra India e Pakistan

Tra India e Pakistan la tensione è alle stelle e le dichiarazioni infuocate scambiate da Nuova Delhi e Islamabad negli ultimi giorni fanno temere che le due potenze asiatiche possano trasformare l’ennesima crisi scoppiata nella regione del Kashmir nell’anticamera di un nuovo conflitto. Ad innescare la crisi, una settimana fa, l’uccisione di 26 persone nel Kashmir controllato dall'India in un attentato la cui responsabilità secondo Nuova Delhi ricadrebbe su gruppi armati sostenuti dal Pakistan. Mentre le autorità indiane hanno lanciato una campagna massiccia di arresti, fermando almeno 1.300 persone in una settimana per presunti collegamenti con Kashmir Resistance, l’organizzazione accusata dell’attacco, lo scontro si è fatto anche politico. India e Pakistan a un passo dallo scontro Lunedì scorso il primo ministro indiano Narendra Modi ha dichiarato di aver concesso alle forze armate del Paese "completa libertà operativa per decidere modalità, obiettivi e tempi della risposta all'attacco terroristico". L’indomani il ministro dell'Informazione pakistano Attaullah Tarar ha risposto sottolineando che il suo governo “dispone di informazioni attendibili secondo cui l'India intende intraprendere un'azione militare contro il Pakistan nelle prossime 24-36 ore”. Nel frattempo, si sono registrate violente sparatorie lungo la Linea di controllo , il confine di fatto nel Kashmir conteso, tra truppe indiane e pakistane. Nel territorio conteso in cui a più riprese - nel 1965, nel 1971 e nel 1999 - India e Pakistan hanno combattuto tre guerre, la situazione non era così critica da quando, nel febbraio 2019, Nuova Delhi lanciò dei raid in territorio pakistano dopo una serie di attentati che avevano interessato la regione. In campo misure straordinarie “Pochi giorni dopo l'uccisione dei turisti nella popolare località turistica, l'India ha adottato una serie di misure non militari contro il Pakistan , annullando un importante patto di condivisione delle risorse idriche, declassando le relazioni diplomatiche e chiedendo nella giornata del 24 aprile ai cittadini pakistani di lasciare il Paese”, nota la Cbs, aggiungendo che “il Pakistan ha annunciato misure analoghe e reciproche il giorno dopo”. Modi e il premier pakistano Shehbaz Sharif stanno facendo sfoggio delle capacità militari dei propri Paesi per sfidare la controparte. Il 28 aprile la Marina Indiana ha testato dei nuovi missili a lungo raggio, anticipando un’annunciata manovra analoga da parte delle forze di Islamabad per mostrare la propria preparazione al combattimento. Dal 22 aprile ad oggi, le forze antiterrorismo dell'esercito indiano hanno rafforzato i pattugliamenti in Kashmir su ordine del capo di Stato Maggiore Upendra Dwivedi, che in un sopralluogo nella regione nella giornata del 24 aprile, ha inoltre chiesto il potenziamento dei contingenti schierati lungo la Loc. La diplomazia internazionale è in campo per capire i margini politici necessari per una de-escalation ed evitare lo scoppio di una nuova guerra regionale. Lo scontro che India e Pakistan non possono permettersi "La regione e il mondo non possono permettersi uno scontro tra India e Pakistan, che sarebbe catastrofico per i due Paesi e per il mondo intero", ha affermato Stephane Dujarric, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. A ben guardare, nemmeno India e Pakistan possono, ad oggi, sostenere una guerra col vicino. Innanzitutto per le grandi fragilità interne che contraddistinguono entrambi i paesi e ne minano la coesione interna. Come nota The Conversation, “il Pakistan sta attraversando un periodo di grande fragilità politica, economica e sociale”, dato che “il paese è in subbuglio dopo l'estromissione e l'arresto del popolare Primo Ministro Imran Khan nel 2023. L'economia è in difficoltà. E il governo si trova ad affrontare una rinnovata minaccia da parte dei talebani pakistani, nel contesto delle crescenti tensioni tra Pakistan e Afghanistan”. Ma se Islamabad piange, Nuova Delhi non ride: “L'India sta affrontando le sue sfide, pur trovandosi in una posizione più stabile”, aggiunge The Conversation, aggiungendo che “il nazionalismo indù del governo Modi ha emarginato le minoranze, in particolare la popolazione musulmana del paese”, mentre “la disuguaglianza di reddito è in aumento, con l'1% più ricco del paese che detiene il 58% della ricchezza”. Inoltre, la presenza di armi atomiche negli arsenali di entrambi i Paesi fa guardare bene i decisori da compiere gesti azzardati, anche se ad oggi la crisi sembra preoccupare sia per la rapidità della sua escalation sia per l’assenza di una vera forze moderatrice, di un potere frenante capace di depotenziarla. Di certo c’è solo il rapido deterioramento di un rapporto strategico per gli equilibri regionali, in attesa che India e Pakistan chiariscano quali siano, oltre al mero prestigio, gli obiettivi di un’escalation potenzialmente destabilizzante per tutta l’Asia.

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