
Nato il 26 marzo 1935 a Safed, è presidente della Palestina dal 2005. Esponente dell'ala moderata di al-Fatàh, del quale fu fra i fondatori nel 1957, entrò nell'OLP nel 1981 ed ebbe una parte di primo piano negli accordi di Oslo del 1993. Nel 2004 prese il posto di Arafat
La lunga scia di sangue dell'offensiva israeliana su Gaza ha superato il tragico traguardo dei 50mila morti, secondo le autorità di Hamas che subiscono la rinnovata campagna dell'esercito ebraico che ha riportato il Medioriente nel pieno della guerra, dopo una fragile tregua durata poco meno di due mesi. Dalla ripresa delle operazioni militari israeliane il 18 marzo, almeno 673 palestinesi sono stati uccisi nella Striscia di Gaza, dove lo Stato ebraico ha accompagnato i bombardamenti con l'interruzione della fornitura di elettricità e acqua, nonostante l'allarme delle agenzie internazionali per la catastrofe umanitaria che vivono i milioni di civili palestinesi dall'inizio delle ostilità. È in questo contesto drammatico che Abu Mazen, presidente della Palestina da due decenni, compie 90 anni.

Gli studi a Damasco e Mosca
Abu Mazen, il cui nome è Mahmud Abbas, è nato a Safad (in Galilea) il 26 marzo 1935, quando la Palestina era una colonia britannica. Si è laureato in Legge a Damasco e ha ottenuto poi un dottorato dall’università di Mosca. Fin da giovane ha militato nell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ed è stato insieme ad Arafat uno dei fondatori di Fatah, il principale partito palestinese. Presidente della Palestina dal 2005, è anche presidente dell'OLP e dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP).
Successore di Arafat
Mazen è stato tra i fondatori dell'organizzazione al-Fatah ed è entrato nel Consiglio nazionale palestinese (PNC) nel 1968. Esponente dell'ala moderata di al-Fatàh, del quale fu fra i fondatori nel 1957, entrò nell'OLP nel 1981 ed ebbe una parte di primo piano negli accordi di Oslo del 1993. Ricoprì la carica di primo ministro dell'ANP dal marzo al settembre 2003, e si dimise per il conflitto con l'allora presidente dell'Autorità, Yasser Arafat, e con le fazioni armate della resistenza palestinese. Tornato alla ribalta alla fine del 2004, dopo la morte di Arafat, fu capo dell'OLP e presidente eletto dell'ANP nel 2005, distinguendosi per i costanti appelli alla fine della lotta armata contro Israele e per il sostegno dato ai negoziati di pace, culminati nella conferenza di Annapolis nel 2007. Il leader palestinese ha diretto il dipartimento Affari esteri e ricoprendo questo ruolo fu uno dei negoziatori palestinesi nelle trattative con Israele.
L'obiettivo di uno Stato palestinese
In un discorso pronunciato appena eletto nel nuovo incarico di premier, riferendosi agli attentati della seconda Intifada, disse che “la lotta armata ha danneggiato il popolo palestinese” e che l’obiettivo di uno Stato palestinese può essere raggiunto soltanto attraverso la convivenza pacifica con Israele. Hamas vinse le elezioni legislative palestinesi del 2006 e, nel corso di una guerra intestina contro Fatah (che provocò oltre 800 morti) prese il potere con la violenza a Gaza auto proclamandosi l’unico vero rappresentante dei palestinesi. Abu Mazen ha potuto contare sull’appoggio della comunità internazionale.
La richiesta del riconoscimento dello Stato della Palestina
Nel settembre 2011, richiamando l’attenzione della comunità internazionale sul problema palestinese e provocando la furia di Israele, Abu Mazen ha presentato ufficialmente al segretario generale delle Nazioni Unite la richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina entro i confini del 4 giugno 1967, con Gerusalemme capitale. Una richiesta che ha provocato forti reazioni da parte del premier israeliano Netanyahu, ribadite nell'ottobre dello stesso anno quando, con voto plebiscitario dell'Assemblea generale riunita a Parigi, l'UNESCO si è dichiarato a favore dell'adesione dell'ANP come membro a pieno titolo dell'organismo. Nel novembre del 2012 invece l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto l'ANP come Stato osservatore non membro dell'ONU, condizione che le conferisce legittimità internazionale, permettendole di presentare richiesta di adesione in qualità di Stato membro e di fare ricorso alla Corte penale internazionale.
La guerra a Gaza
Quando il 7 ottobre scorso scoppia guerra a Gaza, Abu Mazen “l’uccisione di civili da entrambe le parti perché contrarie alle leggi morali, religiose e internazionali”, chiede il rilascio “di tutti gli ostaggi e i detenuti” israeliani e palestinesi, domanda un cessate il fuoco. Il 18 ottobre avrebbe dovuto incontrare ad Amman il presidente degli Usa Joe Biden insieme ai leader arabi, ma è costretto a cancellare la visita per la strage nell’ospedale di Gaza City. Molto controversa una lunga serie di dichiarazioni fatte da Abu Mazen per minimizzare la Shoah. Nel 2022, per esempio, dopo un incontro in Germania con il cancelliere Scholz disse che i palestinesi “hanno subito innumerevoli Olocausti”, un commento criticato dallo stesso Scholz.

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La richiesta di arresto di Netanyahu
Pochi mesi fa, nel novembre 2024, Mazen ha chiesto l'arresto del premier israeliano. "Mi auguro che in esecuzione del mandato della Corte penale internazionale Benjamin Netanyahu venga presto arrestato e si possa rapidamente riprendere un percorso di pace. Non siamo solo noi ad augurarcelo ma anche tanti cittadini israeliani stufi del loro governo estremista e desiderosi di vivere in pace", ha dichiarato in un'intervista in esclusiva rilasciata ad Avvenire, lanciando alla Comunità internazionale una serie di proposte per affrontare la Guerra a Gaza e superare le tensioni nell'area. Si è tratttato della prima intervista concessa da Abu Mazen dopo il 7 ottobre 2023. Mentre il 12 e 13 dicembre scorsi il leader palestinese è stato in Italia per incontrare papa Francesco, il presidente Sergio Mattarella e Giorgia Meloni. La premier lo ha ricevuto a Palazzo Chigi, ribadendo "l'impegno dell'Italia a lavorare ad una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due Stati, in cui Israele e Palestina co-esistano fianco a fianco in pace, con sicurezza per entrambi".
