Ucraina, Poroshenko: "Dobbiamo collaborare con Trump, vogliamo una tregua incondizionata"

L’iniziativa di Donald Trump non va sottovalutata né minimizzata, anche se oggi non vediamo un riflesso sul campo militare dei tanti annunci di pace che si rincorrono. Il punto centrale è politico: il presidente americano sta promuovendo un negoziato, con toni e modalità ruvide per usare un eufemismo e, in sostanza, ci “sta mettendo la faccia”. Ora un fallimento delle trattative diventerebbe anche un suo fallimento. Il suo interlocutore principale è Putin e già si intravede un cambio di direzione, certamente rispetto all’amministrazione Biden, ma anche rispetto alle posizioni europee che, per un periodo abbastanza lungo e recente, hanno bandito il dialogo diretto con la Russia dopo l’aggressione all’Ucraina. E a Kiev, cosa succede? Zelensy è diventato un attore secondario del processo di pace? Gli ucraini dovranno subire condizioni calate dall’alto? Lo abbiamo chiesto all’ex presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, oggi a capo del partito di opposizione “Solidarietà europea”. Poroshenko, come giudica l’iniziativa diplomatica di Trump? Riuscirà il presidente americano a portare la pace, con i suoi metodi? Prima di tutto, fatemi dire che non c'è nessuna nazione nel mondo che vuole la pace più dell'Ucraina. Per questo, l'iniziativa del Presidente Trump è fondamentale per arrivare a un cessate il fuoco, a una tregua immediata e incondizionata sia a terra, che nei nostri cieli. Ma, ci si può fidare di Putin? Io dico di no. Solo nelle ultime ore, ci sono stati diversi bombardamenti, sono un testimone diretto degli attacchi, alcuni missili russi sono caduti molto vicino a casa mia. E Putin ci aveva detto che aveva ordinato la fine degli attacchi; se non fosse bastato quanto successo negli ultimi anni, ecco ancora una prova del fatto che non dobbiamo fidarci di Putin. Il presidente russo non è pronto per la pace, serve un piano B. Che cosa intende per piano B? Piano B vuol dire sanzioni contro la Russia e ancora più armi per le nostre difese aeree, missili a lungo raggio per l'Ucraina, supporto finanziario per proteggere il nostro Paese, per proteggere tutto quanto il continente europeo in senso lato, e anche l'unità transatlantica e l'integrazione transatlantica. Questi sono i punti fondamentali. Putin non deve pensare che noi possiamo utilizzare le trattative e i colloqui di pace per prendere tempo. Io penso questo: vanno imposti 30 giorni di cessate il fuoco incondizionato e immediato per trovare un accordo di pace. Se non si raggiunge la pace in questo mese, allora l’Ucraina deve essere riarmata. La premessa, in ogni caso, è che non si deve decidere nulla sull'Ucraina senza l'Ucraina. Qual è la situazione interna all'Ucraina? Ci sono state sanzioni contro di lei decise dalla Corte Suprema… È già cominciata la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, per il dopo Zelensky? Le sanzioni contro di me sono incostituzionali, è un attacco extragiudiziale e illecito. Sono delle sanzioni che non possono essere comminate contro i cittadini ucraini e nessuno, nel nostro Paese, sa qual è stata la vera ragione di questo attacco. Soltanto una persona, ovvero Zelensky, può saperlo. Probabilmente, ha voluto anticipare la campagna elettorale e questo è esattamente ciò di cui non abbiamo bisogno. Quello di cui abbiamo bisogno oggi è l'unità. Zelensky voleva sgomberare, per così dire, il terreno a livello politico ma colpire il leader dell'opposizione è inaccettabile in qualsiasi tipo di nazione democratica. Purtroppo, è un altro segnale molto chiaro; effettivamente sono tante le nazioni che si stanno spostando verso una dittatura e questo non deve essere assolutamente accadere in Ucraina. Poroshenko, lei ha già fatto ben capire che non si fida di Putin. Le voglio chiedere se invece si fida di Donald Trump anche alla luce di quello che è accaduto nelle ultime settimane, dopo l’ultimo colloquio alla Casa Bianca con Zelensky, finito con una durissima lite. Una premessa su Trump mi sembra d’obbligo: non è un presidente filo-ucraino, ma allo stesso modo sono sicuro anche del fatto che non sia nemmeno filo-russo. Trump è semplicemente pro-americano, filo- americano. Quando sono stato presidente, ho avuto a che fare con lui. In quegli anni, gli Stati Uniti hanno sanzionato i russi sul Nord Stream 2 e sulla questione della Crimea. La mia idea è che dobbiamo imparare a collaborare con Trump e ricordargli sempre che non possiamo accettare compromessi sulla nostra sovranità e integrità territoriale e sulla futura appartenenza dell'Ucraina all'Unione europea e alla Nato. Tutto il resto si può discutere. Trump dovrebbe sostenerci e noi dovremmo sostenere a nostra volta Trump. Dall'arrivo di Trump alla Casa Bianca, lei avverte che qualcosa è cambiato o è certo ancora di un sostegno pieno da parte sia dell'Italia che dell'Unione Europea? Io vedo segnali positivi. Non è possibile vincere la guerra, salvare il Paese, senza essere ottimisti. Per questo, vorrei ringraziare Giorgia Meloni come primo ministro per la solidarietà e per aver rappresentato gli interessi dell'Ucraina, anche alla Casa Bianca, nelle trattative con il presidente Trump. E non vedo ragione per cui dovremmo preoccuparci dell'unità dell'Unione europea perché non è una forma di beneficenza assistere l'Ucraina. Se non fermiamo Putin in Ucraina, dovremo fermare Putin negli Stati baltici, in Polonia, oppure forse anche in Italia. La mia richiesta è di mantenere l'unità in Europa.

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