I partiti di estrema destra sono ora i più votati d'Europa

Per la prima volta nella storia dell’Europa contemporanea, i partiti di estrema destra sono la famiglia politica più votata. È questo l'esito di un’analisi dell’Economist, che ha aggregato i risultati dei partiti politici delle principali democrazie europee alle ultime elezioni nazionali. Lo studio include tutti e 27 i Paesi membri dell’Unione europea, più Regno Unito, Islanda, Norvegia e Svizzera. Superati centrosinistra e centrodestra A inizio 2025, con una media ponderata del 24%, i partiti di estrema destra hanno di poco superato le due famiglie partitiche tradizionalmente dominanti, ovvero i socialdemocratici e i conservatori, entrambi di poco al di sotto del 24%. Un sorpasso che non era mai avvenuto durante l’ultimo secolo di storia europea, nemmeno tra il 1930 e la fine della Seconda guerra mondiale, quando l’estrema destra governava in diversi Paesi europei tra cui l’Italia fascista e la Germania nazista. In quegli anni, l’estrema destra in Europa superava in media il 20% dei consensi, ma i partiti socialdemocratici e conservatori ne raccoglievano tra il 25% e il 30%. Il boom negli ultimi 15 anni Con la fine della guerra e la caduta dei regimi totalitari, la destra si è poi sempre mantenuta al di sotto del 5% delle preferenze. Ma dal 2010 in poi, un boom di consensi le ha permesso di guadagnare quasi 20 punti percentuali nel giro di soli 15 anni. Alle ultime rispettive elezioni politiche, i partiti di estrema destra hanno ottenuto ottimi risultati in quasi tutti i Paesi più popolosi d’Europa: il 35% in Italia, il 34% in Francia, il 37% in Polonia, il 60% in Ungheria e infine, pochi giorni fa, il 21% in Germania. L’unico limite a un risultato medio ancora più alto e un sorpasso ancor più marcato sono i risultati non altrettanto positivi della destra in Paesi come Regno Unito e Spagna. Il calo di socialdemocratici e conservatori Nel corso degli ultimi cento anni, i partiti conservatori avevano registrato un picco di consensi tra gli anni ‘60 e metà anni ‘70, quando arrivarono a toccare quasi quota 50%, per poi mantenersi quasi sempre tra il 35% e il 40% dalla seconda metà degli anni ‘70 al 2010. La famiglia dei partiti socialdemocratici, invece, ha vissuto due picchi a inizio anni ‘80 e nel 2000, quando toccarono quota 35%. Sia socialdemocratici che conservatori hanno poi iniziato a registrare un calo di consensi dal 2010 a oggi, che li ha portati negli ultimi anni a toccare le percentuali più basse dell’ultimo secolo. Una crisi che – come abbiamo visto – va di pari passo con l’aumento di consensi dell’estrema destra. Quest’ultimo, secondo l’Economist, è dovuto una serie di fattori, come il calo della fiducia nei leader e nei partiti tradizionali dovuta alle crisi che si sono succedute dal 2008 in poi, la paura nei confronti dell’immigrazione in relazione a un aumento del senso di insicurezza sociale ed economica e il cambiamento del panorama mediatico con la diffusione delle piattaforme social. Spesso, però, l'estrema destra non governa Ma nonostante l’aumento di voti, non sempre i partiti di estrema destra riescono a salire al potere. Questo perché in alcuni casi vengono esclusi dalle coalizioni di governo oppure il sistema elettorale gli impedisce di vincere la presidenza . Nonostante a livello europeo l’estrema destra raccolga in media il 24% delle preferenze e il 23% dei seggi nei parlamenti nazionali, l’Economist ha calcolato che rappresenta solo il 14% dei seggi detenuti dai partiti al potere. Tra i Paesi elencati in precedenza, infatti, solo in Italia e in Ungheria c’è un governo guidato da un partito di estrema destra.

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