Le Rsf formano il loro governo: il Sudan è ancora più diviso

Le Forze di supporto rapido che dall’aprile 2023 combattono contro l’esercito regolare in Sudan hanno proclamato la costituzione di un governo parallelo a quello di Khartoum. Una mossa che avviene mentre sul terreno le Rsf perdono il controllo di diverse aree del Paese, teatro di una guerra che ha causato oltre 150mila morti e 14 milioni di rifugiati dalla primavera 2023 ad oggi e di una drammatica carestia in diverse regioni. Accordo firmato a Nairobi, in Kenya L’accordo è stato siglato a Nairobi, capitale del Kenya dove il governo del presidente William Ruto è notoriamente vicino allo sponsor principale dell'Rsf, gli Emirati Arabi Uniti. A firmarlo per le milizie ribelli è stato Abdel Rahim Dagalo, vice e fratello del comandante delle Rsf Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti. Presente anche Abdelaziz al-Hilu, un potente leader ribelle del Movimento di liberazione del popolo sudanese del Nord, che controlla diversi territori nello Stato del Kordofan meridionale, assieme a politici sudanesi ostili al regime del generale Abdel Fattah al-Buhran, come il leader del Partito nazionale Umma, Fadlallah Burma Nasser, e Ibrahim al-Mirghani del Partito unionista democratico. Si teme uno scenario 'libico' per il Sudan L’accordo di Nairobi crea un’unità politica delle forze ribelli contro l’esecutivo – costretto a riparare Port Sudan – e alimenta i timori per uno scenario ‘libico’ nel Paese in cui già sono presenti altre due amministrazioni ribelli autonome sui monti Nuba del Kordofan meridionale e sui monti Marra del Darfur. Formalmente, le forze legate alle Rsf proclamano l’unità e la formazione di un governo che rivendica di essere l’unico legittimo del Sudan in nome della democrazia e della laicità contro un regime ritenuto autoritario e responsabile dell’applicazione della legge islamica nello Stato dell’Africa Nord-Orientale. Nei fatti, la prospettiva moltiplica le preoccupazioni che il Paese, già alle prese con una profonda crisi umanitaria a causa della guerra iniziata nell'aprile 2023, possa dividersi in un insieme di stati falliti. L'esercito regare ha dichiarato di aver ripreso el-Gitain Domenica, l'esercito sudanese ha affermato di aver ripreso il controllo della città di el-Gitain. Il portale turco Trt World ha dedicato al Sudan un ampio approfondimento facendo notare che le truppe di Hemetti “controllano la maggior parte dell'Ovest del Sudan e parti della capitale, ma hanno perso il controllo dell’area metropolitana di Khartoum e delle città di Omdurman e Khartoum Bahri”, quest’ultima sede della maggiore raffineria del Paese. Di recente, le truppe di al-Buhran hanno riconquistato anche Wad Madani, la capitale dello Stato di Al Jazira, mentre le Rsf sono attestate nel Darfur e in parti della regione del Kordofan, mantenendo il controllo di un’area che è vicina ai confini con Ciad, Sudan del Sud e Libia. Il Sudan minaccia di interrompere i rapporti diplomatici col Kenya Il governo sudanese sostenuto dalle forze regolari, guidate dal generale Abdelfattah al Burhan, ha condannato gli annunci di Rsf e ha minacciato di interrompere i rapporti diplomatici con il Kenya e di espellere l'ambasciatore di Nairobi, descrivendo la mossa del Kenya come “un intervento diretto negli affari di un altro Paese” e una "violazione delle norme diplomatiche e della Carta dell'Unione Africana”. Il ministero degli Esteri del Kenya ha respinto questa ipotesi, sostenendo che stava cercando di mediare e di portare le parti in conflitto al tavolo delle trattative, aggiungendo che la mossa era “coerente con il desiderio di Nairobi di contribuire a portare la pace” al suo vicino. Anche attivisti, gruppi di opposizione e media keniani si sono uniti alle critiche, sottolineando i legami di Ruto con gli Emirati Arabi Uniti e i presunti interessi del presidente nel redditizio commercio di oro gestito da Hemetti. Guterres critica il governo parallelo Diversi Paesi africani hanno espresso solidarietà al Sudan di fronte a quella che in molti definiscono un'aggressione nei suoi confronti. Anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha criticato la nascita del governo parallelo, che – ha detto - rischia di “aumentare la frammentazione del Paese e di peggiorare ulteriormente la crisi”. Si parla del Sudan, ma il Paese andrebbe ad oggi declinato al plurale: le ferite della guerra si sommano alle cicatrici del passato provocando una frammentazione che sarà difficile ricomporre.

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