Merz chiude all'Afd, ma sull'immigrazione resta a destra

Friederich Merz non cede e riafferma la svolta a destra dell’Unione Cristiano-Democratica dopo il flop della legge anti-immigrazione sostenuta assieme ad Alternative fur Deutschland e bocciata dal Bundestag nei giorni scorsi. Il leader della formazione conservatrice che aspira a succedere a Olaf Scholz dopo le elezioni del 23 febbraio, ha ribadito la sua proposta orientata alla tolleranza zero contro l’immigrazione clandestina e criticato i 200mila manifestanti che il 2 febbraio scorso hanno sfilato a Berlino contro la convergenza tra popolari e estrema destra, chiudendo al contempo a qualsiasi ipotesi di governo in alleanza con l’Afd. La mossa del candidato cancelliere è chiara: posizionare l’Unione, storicamente baricentro della politica tedesca, su posizioni più nette sul tema dei migranti, per riconquistare parte degli elettori passati all’ultradestra a causa dell’allarme su sicurezza e immigrazione, e battere l’Afd sul campo oggi per poterla depotenziare come opposizione al suo governo domani. Un calcolo politico oltremodo rischioso che minaccia di mettere a repentaglio le ambizioni del 71enne di ottenere il cancellierato. La rischiosa sfida di Merz e Afd Parlando al congresso della Cdu, l’ex compagno di partito di Angela Merkel ed ex top manager di BlackRock ha detto che "Afd si oppone a tutto ciò che il nostro Paese e il nostro partito hanno costruito negli ultimi anni e decenni" e che il partito di Alice Weidel "è il nostro avversario più importante in questa campagna elettorale. Vogliamo renderlo piccolo, vogliamo renderlo una nota a piè di pagina". "Non lavoreremo con Alternative für Deutschland , né prima [delle elezioni, ndr] né dopo, mai", ha aggiunto il deputato del Nord Reno-Vestfalia. Rispondendo alle critiche del socialdemocratico Rolf Mützenich, che lo ha accusato di aprire "le porte dell'inferno" rompendo il cordone sanitario attorno all'Afd, Merz ha sottolineato la paternità della Cdu di tutte le proposte sul controllo dei confini, l'aumento della polizia nella supervisione sui migranti e la stretta sul diritto d'asilo, aggiungendo che il suo obiettivo era vederle approvate, non scegliere chi le avrebbe sostenute al Bundestag. In seno alla Cdu Merz e le sue proposte godono di grande consenso, ed è comune l’idea che sfidare l’estrema destra sul suo terreno possa portare risultati positivi. Ma questo rischia di pregiudicare le possibilità della Cdu di riconquistare la cancelleria federale dopo il voto del 23 febbraio, per due ordini di ragioni. Merz mette a rischio la corsa della Cdu alla cancelleria? In primo luogo, non è scontato che sdoganare i temi più cari all’Afd e, soprattutto, i toni duri con cui essi sono approcciati dai nazionalisti possa finire per far perdere consensi all’ultradestra, oggi al record storico nei sondaggi (23% contro il 29% della Cdu. Dall’Olanda all’Austria, sono diversi i casi in Europa in cui le forze tradizionali di stampo popolare o liberal-conservatrice hanno cercato di fare loro i temi della destra radicale su sicurezza, immigrazione, ordine pubblico finendo, a conti fatti, per dilatarne i consensi. Il risultato? Il Partito della Libertà olandese, guidato da Gert Wilders, è forza dominante nella coalizione di governo a Amsterdam, l’omonima formazione austriaca di estrema destra guidata da Herbert Kickl ha ricevuto l’incarico di guidare il nuovo esecutivo. In Germania un governo a guida Afd è un’ipotesi per ora impossibile, ma sul medio periodo non è da escludere che la formazione di Weidel diventi competitiva per il ruolo di primo partito. Come nota Politico.eu, “Mentre i partiti tradizionali vacillano nei loro sforzi per isolare quelli di estrema destra emergenti in tutta Europa, Merz ha fatto un calcolo rischioso: convincere gli elettori tedeschi che lui e i suoi conservatori intendono seriamente reprimere l'immigrazione è più importante che mantenere la rigida quarantena all'estrema destra”. Un calcolo che potrebbe produrre effetti controintuitivi, sdoganando ulteriormente i sovranisti. Di questo è convinta Weidel, secondo cui la bocciatura al Bundestag della proposta di Merz dimostra che “ci può essere un'inversione di tendenza sull'immigrazione e un vero cambiamento politico solo con un governo Afd”. In secondo luogo, qualora i sondaggi venissero confermati e la Cdu vincesse le elezioni conquistando poco meno di un terzo dei suffragi la sterzata a destra di Merz potrebbe complicare la sua ascesa alla cancelleria federale. I dubbi di Verdi e Spd sul sostegno al leader Cdu Dando per assodata l’ipotesi dell’esclusione di Afd dal governo, servirà formare un governo di coalizione con forze centriste o progressiste: la Cdu preferirebbe un’alleanza con i Liberali , che sono però a rischio di non superare la soglia di sbarramento del 5% al voto del 23 febbraio. Realisticamente, la Cdu dovrà negoziare con la Spd di Scholz o i Verdi un accordo di governo. Da un lato, bisognerà capire su che basi potrebbe nascere un esecutivo di questo tipo. Dall’altro, anche se una quadra si trovasse, andrà valutata la volontà dei partiti di accettare l’investitura a cancelliere di Merz. Di quest’ultimo il leader dei Verdi e vicecancelliere uscente Robert Habeck dice che “si è squalificato” dalla corsa alla guida del governo con l’apertura indiretta a Afd. Ancora più tranchant Scholz, secondo cui di Merz “non ci si può fidare”. Insomma, Merz sceglie la linea dura ma rischia di finire tra l’incudine e il martello. Da qui al 23 febbraio governo uscente e sovranisti saranno uniti da una sola cosa: gli attacchi e la volontà di ridimensionare il favorito delle urne che giorno dopo giorno vede le sue aspirazioni alla guida del governo sempre più in bilico.

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