Cosa aspettarsi dal dipartimento Doge in mano a Elon Musk

Di sante alleanze tra il mondo imprenditoriale e quello della politica se ne vedono da sempre, ma con le ultime elezioni presidenziali degli Stati Uniti il paradigma ha fatto un colossale balzo in avanti: mai prima d’ora un leader del settore tecnologico si era speso in prima persona in modo così diretto, profondo e reiterano come Elon Musk ha fatto con Donald Trump, il 47esimo presidente americano in procinto di giurare sulla Costituzione di cui aveva disatteso i precetti appena quattro anni fa, non riconoscendo la vittoria di Joe Biden. Musk spende parole di elogio per il tycoon newyorkese da tempo, ma la sua attività di supporto dell’allora candidato presidente ha subito un’accelerazione il 13 luglio dell’anno scorso, quando Trump è rimasto vittima di un’attentato con arma da fuoco a un comizio nella periferia di Butler, in Pennsylvania e Musk ha pubblicato un tweet in cui dichiarava di sostenerlo «completamente». I preparativi per il cambio di casacca del fondatore di Tesla e SpaceX, che nel 2020 aveva sostenuto Biden, risalgono in realtà a febbraio, quando per la prima volta in un’occasione pubblica – un ritrovo di strateghi politici nel giardino della villa del proprietario dei fast food Wendy’s, Nelson Peltz – ha perorato in modo convinto la candidatura di Trump. L’oggi presidente eletto ha saputo ricompensare il suo nuovo, prezioso alleato con la creazione di una nuova costola governativa ad hoc: il DOGE, acronimo di Department of Government Efficiency, «dipartimento dell’efficienza governativa», ha un nome che strizza l‘occhio alla criptovaluta preferita di Musk, il Dogecoin, e al suo cane-meme ispiratore, e l’obiettivo dichiarato di combattere gli sprechi di denaro pubblico americano. Sull’onda di un sentire conservatore in economia che a latitudini più meridionali ha incoronato il presidente argentino Javier Milei, Musk e il suo collega miliardario Vivek Ramaswamy sono stati annunciati da Trump a novembre come responsabili della task force che si propone di sfoltire le spese del settore pubblico d’oltreoceano, facendo risparmiare denaro allo Stato. In realtà, per cominciare, parlare di «Dipartimento» è fuorviante: il DOGE non sarà – né potrà essere – un’agenzia federale tout court, ma lavorerà piuttosto come un organo consultivo affiancato agli apparati di Washington. Il suo funzionamento preciso è però ancora ammantato di dubbi e una certa dose di mistero: Musk e Ramaswamy hanno scritto in un op-ed sul Wall Street Journal che «il DOGE presenterà un elenco di norme al presidente Trump, il quale potrà, mediante azione esecutiva, sospendere immediatamente la loro l'applicazione e avviare il processo di revisione e annullamento». La burocrazia federale di Washington, continua il duo di imprenditore, rappresenta «una minaccia esistenziale per la nostra repubblica», spiegando che «non taglieremo nastri: taglieremo e basta». Di sicuro, in effetti, per ora c’è che le raccomandazioni che arriveranno dal DOGE riguarderanno tagli lineari nel settore pubblico, in quegli ambiti che l’organo indicherà come segnati dagli sprechi, licenziamento di dipendenti pubblici e addirittura intentate chiusure di intere agenzie governative (lo stesso Ramaswamy, da candidato presidente all’ultima tornata elettorale, l’anno scorso aveva proposto di fare a meno del Dipartimento dell’Istruzione, dell’FBI e dell’IRS, l’agenzia delle entrate americana. Musk ha condito la nascita della pseudo-branca governativa con la meno allettante delle offerte, spiegando che DOGE cerca le menti più brillanti dell’efficientamento economico, ma che «la retribuzione sarà pari a zero», a fronte di settimane lavorative da 80 ore di intenso taglio di spese. In ogni caso, la data di fine del progetto è già segnata: 4 luglio 2026. «Un governo più ristretto, con più efficienza e meno burocrazia, sarà il regalo perfetto per l'America nel 250° anniversario della Dichiarazione di Indipendenza», ha chiosato Trump durante l’annuncio della sua investitura dell’iniziativa: non è detto però che DOGE, al di là del meme, riesca nei suoi intenti dichiarati.

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