Il leader siriano Abu Mohammed al Jolani si è espresso così nella visita del 31 dicembre con Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa. Il loro incontro a Damasco è raccontato dallo stesso Faltas sulle pagine dell'Osservatore Romano
Il mondo cristiano è stato al centro della conversazione tra il nuovo leader siriano Abu Mohammed al Jolani e Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa. "Non considero i siriani cristiani una minoranza ma una parte integrante e importante della storia del popolo siriano", ha detto al Jolani durante il loro incontro avvenuto il 31 dicembre a Damasco, il cui resoconto è stato pubblicato sulle pagine dell'Osservatore Romano. Jolani, come ha raccontato lo stesso Faltas al quotidiano, ha anche colto l'occasione per esprimere "innanzitutto grande ammirazione, stima e rispetto per Papa Francesco" che Jolani ha definito "uomo di pace. "Ho apprezzato i suoi appelli e le sue azioni a favore della pace e dei popoli in difficoltà".
Faltas: Jolani "disponibile ad un dialogo aperto e diretto"
"Stiamo lavorando per l'unità e la pace. È la nostra ferma volontà. Ci vorrà del tempo ma sono sicuro che arriveremo a dare una stabilità politica e sociale alla Siria", ha aggiunto Jolani che Faltas definisce "disponibile ad un dialogo aperto e diretto". Nel lungo reportage sul suo viaggio a Damasco, Idlib e Aleppo, il vicario ha poi chiesto a Jolani quale sarà il futuro dei tanti siriani fuggiti dalla guerra, tra cui moltissimi cristiani. "Stiamo lavorando per riportare in patria chi ha dovuto lasciare la Siria. È nostra intenzione — ha risposto - riportare i siriani espatriati alle loro case e i cristiani siriani ritorneranno a vivere e a professare la loro fede in Siria". Riguardo alla situazione sociale che ha trovato al suo arrivo a Damasco, Jolani ha detto che "per anni il popolo siriano ha dovuto subire le conseguenze di una corruzione diffusa a vari livelli. Mancavano i servizi essenziali alla vita della maggioranza delle persone, mancava ogni visione di sviluppo e di crescita per il Paese. I dissidenti venivano arrestati e, nel peggiore dei casi, eliminati. Abbiamo visitato prigioni che non avevano niente di umano. Il territorio siriano, ricco di storia e civiltà millenaria, è stato quasi completamente distrutto. La divisione fra le persone ha portato a conflitti e a spaccature".